lunedì 12 maggio 2008

Marco Travaglio: le scomode verità!

Su Micromega, con il titolo "Il Regime contro la libera informazione. Siamo tutti Marco Travaglio (se siamo ancora democratici)", Paolo Flores d’Arcais commenta ciò che é avvenuto dopo la puntata di "Che tempo che fa" di sabato scorso. Per chi non l'avesse vista, sinteticamente, ricordo che Marco Travaglio, intervistato da Fazio sul suo ultimo libro "Se li conosci li eviti", ha affermato senza giri di parole, che la seconda carica dello Stato (Schifani, Presidente del Senato), ha avuto rapporti "stretti" con mafiosi (condannati). Il giorno dopo l'intervista, un coro bipartisan (destra e sinistra parlamentare, con l'unica eccezione di Di Pietro, Idv) si é levato per porgere le scuse al "grande offeso". Lo stesso Schifani, in un'intervista "riparatoria" fatta dal TG1, ha sfoggiato un tono staccato e di "superiore" benevolenza, accusando il suo detrattore di "voler minare il dialogo" (ma il dialogo non dovrebbe costruirsi sulla verità e l'onestà, anche intellettuale?), che ha caratterizzato, a detta di Schifani, l'inizio della legislatura.
Ma ecco l'articolo di Flores d'Arcais:

"A occhio e croce perfino Anna Finocchiaro, da giovane, per via di frequentazioni comuniste, dovrebbe aver letto Antonio Gramsci. E se non lo ha letto non ha potuto fare a meno di inciampare sulla frase più famosa del leader antifascista, citata infinite volte in ogni contesto: la verità è rivoluzionaria. Del resto, i grandi dissidenti dell’est hanno sempre caratterizzato il regime del totalitarismo sovietico e dei suoi satelliti come i paesi della menzogna dispiegata. E Hannah Arendt, che di totalitarismi qualcosa capiva, ha insistito incessantemente che per una democrazia la minaccia e il rischio totalitario cominciano quando governo e politici negano le “modeste verità di fatto”. Ora, quello che colpisce nel “caso Travaglio”, o almeno dovrebbe se nel nostro sciagurato belpaese fossero ancora attivi anticorpi di elementare democraticità, è che nessuno fin qui ha messo in discussione la realtà delle “modeste verità di fatto” puntualmente ricordate da Marco Travaglio. L’alluvione di attacchi, vaderetro e altre contumelie utilizza ogni arma della più vieta retorica, ma il servo vituperio tace fragorosamente sull’unica questione che conti: lo statuto verità/falsità di quanto Travaglio, da modesto cronista quale si presenta e rivendica, ha puntualmente riferito. Nel variopinto sabba delle scuse che tutti si sentono in dovere di sciorinare per l’indicibile che Travaglio, da giornalista-giornalista, ha invece detto, pesa come un macigno l’unica scusa che latita: quella verso le “modeste verità di fatto”, degradate a opinioni, secondo un rituale antidemocratico che è già fuga dalla libertà e fuga dal giornalismo. Che è già e più che mai REGIME. Aspettiamo perciò che qualche voce non isolata e se possibile autorevole, dia voce ai principi elementari della democrazia. E’ vero che il coraggio, chi non l'ha, non se lo può dare, ma è ancora più vero che chi tace, di fronte a casi tanto gravi, incoraggia future censure e getta la sua pietra, o foss’anche il suo sassolino, nel linciaggio contro le libertà liberali" .

Guarda il video dell'intervento di Marco Travaglio a "Che tempo che fa" del 10/5/2008

Leggi la scheda, tratta dal libro di Travaglio e Gomez, sul Presidente del Senato, Schifani:
http://ia360918.us.archive.org/1/items/RenatoSchifani/Schifani.pdf

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