Su MicroMega del 21/05, ho letto un interessante articolo di Cinzia Sciuto che é andata a curiosare tra i testi in vendita in una libreria in Piazza San Pietro. Vi ha trovato una "istruttiva" pubblicazione (La donna cristiana di Dag Tessore), sul tema della emancipazione femminile e, più in generale su posizioni ritenute di stampo misogino di alcuni Padri della Chiesa. In questo libro, tali posizioni sono rivalutate e considerate con una sorta di benevolenza che le riabilita e le riaccredita come prospettive utilizzabili per una nuova visione della figura e del ruolo della donna nella società.
In altri termini, pare che ad alcuni esponenti del pensiero cattolico, quello più integralista, non vada bene che si attribuisca il primato di certe posizioni sulle donne all'Islam e ne rivendicano l'origine. Ecco l'articolo:
"Ogni tanto è utile fare un giro nelle librerie cattoliche. Così, per vedere un po' che aria tira. Mi è di recente capitato di andare alla Libreria editrice vaticana, che si trova proprio dentro piazza San Pietro, ai piedi della Basilica, e, tra codici di diritto canonico, edizioni della Bibbia ed encicliche varie, mi colpisce la copertina di un libro: su fondo bianco, risalta il volto di una donna, coperto alla maniera che siamo abituati a chiamare "islamica", con un velo nero che lascia scoperti solo gli occhi. Io, da ingenua illuminista quale sono, tenacemente convinta che il genere umano sia sempre in progresso verso il meglio, penso subito a un qualche testo di un qualche cattolico "illuminato" contro questi musulmani oscurantisti e reazionari, e vado con gli occhi a cercare il titolo: "La donna cristiana". Ancora mi ostino a non capire e leggo il risvolto di copertina:"La parità di diritti tra i due sessi, la libertà della donna di lavorare fuori casa e di vestirsi come vuole sono dati ormai del tutto scontati e indiscussi, talmente radicati da escludere qualsiasi voce di dissenso. A pensarla diversamente possono essere solo gli ambienti del fondamentalismo islamico “fanatico”; oppure possono essere i Padri della Chiesa che, come si ritiene oggi, non avevano ancora sviluppato la consapevolezza della vera dignità della donna. Ebbene, questo libro si presenta come una voce di dissenso, anzi come un totale ribaltamento di prospettiva: non più dare per scontato che l’emancipazione femminile sia una conquista della civiltà, bensì ripensare la questione, tornando ad ascoltare la voce proprio di coloro (i Padri della Chiesa) che furono i più tenaci sostenitori della concezione patriarcale: si propone cioè di capire le ragioni di chi non la pensa come noi. Si offre al lettore la possibilità di accostarsi alla presunta “misoginia” dei Padri non con i soliti schemi mentali di oggi, per i quali “sottomissione”, “clausura”, “velo”, “obbedienza al marito” sono cose necessariamente negative, ma con uno spirito di umiltà e di rispetto, per verificare se forse esista una libertà della donna che non sia solo quella di lavorare e guadagnare soldi, e se esista una dignità che possa esprimersi anche nell’essere pudica, portare il velo e dedicarsi alla famiglia. Utile strumento di studio per l’ampia e dettagliata documentazione che offre, basata rigorosamente sui testi biblici e patristici, questo libro offre al contempo un grande affresco di una società alternativa (dove, paradossalmente, il modello cristiano delle origini si rivela più vicino all’Islam fondamentalista odierno che all’Europa “cristiana”); diventa un itinerario spirituale per riscoprire i valori della pazienza, della libertà interiore, della povertà e dell’abbandono a Dio; diventa, infine, un’occasione per rimettere in discussione, secondo una prospettiva genuinamente cristiana, gli “assiomi” della società occidentale moderna (emancipazione femminile, benessere, diritti umani…) e volgere il nostro sguardo a vedere che esistono modi diversi di concepire la vita, modi diversi di intendere la dignità femminile”.E non si può certo dire che nella Libreria editrice vaticana si trovi di tutto. I libri esposti (e questo era in bella posizione, nient'affatto nascosto) sono accuratamente selezionati. Non ho visto negli scaffali, per esempio, “Viaggio nel silenzio”, l'inchiesta sui preti pedofili di Vania Lucia Gaito (ed. Chiarelettere). Ed inutile sarebbe stato cercare autori “laicisti” come Viano, Giorello, Flores d'Arcais (neanche quando dialoga con Angelo Scola... ma magari mi è sfuggito), Pievani, Rusconi, Dawkins e via dicendo. Un posto invece per un tale Dag Tessore che riabilita la misoginia “presunta” dei Padri della Chiesa e rivendica “modi diversi di intendere la dignità femminile”, soprattutto se coperta da un velo, sottomessa e obbediente al marito, si trova sempre. Meno male che stavolta non c'è bisogno di noi laicisti a sottolineare l'affinità di certe posizioni cattoliche integraliste con l'islam più radicale: è lo stesso autore a riconoscerla, e anzi quasi con un pizzico di fastidio. Come a dire: ci stiamo facendo fregare dai musulmani".
"Ogni tanto è utile fare un giro nelle librerie cattoliche. Così, per vedere un po' che aria tira. Mi è di recente capitato di andare alla Libreria editrice vaticana, che si trova proprio dentro piazza San Pietro, ai piedi della Basilica, e, tra codici di diritto canonico, edizioni della Bibbia ed encicliche varie, mi colpisce la copertina di un libro: su fondo bianco, risalta il volto di una donna, coperto alla maniera che siamo abituati a chiamare "islamica", con un velo nero che lascia scoperti solo gli occhi. Io, da ingenua illuminista quale sono, tenacemente convinta che il genere umano sia sempre in progresso verso il meglio, penso subito a un qualche testo di un qualche cattolico "illuminato" contro questi musulmani oscurantisti e reazionari, e vado con gli occhi a cercare il titolo: "La donna cristiana". Ancora mi ostino a non capire e leggo il risvolto di copertina:"La parità di diritti tra i due sessi, la libertà della donna di lavorare fuori casa e di vestirsi come vuole sono dati ormai del tutto scontati e indiscussi, talmente radicati da escludere qualsiasi voce di dissenso. A pensarla diversamente possono essere solo gli ambienti del fondamentalismo islamico “fanatico”; oppure possono essere i Padri della Chiesa che, come si ritiene oggi, non avevano ancora sviluppato la consapevolezza della vera dignità della donna. Ebbene, questo libro si presenta come una voce di dissenso, anzi come un totale ribaltamento di prospettiva: non più dare per scontato che l’emancipazione femminile sia una conquista della civiltà, bensì ripensare la questione, tornando ad ascoltare la voce proprio di coloro (i Padri della Chiesa) che furono i più tenaci sostenitori della concezione patriarcale: si propone cioè di capire le ragioni di chi non la pensa come noi. Si offre al lettore la possibilità di accostarsi alla presunta “misoginia” dei Padri non con i soliti schemi mentali di oggi, per i quali “sottomissione”, “clausura”, “velo”, “obbedienza al marito” sono cose necessariamente negative, ma con uno spirito di umiltà e di rispetto, per verificare se forse esista una libertà della donna che non sia solo quella di lavorare e guadagnare soldi, e se esista una dignità che possa esprimersi anche nell’essere pudica, portare il velo e dedicarsi alla famiglia. Utile strumento di studio per l’ampia e dettagliata documentazione che offre, basata rigorosamente sui testi biblici e patristici, questo libro offre al contempo un grande affresco di una società alternativa (dove, paradossalmente, il modello cristiano delle origini si rivela più vicino all’Islam fondamentalista odierno che all’Europa “cristiana”); diventa un itinerario spirituale per riscoprire i valori della pazienza, della libertà interiore, della povertà e dell’abbandono a Dio; diventa, infine, un’occasione per rimettere in discussione, secondo una prospettiva genuinamente cristiana, gli “assiomi” della società occidentale moderna (emancipazione femminile, benessere, diritti umani…) e volgere il nostro sguardo a vedere che esistono modi diversi di concepire la vita, modi diversi di intendere la dignità femminile”.E non si può certo dire che nella Libreria editrice vaticana si trovi di tutto. I libri esposti (e questo era in bella posizione, nient'affatto nascosto) sono accuratamente selezionati. Non ho visto negli scaffali, per esempio, “Viaggio nel silenzio”, l'inchiesta sui preti pedofili di Vania Lucia Gaito (ed. Chiarelettere). Ed inutile sarebbe stato cercare autori “laicisti” come Viano, Giorello, Flores d'Arcais (neanche quando dialoga con Angelo Scola... ma magari mi è sfuggito), Pievani, Rusconi, Dawkins e via dicendo. Un posto invece per un tale Dag Tessore che riabilita la misoginia “presunta” dei Padri della Chiesa e rivendica “modi diversi di intendere la dignità femminile”, soprattutto se coperta da un velo, sottomessa e obbediente al marito, si trova sempre. Meno male che stavolta non c'è bisogno di noi laicisti a sottolineare l'affinità di certe posizioni cattoliche integraliste con l'islam più radicale: è lo stesso autore a riconoscerla, e anzi quasi con un pizzico di fastidio. Come a dire: ci stiamo facendo fregare dai musulmani".
1 commento:
Gentile Antonella Cabriolu,
tanto per cominciare, Dag Tessore non è un tale. Non è per il rapporto di amicizia che ci lega ormai da oltre 10 anni che sono voluto intervenire, ma perché si faccia chiarezza, si parli chiaro, cosa che Dag ha sempre fatto con coraggio.
Innanzitutto non è il primo bacchettone che si alza la mattina e scrive un libro nella speranza di ricevere il plauso dal Vaticano. Dag sa quello che scrive, è uno STORICO preparatissimo, non è un caso se Franco Cardini, in passato, ha omaggiato i suoi libri con le sue quotatissime prefazioni. E' bastata un semplice telefonata (ero presente) per convincerlo ad 'aprire' Mistica della Guerra.
In secondo luogo, la cultura di Dag è sublimata dalle sue capacità linguistiche fuori dal comune. Qualche esempio? L'ho visto con i miei occhi (e ascoltato, chiaramente) parlare correntemente in cinese con un ragazzo di Shangay 7 anni fa (e, resosi conto di padroneggiare ancora la lingua ha accettato l'offerta di insegnare cinese a Terni presso uno degli istituti privati più prestigiosi, quello della pubblicità, per intenderci). Al ginnasio, a Rieti, Dag prendeva gli appunti in arabo, lo seppi dalla prof che avevamo in comune, e gli arabi che lo hanno sentito citare a memoria le sure del Corano si sono congratulati con lui pubblicamente. Al liceo, prima di partire per i suoi viaggi studio in Cina, era in grado di decifrare geroglifici egizi; gli sono bastati pochi giorni di permanenza alle isole di Capo Verde per padroneggiare il portoghese; l'ho visto tradurre all'impronta dal greco moderno; dopo 2 settimane di studi era in grado di tradurre dal siriaco... devo andare oltre?
Dag si è laureato in lingue e letterature orientali all'Università “La Saoienza” di Roma e conosce bene la storia dell'Islam, ho partecipato ai suoi incontri “Capire l'Islam” tenuti a Rieti, ho visto insegnanti di religione scagliarsi contro di lui perché osava fare paragoni tra la religione vera e quella che consideravano, senza avere il coraggio di definirla tale, una lurida bestemmia o, nella migliore delle ipotesi, un vile adattamento della dottrina cristiana. Ero presente anche ai corsi di aggiornamento per insegnanti delle medie degli Abruzzi tenuti a Montesilvano, Pescara nel 2000, durnte i quali ha semplicemente e candidamente descritto la dottrina islamica, depurandola dei luoghi comuni dettati da secoli di odio o dall'ignoranza. Dag ha sempre riconosciuto che nel Corano non è esplicitato l'obbligo di portare il velo e, piuttosto, è nella tradizione cattolica che, almeno fino ad un secolo fa, le donne erano moralmente tenute a farlo. Ed ho sentito i commenti (tutti sottovoce, ovviamente): “Che ci vuole far credere, che sono come noi?” “Ma da dove viene da La Mecca?” “Ma che stiamo in moschea?” e così via. La moglie di Dag, che conosco da almeno 7 anni, non è una succube sottomessa, ma una intelligente, dolce, gentile ragazza laureata in inglese e portoghese.
Inoltre, Dag non ha ammesso con fastidio la vicinanza alle posizioni integraliste musulmane, tutt'altro, ha solo cercato di fare in modo che emergesse la CHIAREZZA. Se i padri della chiesa sostenevano quelle cose e la dottrina cattolica mette sullo stesso piano San Paolo e i vangeli, perché negarlo? La chiesa di Roma non è cristiana ma cattolica, da Nicea 325 in poi ci sono stati tanti concili nel corso dei quali i teologi (o sedicenti tali) hanno costruito la dottrina attuale. Decine di dottrine sono state condannate come eretiche, uomini mandati al rogo insieme ai loro libri e così via. Alla chiesa di oggi importa fino ad un certo punto ciò che diceva Gesù, è più importante, paradossalmente, l'interpretazione dei padri della chiesa. Ricorda quanto si sforzò Lutero nel tentativo di trovare una posizione nei confronti dell'autorità costituita? E' un po' come nella formazione del diritto, lex posterior abrogat etc. non alla lettera, certo, ma la chiesa ha deciso una gerarchia degli stessi autori e pensatori, ponendo quelli che oggi chiamiamo misogeni al vertice.
Ricordo bene quando mi raccontava dei suoi vani tentativi di confrontarsi con vescovi e teologi, di avere un contraddittorio proprio su quest'argomento, invano, dato che tutti si trinceravano dietro un comodo e strategico “non conosco l'argomento”!!! Parliamo di almeno 5 anni fa, dato che in quel periodo Dag ha scritto la bozza di questo libro e ricordo (ma non posso nominare) le case editrici che si sono dette entusiaste di pubblicarlo... salvo poi rimangiarsi tutto senza curarsi troppo di spiegare i motivi. Pensate che nel 2004 stava per essere pubblicato negli Usa, in inglese, prima ancora che uscisse in Italia, ma anche in quell'occasione qualcosa è andato storto...
Negli ultimi anni, dopo le scandalose conferenze in cui il blasfemo Tessore ha preteso di mettere sullo stesso piano le religioni rivelate (o sedicenti tali), la chiesa ha iniziato a boicottarlo, a scrivere pessime recensioni sui suoi convegni guardandosi bene dal parteciparvi però!
Fermarsi alla superficie delle cose non permette di capirle, né di analizzarle obiettivamente, una foto, la terza di copertina, capisco che possano ingannare, ma rifletta un attimo. Cosa dice la chiesa oggi a proposito della donna? Cosa dice attraverso i canali ufficiali? Cosa proibisce con tanta rabbia e accanimento? Attualmente risiedo a Pisa e proprio qui sono partite le prime denunce contro medici obiettori che si sono rifiutati di prescrivere la pillola. Personalmente ho fatto fuoco e fiamme sentendo Ratzinger chiedere finanziamenti per le scuole cattoliche che, immagino, non siano proprio a buon mercato, ma non facciamo come un mio ex collega di scienze politiche che, non sapendo cosa rispondere ad un ciellino gli ha sputato in faccia trasformandolo in martire della fede (anche in questo caso ero presente).
Dag Tessore non è un eretico né un invasato (non ha mai provato a riportarmi sulla retta via) non è nemmeno laico, non ritengo però che sia il caso di fargliene una colpa. Separiamo l'opera dall'autore, anche perché l'autore è' uno studioso serio che non ritiene definitiva una singola riga di ciò che scrive finché non è completamente sicuro. E', soprattutto, uno spirito libero che non accetta censure da nessuno, che si è battuto anni per far pubblicare questo libro, nel quale dice ciò che la chiesa cerca di nascondere da qualche decennio.
Tra il segnalare, l'informare, il rendere note cose oggi non di dominio pubblico e condividerle ce ne passa, non crede? E' a dir poco paradossale che, dopo essere stato boicottato dalla chiesa sia ora tacciato di fanatismo da chi si dice laico, mi fa un po' pensare alla critica di Voltaire ai bollandisti...
Francesco Massena
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