martedì 17 giugno 2008

In attesa del DPEF! La Scuola attende...


La ministra Gelmini ha parlato di nuovi fondi stanziati dal Governo per la Scuola. Come scrive Marina Boscaino su l'Unità del 17/06/2008, si può crederle, intanto, ma attendendo la prova dei fatti: il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria che sta per uscire. Vedremo quali sono i fondi che il governo intende stanziare per la scuola e si potrà così capire se quanto affermato dalla ministra é frutto di accordi precisi o se si tratta, come spesso accade, di cose dette che, solo per questo, "diventano verità"; in altre parole, se si tratta di una trovata mediatica. È vero che l’adeguamento degli stipendi degli insegnanti ai parametri Ocse è stato un cavallo di battaglia anche dei precedenti ministri, ma proviamo a credere che Gelmini, coadiuvata dal collega Brunetta, si stupisca che noi insegnanti italiani abbiamo stipendi così basssi. Ci hanno detto (ma lo sapevamo), che gli insegnanti tedeschi guadagnano 20 mila euro più di noi, i finlandesi 16 mila; e che la media Ocse è superiore ai 40 mila euro l’anno. E ce lo rammentano, Brunetta e Gelmini, enfatizzando l’ingiustizia perpetrata da una simile condizione. Che questa volta, alle parole seguano i fatti? Gelmini ha cercato di rassicurare più volte sul fatto che non proporrà l’ennesima riforma: non è improbabile, dal momento che le riforme, dal punto di vista legislativo, passeranno attraverso altri canali e altre proposte (Brunetta, Aprea) e, dal punto di vista della logica comune e del consenso, attraverso i “poteri forti” dell’informazione, che plaudono alle parole della ministra, e non solo), alla “lotta al fannullone” e alla soluzione della carota e del bastone. Il riferimento più recente è all' articolo di Francesco Giavazzi (riportato in questo blog in un precedente post del 16 giugno), apparso qualche giorno fa sul Corriere della Sera, che ha suscitato un ampio dibattito proponendo l’abolizione dei concorsi nazionali. Per analizzare con serenità le parole della Gelmini c’è, però, qualche domanda alla quale il ministro dell’Istruzione deve ancora rispondere: innanzitutto la previsione economica. Ma anche la sorte dei "precari, il cui numero e le cui condizioni esistenziali e professionali sono tali da non poter continuare ad essere ignorate da un governo che sostiene di voler investire sulla scuola". Giavazzi ci spiega che «stabilizzare 50.000 insegnanti precari è un errore che potrebbe avere conseguenze irreparabili sulla scuola»: ma la politica dei figli e figliastri non preclude a un buon inizio. Il diritto di precedenza per molti di coloro che da anni sostano nella scuola senza garanzie è una priorità. Inoltre, occorre individuare un sistema di valutazione oggettivo che deve tener conto di un insieme di variabili tale da non essere affidato all'improvvisazione, a soluzioni dilettantistiche, dirigistiche, autoritarie, muscolari.
La ministra ricordi, poi, che il terzo punto del suo "programma", l'autonomia - dopo il merito e la valutazione - è stata istituita allo scopo di promuovere la capacità di sviluppo, ricerca e sperimentazione dei singoli istituti e non lo svincolamento da condizioni nazionali del sistema dell'istruzione (un elemento di garanzia civile), né la trasformazione delle scuole in enti in concorrenza mercantile, come sostenuto anche da Giavazzi.

Nessun commento: