In Italia i professori sono vecchi. Il confronto internazionale ci colloca in coda alla classifica.
Sul quotidiano la Repubblica del 17/05/2008, Salvo Intravaia riferisce e commenta i dati dell'aggiornamento fatto dal Ministero dell'Università sui docenti universitari italiani.
La domanda d'esordio é: "L'Università italiana é da svecchiare?" La risposta appare scontata e, se si volge lo sguardo all'estero, sembra proprio di sì. I nostri docenti universitari sono i più vecchi d'Europa. Il corpo accademico italiano, considerato l'arco temporale dell'ultimo decennio, non è mai stato così anziano come nel 2007. Tra ricercatori (che dovrebbero fare ricerca, teoricamente, ma che in quasi tutte le università tengono in piedi la didattica tenendo la maggior parte dei corsi), professori associati e ordinari, l'età media supera i 51 anni. L'anno scorso, e due anni fa, si era al disotto di questa media (seppure con fatica) e nel 1997 era sotto i 50 anni. Sono i professori ordinari che fanno registrare il record. In Italia, la metà di essi ha superato i 60 anni e quasi 8 docenti su 100 ha almeno 70 anni.
I giovani (intendendo gli under 40) sono l'1,7% e gli under 50 ammontano a meno del 19%. Le cose vanno un po' meglio quando si considerano le età dei professori associati, dove gli ultrasessantenni rappresentano comunque un quarto del totale. E di "giovani" al di sotto dei 40 ce n'é uno su dieci.
I ricercatori, in Italia, rappresentano l'avanguardia della carriera universitaria a tempo indeterminato. Tra di loro ci sono i più giovani in assoluto: gli under 30 sono 2 su 100.
Vanno decisamente meglio le cose con i "giovani" under 40 che rappresentano lo zoccolo duro della ricerca universitaria nazionale: 4 su 10. Ma, per vocazione o per mancanza di "appoggi influenti", anche fra i ricercatori ci sono i decani: il 7% ha oltrepassato i 60 anni e uno su tre ha più di 50 anni.
L'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ci permette, anche se con i dati del 2005, il confronto con le altre realtà europee. L'età media dei nostri professori universitari (compresi i ricercatori, che abbassano la media), che é poco sotto i 51 anni, non trova riscontri all'estero. In Francia l'età media è pari a 45 anni, in Spagna si scende a 44 in Germania e in Portogallo, a 42 anni. In Turchia invece, salgono in cattedra giovanissimi: 38 anni. Basta fissare l'asticella sui 34 anni per comprendere quanto siamo lontani dalle altre realtà europee. Nel nostro Paese, solo 4 docenti universitari su cento hanno meno di 34 anni. La percentuale di giovani schizza letteralmente in su oltralpe (il 21% di under 34 in Francia), Germania (32%) e Finlandia, dove le probabilità di stare "in cattedra" da giovanissimi è alta: 28%. Anche il Regno Unito dà molte chance (il 27% di docenti universitari con meno di 34 anni) ai propri giovani di intraprendere la carriera universitaria. Ma, ancora una volta, il record spetta alla Turchia dove il 41% dei docenti ha meno di 34 anni.
Sul quotidiano la Repubblica del 17/05/2008, Salvo Intravaia riferisce e commenta i dati dell'aggiornamento fatto dal Ministero dell'Università sui docenti universitari italiani.
La domanda d'esordio é: "L'Università italiana é da svecchiare?" La risposta appare scontata e, se si volge lo sguardo all'estero, sembra proprio di sì. I nostri docenti universitari sono i più vecchi d'Europa. Il corpo accademico italiano, considerato l'arco temporale dell'ultimo decennio, non è mai stato così anziano come nel 2007. Tra ricercatori (che dovrebbero fare ricerca, teoricamente, ma che in quasi tutte le università tengono in piedi la didattica tenendo la maggior parte dei corsi), professori associati e ordinari, l'età media supera i 51 anni. L'anno scorso, e due anni fa, si era al disotto di questa media (seppure con fatica) e nel 1997 era sotto i 50 anni. Sono i professori ordinari che fanno registrare il record. In Italia, la metà di essi ha superato i 60 anni e quasi 8 docenti su 100 ha almeno 70 anni.
I giovani (intendendo gli under 40) sono l'1,7% e gli under 50 ammontano a meno del 19%. Le cose vanno un po' meglio quando si considerano le età dei professori associati, dove gli ultrasessantenni rappresentano comunque un quarto del totale. E di "giovani" al di sotto dei 40 ce n'é uno su dieci.
I ricercatori, in Italia, rappresentano l'avanguardia della carriera universitaria a tempo indeterminato. Tra di loro ci sono i più giovani in assoluto: gli under 30 sono 2 su 100.
Vanno decisamente meglio le cose con i "giovani" under 40 che rappresentano lo zoccolo duro della ricerca universitaria nazionale: 4 su 10. Ma, per vocazione o per mancanza di "appoggi influenti", anche fra i ricercatori ci sono i decani: il 7% ha oltrepassato i 60 anni e uno su tre ha più di 50 anni.
L'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ci permette, anche se con i dati del 2005, il confronto con le altre realtà europee. L'età media dei nostri professori universitari (compresi i ricercatori, che abbassano la media), che é poco sotto i 51 anni, non trova riscontri all'estero. In Francia l'età media è pari a 45 anni, in Spagna si scende a 44 in Germania e in Portogallo, a 42 anni. In Turchia invece, salgono in cattedra giovanissimi: 38 anni. Basta fissare l'asticella sui 34 anni per comprendere quanto siamo lontani dalle altre realtà europee. Nel nostro Paese, solo 4 docenti universitari su cento hanno meno di 34 anni. La percentuale di giovani schizza letteralmente in su oltralpe (il 21% di under 34 in Francia), Germania (32%) e Finlandia, dove le probabilità di stare "in cattedra" da giovanissimi è alta: 28%. Anche il Regno Unito dà molte chance (il 27% di docenti universitari con meno di 34 anni) ai propri giovani di intraprendere la carriera universitaria. Ma, ancora una volta, il record spetta alla Turchia dove il 41% dei docenti ha meno di 34 anni.
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