giovedì 1 maggio 2008

Fioroni e il nuovo ministro della Pubblica istruzione.

In un recente articolo, il ministro della Pubblica Istruzione uscente Giuseppe Fioroni fa un appello al senso di responsabilità della scuola, delle famiglie, delle istituzioni, e delle forze politiche e sociali, perché si eviti di "trasformare la scuola in un terreno di scontro".
Fioroni propone alla nuova maggioranza di "individuare alcuni punti fondamentali riguardanti la scuola che possano diventare un patrimonio comune ad entrambi gli schieramenti".
Egli auspica un'intesa (che non significa un inciucio, spiega), che potrebbe essere raggiunta sul metodo, cercando di dare continuità alla linea da lui stesso inaugurata di combattere quella che definisce la "sindrome della riformite", con la quale intende la tendenza patologica del sistema politico a produrre megariforme che poi non riesce né ad attuare nè a implementare. La sua proposta é quella di trovare e condividere obiettivi concreti, come quello di recuperare i debiti scolastici, cercando di migliorare i livelli di apprendimento nelle materie, come la matematica, le scienze, l'italiano, la grammatica, le lingue straniere.
Anche un'intesa sulla valorizzazione del merito, il rafforzamento dell'autonomia delle scuole ("finanziaria e di gestione del personale"), il completamento della parità anche in senso economico e "un nuovo sistema di formazione, reclutamento e carriera dei docenti" che migliori la qualità dell'insegnamento, sono i punti che il ministro uscente, vorrebbe fossero oggetto di una riflessione e un'azione comune.
Da sempre si ribadisce la necessità di non fare della scuola un terreno di scontro di ideologie e di contrapposizioni esclusivamente strumentali. La scuola é, e deve rimanere, un'istituzione che non é di parte: la scuola non é di destra e non é di sinistra. Occorre uno sforzo comune perché si possano attuare le riforme necessarie al miglioramento e al rilancio di una Scuola di qualità e capace di formare, educare e istruire adeguatamente le nuove generazioni. Se questo passa anche dalla continuità dell'azione di un ministro dell'opposizione (non mi riferisco solo all'attuale ministro uscente, ma anche al recupero di proposte avanzate da altri ministri che lo hanno preceduto e che si ritengono importanti nell'ottica del miglioramento), é auspicabile che il nuovo ministro (non importa chi) non si senta nell'obbligo "politico" e strategico di contrassegnare il proprio mandato con elementi di novità e di discontinuità rispetto al suo predecessore, solo per dare un'impronta, strumentalmente, diversa al suo Ministero.

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