Le prime reazioni alla notizia della firma del decreto per le immissioni in ruolo di 25.000 docenti e di 7.000 Ata (a fronte di un provvedimento dell'ex ministro Fioroni che ne prevedeva 60.000, 50.000 docenti e 10.000 Ata, non sono favorevoli. Soprattutto i sindacati lamentano una politica di tagli a carico di una categoria debole e poco tutelata come quella dei "precari storici" che stazionano da anni nelle famigerate "graduatorie a esaurimento". Tali liste sono formate da oltre 300.000 docenti che hanno superato concorsi ordinari, concorsi riservati, che hanno fatto la Scuola di specializzazione (la SSIS) e che hanno un'esperienza di insegnamento ormai più che decennale.
La notizia del decreto era ciò che si aspettava da mesi e i precari, a questo punto, avevano quasi perso le speranze. Resta però l'amaro in bocca di un'occasione persa. Il provvedimento viene annunciato dallo stesso ministero dell'Istruzione con un laconico comunicato che lascia scontenti i sindacati e quanti pensavano a un contingente di immissioni in ruolo ben più cospicuo. Erano infatti 60 mila le assunzioni che tutti si aspettavano: 50 mila docenti e 10 mila Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). Secondo quanto fanno capire da viale Trastevere la scuola non poteva permettersi di più. Distanti le posizioni dei sindacati per i quali "non si è fatto abbastanza". Il segretario nazionale della Cisl scuola definisce la mossa del ministro Gelmini come "infondata logica del risparmio" e parla di una notizia buona e di una cattiva: "La notizia buona - spiega - è che a questa categoria di lavoratori della scuola viene riconosciuto il diritto alla stabilità e alla sicurezza: è così respinta la posizione di quanti volevano la rottamazione di tanti che nella scuola hanno lavorato e continuano a lavorare per garantire un buon servizio". Ma "le assunzioni ora determinate coprono solo in parte il fabbisogno e sono inferiori a quanto già previsto dal piano triennale". Per il leader della Cisl "prevale ancora una infondata logica del risparmio in quanto i posti ancora vacanti saranno comunque coperti con personale assunto a tempo determinato pagato quanto quello di ruolo e, parità di costi, avremo condizioni di instabilità del lavoro che non garantiranno la prima condizione necessaria per sostenere l'efficacia e l'efficienza del sistema di istruzione". D'accordo con Scrima è Rino Di Meglio della Gilda degli insegnanti che parla di "immissioni in ruolo scarse e ancora troppi precari". Una consistente fetta dei posti che nelle prossime settimane gli Uffici periferici del ministero (Uffici scolastici provinciali e Uffici scolastici regionali) assegneranno ai precari andranno a coprire i vuoti esistenti nelle scuole delle regioni del Centro-nord. Il numero delle immissioni in ruolo, infatti, è commisurato alle disponibilità di posti "dopo le operazioni di mobilità" (i trasferimenti, soprattutto) che al Sud scarseggiano. La mappa con i contingenti delle assunzioni per ogni provincia verrà comunicata nei prossimi giorni.
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