venerdì 30 maggio 2008

Debiti scolastici: giugno o agosto (forse settembre)! parte seconda



Come previsto, la questione dei debiti continua a riservare sorprese ma anche incognite che si aggiungono alle difficoltà di far partire, in termini utili, i corsi di recupero estivi. Sembra, ma sono notizie che trapelano in forma ufficiosa che il ministro Gelmini voglia rendere meno rigida la circolare dell'ex ministro Fioroni sui debiti scolastici.


Su la Repubblica.it del 29/05/2008, Salvo Intravaia, in un articolo dal titolo "Debiti, il caso al Consiglio di Stato, fine anno scolastico al cardiopalma", ci informa che la settimana prossima é previsto un incontro in viale Trastevere per "sciogliere il nodo-debiti, anche se in 'zona Cesarini'. Ma ogni decisione é rimandata al pronunciamento del Consiglio di Stato che la prossima settimana potrebbe addirittura annullare la circolare contestata dai Cobas della scuola.
Le agenzie di stampa, riportano che "la Gelmini intenderebbe "ammorbidire" la trafila imposta dal suo predecessore, Giuseppe Fioroni, per il recupero dei debiti".
L'articolo prosegue: "Gli studenti da sempre chiedono l'annullamento del provvedimento. E si è ipotizzato anche di posticipare l'avvio dell'anno scolastico in tutte le regioni al 20 settembre per consentire ai Consigli di classe di effettuare, nelle prime due settimane di settembre, le verifiche sul superamento dei debiti. Ma la strada non appare percorribile perché quella di stabilire il calendario scolastico è una prerogativa delle singole regioni.
Il nuovo inquilino di Palazzo della Minerva vorrebbe salvare "capra e cavoli": obbligare gli alunni a recuperare i debiti entro l'anno e, allo stesso tempo, risolvere le tante situazioni di crisi che si prevedono fra qualche settimana nelle scuole italiane. Mancano le risorse economiche per organizzare corsi di "almeno 15 ore" in tutte le discipline nelle quali lo studente viene "rimandato". Ma non solo. Le scuole devono decidere se svolgere i corsi a giugno, a luglio o ad agosto con i propri insegnanti, interferendo con le ferie dei prof (e delle famiglie), o affidare a docenti esterni il recupero: ipotesi non gradita a studenti e genitori. E ancora. Meglio effettuare le verifiche, e riunire i Consigli di classe per lo scioglimento della riserva, subito dopo i corsi o a fine agosto?

In teoria ci sarebbe la possibilità di spostare tutto a settembre ma si creerebbero problemi sull'organico: senza conoscere il numero dei promossi e dei bocciati, le classi rimarrebbero in forse fino a pochi giorni dall'inizio delle lezioni e bisognerebbe richiamare i docenti in pensione dal primo settembre e quelli trasferiti in un altro istituto per "sciogliere la riserva". Queste sono solo alcune delle difficoltà cui la Gelmini vorrebbe dare una risposta. Ma a una settimana dalla fine delle lezioni il rischio è quello di creare molta confusione. Le prime indiscrezioni indicano che l'orientamento è quello di "una minore rigidità delle regole, fermo restando per gli alunni di certificare il superamento delle insufficienze. Nessun colpo di spugna, insomma. La famigerata circolare 92 dovrebbe essere "ammorbidita" affidando all'autonomia delle scuole la possibilità di gestire il recupero dei ragazzi". Si parla della possibilità di lasciare agli istituti il potere di decidere quanti corsi fare, su quali discipline (solo le più importanti) e per quante ore: anche meno di 15. Modifiche che dovrebbero snellirebbe il lavoro di presidi e docenti. Novità in vista anche sulla scadenza ultima per il recupero che oggi é il 31 agosto o l'inizio dell'anno scolastico: le scuole potrebbero diventare più autonome e salvare l'estate a studenti, genitori e professori. Ma come?
E mentre si aspetta il provvedimento del ministro, la soluzione potrebbe arrivare dalla giustizia amministrativa. Il Consiglio di Stato ha fissato per mercoledì 4 giugno l'udienza sulla richiesta da parte dei Cobas di annullare l'ordinanza 92 e con essa tutta la nuova procedura sul recupero dei debiti scolastici.
Se il tribunale amministrativo accoglierà l'istanza ritornerebbero i "promossi con debito" e, soprattutto, le scuole non avrebbero nessun obbligo di organizzare i corsi estivi. Il portavoce nazionale dei COBAS afferma che "l'OM impone soluzioni del tutto inattuabili e illegittime per il recupero dei "debiti", e si evidenzia che la sospensione della stessa non cagionerebbe alcun inconveniente o alcuna difficoltà organizzativa in ordine allo svolgimento degli esami di maturità".

giovedì 29 maggio 2008

Debiti scolastici: giugno o agosto (forse settembre)!

Su Il Corriere della Sera.it del 29 maggio 2008, un articolo di Giulio Benedetti affronta la questione dei "debiti scolastici" di cui tanto si é parlato e "sparlato" durante questo anno scolastico. Le preoccupazioni non sono ancora terminate e le scuole si ritrovano a dover affrontare una serie di incombenze senza avere le idee ben chiare. I corsi di recupero in itinere sono stati avviati, sono stati conclusi e hanno prodotto qualche risultato (non certo tutto ciò che da essi ci si aspettava!), ma resta l'incognita dei corsi di recupero estivi, della sospensione dell'ammissione alla classe successiva e poi, la "patata bollente" degli esami di verifica finali che dovrebbero sancire il superamento del debito e l'ammissione (sospesa in giugno) alla classe successiva. Alcune scuole hanno scelto di effettuare tali verifiche in agosto, altre in settembre. Ma entrambe le soluzioni presentano degli aspetti problematici: ricomposizione dei Consigli di classe, inizio nuovo anno scolastico, assegnazione incarichi annuali, solo per citarne alcuni. Restiamo in attesa di decisioni ministeriali anche se, come sempre, le scuole hanno già deliberato senza attendere, per non trovarsi impreparate di fronte a questa "novità", giusta nello spirito ma incerta nella sua organizzazione e, soprattutto, nel suo esito.
Il titolo dell'articolo è: "Debiti, scrutini a giugno. E meno ore a scuola. La mossa per evitare i ricorsi da chi verrà respinto a settembre dopo verifiche effettuate fuori tempo massimo"
"Frenetiche consultazioni sono in corso al ministero dell'Istruzione per evitare che la partita dei debiti scolastici, da chiudere entro i primi giorni di settembre, si trasformi in un boomerang. I dirigenti di viale Trastevere stanno mettendo a punto una circolare che, si spera, dovrebbe mettere a posto le cose: via le norme troppo rigide volute dall'ex ministro Fioroni, più autonomia alle scuole. Soprattutto per completare più in fretta il lavoro iniziato e chiudere possibilmente la vicenda a giugno, al massimo entro i primi giorni di luglio, evitando di trascinarla fino a settembre con possibili negative conseguenze sul nuovo anno scolastico. I debiti scolastici potranno essere recuperati subito, salvando l'estate a molte famiglie. E la promozione (o la bocciatura) arriverà entro la prima settimana di luglio. Almeno nella stragrande maggioranza dei casi. La firma del nuovo ministro Mariastella Gelmini è attesa a giorni.
La situazione è ingarbugliata: fondi insufficienti per i corsi, norme complicate, rischio di un ingorgo di valutazioni all'inizio del nuovo anno scolastico, possibili ricorsi dei ragazzi bocciati con scrutini fuori tempo massimo. La scelta dell'ex ministro Fioroni per evitare il trascinamento automatico delle insufficienze dal primo anno di liceo all'università non è in discussione. Tuttavia, secondo gli esperti del ministro Gelmini, se non si cambiano subito alcune cose l'operazione potrebbe trasformarsi in un colossale flop.
Al ministero di viale Trastevere, dove la Gelmini si è appena insediata, hanno preso in esame varie soluzioni. Dall'ipotesi macchine indietro tutta, al rinvio dell'inizio delle lezioni del prossimo anno scolastico.
Tutte scartate. È rimasta una sola via d'uscita: dare alle scuole carta bianca e sperare che funzioni. Non è la prima volta che ci si affida al buon senso. La circolare, sulla quale si lavora, dovrebbe contenere deroghe sul numero minimo di 15 ore per attivare un corso: se ne potranno fare anche di più brevi. Lo stesso discorso per il numero dei partecipanti. L'obiettivo è quello di tagliare i tempi per arrivare a settembre con il minor numero possibile, al massimo il 20 per cento, di ragazzi ancora alle prese con i debiti da recuperare. La circolare dovrebbe inoltre dare agli istituti garanzie sui fondi.
Dal ministero, in queste ore, non trapela quasi nulla. Non sono affatto avvolti dal mistero, invece, i timori sull'«operazione serietà». Di sicuro aumenterà, anche se di poco, il numero dei respinti. Ma quelli che non saranno bocciati a giugno ma a settembre potranno tentare la strada del ricorso, contestando l'anomalia di scrutini fatti formalmente nel nuovo anno scolastico (che inizia appunto a settembre), oppure un eventuale cambiamento tra le fila dei docenti. Anche per evitare questi ricorsi il ministero spera di chiudere la partita prima di settembre".

mercoledì 28 maggio 2008

Patto di corresponsabilità

Su La Stampa.it del 28.5.2008, con il titolo "Alla scuola licenza di giustizia" Elena Loewenthal fa il punto sui neologismi che fioriscono con sempre maggiore frequenza in ambito scolastico e racconta come il "patto di corresponsabilità", l'ultimo nato, sia usato con l'intento di definire un accordo per contrastare il fenomeno del vandalismo, ma che poi, in realtà, tale accordo presenti una serie di contraddizioni che non giovano all'assunzione di responsabilità da parte di chi compie atti di vandalismo a scuola. Ma ecco, di seguito, l'articolo.
"Sul terreno del lessico, la nostra scuola non difetta di creatività. Mentre le riforme strutturali stagnano nelle paludi della politica, è un fiorire di neologismi, accostamenti arditi, sigle pregnanti. Da qualche anno, il destino dei nostri figli è affidato al Pof (Piano dell’offerta formativa). Anche i «debiti» sono diventati formativi, il che a ben pensarci è inquietante. Sembra quasi che le leggi di natura siano sovvertite: darwinianamente parlando sarebbero le parole a doversi adattare all’ambiente per sopravvivere, invece a quanto pare tocca a noi farci il callo. L’ultima mutazione scolastica si chiama «patto di corresponsabilità»: lo prevede da settembre un decreto dell’ex ministro Fioroni, con una postilla di «discrezionalità concessa agli istituti», che lascerà spazio a ingegnose soluzioni. Il patto si innesta sul principio che «prevenire è meglio che combattere», ma anche sulla triste ineluttabilità dei fenomeni di vandalismo. Ebbene, di che cosa si tratta? Di un documento che si farà firmare all’inizio del prossimo anno scolastico ai genitori, impegnandoli a risarcire i danni eventualmente - il condizionale è scaramantico - commessi dai loro pargoli. Eventualmente, anche quando non si sia individuato un responsabile. Eventualmente, anche nel caso di scolaretti maggiorenni. Ogni scuola preparerà un suo regolamento, ma le linee guida sono più o meno queste: banchi graffitati? Allagamenti? Muri imbrattati? Mano al portafoglio. Di mamma e papà. Il provvedimento si configura come una vigorosa presa di posizione. Suggerisce, anche se molto vagamente, una certa idea di rigore. Ma merita qualche riflessione, a partire dal piano strettamente lessicale. Il concetto di «corresponsabilità» è paradossale: dice il contrario di quel che indica. La responsabilità è l’assunzione di una consapevolezza individuale nei confronti degli altri. Non ammette condivisione. Rendendo «corresponsabili» i genitori, di fatto si de-responsabilizza chi di dovere. E non è soltanto una questione di termini. Da ormai molti anni, infatti, la scuola si pone come educatrice a tutto tondo delle nuove generazioni. Non impartisce soltanto un bagaglio di conoscenze, è diventata custode di una formazione globale. Il che fa comodo a tutti: ai genitori sempre più impegnati, distratti, insicuri. Al sistema - quello scolastico nel suo insieme, senza allusione alla competenza individuale degli insegnanti - sempre più impreparato sul piano dei contenuti. Il decreto su questa nuova «corresponsabilità» stabilisce invece una brusca inversione di rotta. Un po’ come chiamare alla lavagna lo studente in letargo all’ultimo banco d’angolo, che tutto si aspettava fuorché di venire interrogato. Date le circostanze, è lecito presumere che molti genitori chiedano interdetti: «Ma come, non toccava alla scuola educare mio/a figlio/a?». Sbagliatissimo, ma giustificato dalla piega che le cose hanno preso in questi anni. La ragione principale per cui questa misura sembra inadeguata tocca però un altro aspetto. Per quanti adolescenti talmente vandali da devastare la propria scuola, le finanze di famiglia saranno un deterrente? Chi arriva a tanto non si fa scoraggiare da così poco. Non sarebbe invece male trasformare la corresponsabilità della classe adulta - scuola e genitori - in una responsabilità a misura di quell’altra, che sta sui banchi. Più che far firmare l’impegno a sborsare ci vorrebbe, da parte dei genitori, quello a dare carta bianca alla scuola: un mese a pulire i gabinetti per ogni tentato vandalismo. Sospensioni a lungo termine e lavori manuali socialmente utili in caso di devastazioni. Lasciare alla scuola licenza di giustizia sarebbe una misura preventiva più efficace. Mettendo bene in chiaro - e per iscritto - questo mandato: perché ogni volta che dalla scuola arriva un tiepido segnale di severità (che sia un votaccio o una nota disciplinare) subito si levano gli scellerati scudi che sono ormai il comodo emblema della genitorialità a scuola: «Povero il mio bambino/a! Ora lo/a difendo io!».

martedì 27 maggio 2008

Esami di riparazione e inizio anno scolastico

Su ItaliaOggi del 27/05 un articolo dal titolo "In arrivo il decreto della Gelmini sui corsi di recupero e le verifiche finali degli studenti con debiti", riporta la notizia dello slittamento della data di avvio dell'anno scolastico per permettere ai ragazzi con debito di effettuare le verifiche finali.
"Le ferie sono salve. Le famiglie di studenti e insegnanti delle superiori finite nel tourbillon dei corsi di recupero dei debiti, dopo la riforma voluta dall'ex ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, possono tranquillamente programmare le vacanze estive. Le verifiche finali, tra i due e i tre milioni (un milione sono i ragazzi asini che hanno maturato in media da due a tre insufficienze da recuperare pena la bocciatura) non si dovranno necessariamente tenere entro agosto. Le scuole infatti potranno programmarle anche nei primi giorni di settembre. Più esattamente entro il 20 settembre - (la data appare un po' strana poiché il 20 settembre é sabato!) - Già perché il ministro dell'istruzione e università, Maria Stella Gelmini, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, si accinge a firmare, probabilmente entro i primi di giugno, un decreto con il quale si rinvia al 20 di settembre l'inizio delle lezioni. L'anno scolastico inizierebbe comunque il primo, ma la campanella suonerebbe dopo, con un generalizzato slittamento rispetto a quanto invece hanno deciso molte regioni. Un decreto che dunque per produrre effetti dovrà necessariamente avere il placet dei governatori regionali. Ma è il problema meno grave, vista la situazione di caos che si era creata nel mondo della scuola, con molti istituti che non sono riusciti a fare i corsi per tempo, anche a causa di una perenne mancanza di fondi; con i professori poco propensi a lavorare pure d'estate, per 50 euro lordi in più a ora che non si sa quando sarebbero arrivati in busta paga; con molti genitori pronti a fare ricorso ai giudici perché le lezioni di approfondimento organizzate dalle scuole non sempre sono risultate adeguate rispetto ai canoni fissati da Fioroni (per la composizione dei gruppi di recupero, oltre il tetto dei 12 ragazzi, e per la durata, meno di 15 ore a materia). E così, la Gelmini si accinge a scegliere la strada meno invasiva ma al tempo stesso più facilmente percorribile. Quella di dare agli istituti una ventina di giorni in più per fare il recupero e le verifiche finali. Insomma, ripristinando i vecchi esami di riparazione settembrini. In attesa di una riforma complessiva del sistema dei debiti e del merito, per studenti e insegnanti, da portare a regime per il 2009".

Esame di Stato 2008


Da La Tecnica della Scuola del 26.5.2008, le ultime notizie sugli Esami di Stato 2008.
"Il Ministero ha assegnato 12.500 presidenti di commissione e 38 mila i commissari esterni. Gli altri 75 mila docenti, quelli interni, erano stati già stati individuati con la pubblicazione delle materie per ognuno dei 912 indirizzi scolastici. Quella del 2008 potrebbe essere ricordata come l’ultima maturità a cui hanno partecipato studenti che non hanno mai recuperato i loro debiti formativi. Si parte il 18 giugno.
La macchina organizzativa degli esami di Stato al via il prossimo 18 giugno è ormai definita: con la pubblicazione di oltre 125.000 esaminatori (fruibili anche
on line) viale Trastevere ha infatti definito tutti i tasselli che regoleranno le prove a cui quest’anno parteciperanno 496.637 candidati ufficiali (contro i 497.296 del 2007).
Secondo le convocazioni prodotte da viale Trastevere saranno 12.500 i Presidenti di commissione e 38 mila i Commissari esterni. Gli altri 75 mila docenti, quelli interni, erano stati già stati individuati diverse settimane fa a seguito della pubblicazione delle materie per ognuno dei 912 indirizzi scolastici sparsi per la penisola: dallo scorso anno, con la reintroduzione delle Commissioni miste (ideate nel 1998 dall’ex ministro Luigi Berlinguer), infatti, solo la metà dei docenti sarà rappresentata dagli stessi docenti curricolari che hanno tenuto le lezione ai ragazzi per tutto l’anno scolastico. Gli altri tre Commissari, da assegnare su due classi, proverranno da altri istituti superiori per garantire maggiore rigorosità all’esame. Complessivamente il numero degli esaminatori è leggermente aumentato rispetto all’anno passato (attorno alle 120.000 nomine tra presidenti e commissari): un incremento dovuto, probabilmente, ad un aumento delle classi terminali (che per forza di cose contengono mediamente meno maturandi del 2007).
Per quanto riguarda le materie di insegnamento, c’è da dire che una buona fetta dei 38 mila docenti esterni è rappresentata da insegnanti di italiano: il Ministero ha infatti disposto che la prima prova scritta (l’elaborato di italiano) venga giudicata esclusivamente da docenti super partes. La seconda prova scritta (fissata il giorno dopo, giovedì 17 giugno) sarà caratterizzata da materie che contraddistinguono gli oltre 900 corsi di frequenza (ad esempio greco al liceo Classico e matematica allo Scientifico): queste materie sono state invece destinate da viale Trastevere agli insegnanti interni.
Tutto invariato anche per la terza prova (il cosiddetto ‘quizzone’), che verrà definito sempre dalla commissione d’esame e comprenderà tutte le materie del quinto anno non affrontate nelle altre verifiche scritte.
Come gli altri anni, infine, viale Trastevere dovrà predisporre la macchina organizzativa per sopperire ai tanti forfait dell’ultimo momento: un fenomeno che riguarda soprattutto i docenti interni. Secondo le associazioni dei docenti e i sindacati quella delle defezioni dell’ultimo momento (con punte del 30% di commissari assenti spesso per motivi di salute) rappresenta una risposta in qualche modo legata all’esiguità dei compensi.
Lo scorso anno commissari e presidenti furono pagati attraverso due quote. La prima associata alla funzione svolta ed uguale per tutti: 911 euro per i commissari esterni, 399 euro per quelli interni e 1.249 euro per i presidenti. La seconda voce di compenso fu stabilita in base alla distanza della sede di esame dal luogo di residenza o servizio: dai 171 euro per i docenti interni che già operavano nell’istituto di svolgimento degli esami fino a 2.270 euro per quelli nominati in una sede raggiungibile con più di 100 minuti di viaggio.
Secondo i dati forniti dal Ministero, i candidati saranno complessivamente 496.637, di cui 24.885 esterni (6.412 in meno rispetto all`anno scorso) e 11.417 in meno rispetto a due anni fa, quando era ancora in vigore la precedente normativa ed i privatisti rappresentavano il 7,1% degli aspiranti.
Ma non tutti gli aspiranti candidati verranno ammessi allo svolgimento delle prove: dallo scorso anno è infatti stata reintrodotta, anche questo dopo circa un decennio, l’obbligatorietà dell’ammissione attraverso il voto di tutti i docenti componenti il Consiglio di classe. Ciò significa, se si manterrà una selezione simile, che verranno fermati prima di partire circa 20.000 studenti.
Quella del 2008 potrebbe anche essere ricordata, riforme permettendo, come l’ultima maturità a cui hanno partecipato studenti che non hanno mai recuperato i loro debiti formativi. In base al nuovo regolamento, introdotto sempre da Fioroni, solo dal prossimo anno scolastico sarà infatti obbligatorio saldare tutti i debiti, oltre che attribuire con maggiore parsimonia i punti alle diverse prove (per evitare di assegnare punti altisonanti a studenti che spesso appena sufficienti ma che alle prove fanno registrare inattesi exploit di rendimento).
Sempre a proposito di voti e merito, agli esami di Stato del prossimo giugno si presenteranno meno di cento 'ammessi per merito', i cosiddetti 'ottisti' (i ragazzi che hanno riportato 8 in ciascuna materia al quarto anno e 7 in ogni materia nei due anni precedenti e non sono stati bocciati). Già lo scorso anno c`era stata la prima decimazione: da 1.667 del 2006 ai 146 del 2007.
Per quanto riguarda la tipologia di maturandi (il 51% ragazze), saranno gli istituti tecnici quelli con il maggior numero di candidati (quasi 188 mila studenti pari al 37,8%), seguiti dai licei scientifici con il 21,5% (106 mila studenti), dai professionali (17% con 84 mila studenti) e dai classici (10,9% con poco più di 50.000 studenti). I candidati diciannovenni, e quindi in età regolare, saranno solo 340.000 (il 68% dei candidati): significa che uno studente su tre arriva al diploma con almeno un anno perso lungo la sua ‘carriera’ scolastica.
Saranno 12.000 i candidati stranieri, in aumento dal 2007 quando erano 9.000: il 75% di questi sarà esaminato da una commissione di un istituto tecnico o professionale. Sono rappresentati ragazzi di 166 paesi: 42 europei (19 dell`Ue e 23 non dell'Ue), 47 africani, 28 americani, 40 asiatici, 9 dell`Oceania (c’è anche un apolide). Oltre 6.000 gli alunni diversamente abili: tra questi circa 300 con minorazione dell’udito e 52 candidati non vedenti, per cui verranno approntate apposite prove in carattere braille.
L’anno scorso in 3.000 riuscirono ad essere diplomati con la lode: 7 ogni mille diplomati, di cui il 33,1% allo scientifico, il 25,1% al classico e il 23,5% negli istituti tecnici. Per loro il ministero ha confermato lo stanziamento di un buono di mille euro ciascuno per l'acquisto di libri ed altri sussidi didattici".

lunedì 26 maggio 2008

Commissioni Esame di Stato 2008

Sono state rese note questa mattina dal ministero dell'Istruzione le Commissioni per l'Esame di Stato 2008. Ciascuna di esse avrà tre membri interni, tre commissari e un presidente esterno.
In campo 125mila professori e presidi.
Su La Repubblica.it di oggi, 26 maggio, il punto della situazione fatto da Salvo Intravaia.
"Ecco le attesissime commissioni della maturità 2008. Il ministero dell'Istruzione le ha rese note questa mattina e si è già scatenata la caccia al prof. Il link del portale www.pubblica.istruzione.it, dove è possibile consultare le commissioni di tutte le province italiane, è letteralmente intasato. A due settimane dalla chiusura dell'anno scolastico e a 23 giorni dalla prima prova scritta, la curiosità di conoscere i nominativi di coloro che saggeranno la preparazione di quasi 500 mila studenti italiani è troppo forte. Con commissioni formate da tre membri interni, di cui i ragazzi conoscono pregi e difetti, tre commissari e un presidente esterno "sconosciuti" l'insidia è sempre dietro l'angolo. Come saranno i prof che interrogheranno i ragazzi e correggeranno uno o più compiti scritti? E che tipo è il presidente di commissione?, si chiedono mamme e papà. Così, la pubblicazione delle commissioni è una delle tappe più importanti per genitori e studenti. La pattuglia che a partire dal prossimo 18 giugno dovrà esaminare quasi mezzo milione di ragazzi e ragazze è formata da oltre 125 mila fra professori e presidi. I presidenti di commissione, che hanno il compito di sovrintendere che tutte le operazioni d'esame si svolgano in ossequio alla norma, saranno circa 12 mila e 500. Ben più folta la rappresentanza dei commissari esterni, in genere provenienti da scuole della stessa città o della provincia, che avranno il compito di esaminare gli studenti di due classi. Quest'anno coloro che per la maggior parte dei ragazzi rappresentano un vero spauracchio sono 38 mila e i membri interni, tre per ogni classe, che li affiancheranno nelle operazioni d'esame saranno oltre 75 mila. Per le commissioni, il primo appuntamento è fissato per lunedì 16 giugno, quando docenti e presidenti si incontreranno per verificare la documentazione dei candidati e definire gli aspetti più importanti dell'esame: vigilanza durante gli scritti, modalità di correzione degli elaborati e altre questioni tecniche. Due giorni dopo, mercoledì 18, alle 8,30 in punto gli studenti saranno chiamati a svolgere la prova scritta di Italiano secondo una delle quattro tipologie previste dalla normativa: analisi del testo, saggio breve o articolo di giornale, tema storico e tema di attualità. L'indomani (19 giugno) sarà la volta della seconda prova scritta: Matematica allo scientifico e versione di Greco al classico. E dopo una pausa di tre giorni gli aspiranti al diploma si troveranno alle prese con la terza prova scritta: quella predisposta la mattina stessa dalla commissione. Il toto-tema, a pochi giorni dalla chiusura delle lezioni, è già iniziato. I ragazzi sperano di azzeccare il tema giusto e approfittare della presenza dell'insegnante per farsi dare qualche dritta. Quest'anno, infatti, in quasi tutte le commissioni l'Italiano è stato affidato ad un commissario esterno che correggerà il tema mentre la seconda prova scritta, diversa da indirizzo a indirizzo, è di pertinenza di un membro interno. E, oltre al toto-tema, alcuni siti di studenti hanno messo su anche il "cerca prof": un modo piuttosto ingegnoso per ottenere informazioni sugli insegnanti esterni fornite dai loro stessi alunni che li conoscono bene".

Osservatorio Nazionale Antimafia

A Palermo i presidenti delle Consulte degli studenti hanno presentato una serie di richieste al ministro Gelmini, in occasione del sedicesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone. Tra queste: costituire un Osservatorio nazionale antimafia gestito dagli studenti in collaborazione con il ministero dell'Istruzione e la Procura nazionale antimafia, ma anche introdurre un'ora di educazione civica distinta dalle altre materie, che non sia "mnemonica, ma aiuti a formare le coscienze". "Le abbiamo consegnato un documento- spiega Elisabetta Zuccatti, a capo della Consulta di Pesaro Urbino- spiegandole anche il lavoro che già stiamo facendo: abbiamo una commissione nazionale antimafia degli studenti e un sito, ma vorremmo andare oltre collaborando con il ministero e la Procura".
In particolare, l'Osservatorio "dovrebbe fare un lavoro capillare di informazione sul territorio- continua Zuccatti-. Vorremmo poi che il ministero ci aiutasse ad avere mezzi di comunicazione piu' ampi". Raggiungendo Capaci per commemorare Falcone, il ministro si è già detto "molto interessato" alla proposta degli studenti.

domenica 25 maggio 2008

Gomorra: il film di Matteo Garrone


Di cosa parla il film "Gomorra" di Matteo Garrone?
Potere, soldi e sangue. In un mondo apparentemente lontano dalla realtà, ma ben radicato nella nostra terra, questi sono i “valori” con i quali gli abitanti della provincia di Caserta, tra Aversa e Casal di Principe, devono scontrarsi ogni giorno. Quasi sempre non puoi scegliere, quasi sempre sei costretto a obbedire alle regole del Sistema, la Camorra, e solo i più fortunati possono pensare di condurre una vita “normale”. Gomorra è un viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci "fresche", appena nate, che sotto le forme più svariate - pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi - arrivano al porto di Napoli e, per essere stoccate e occultate. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e da mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, addirittura scheletri umani, vengono abusivamente "sversate" nelle campagne campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde - dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi - che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere, ma testimoniano utopie farneticanti.

Ecco un articolo, su l'Espresso del 9 maggio, di Roberto Saviano, sceneggiatore del film e autore del libro Gomorra da cui il film é stato tratto.
L'articolo si intitola “O uccidi o sei servo”.
"Senza mediazione, tutto si apre negli occhi dello spettatore e costruisce la realtà di questi territori. Un mosaico di immagini che si fa vita, si incarna e diventa film. L'ispirazione è chiara, il metodo della strada neorealista. "Paisà" di Roberto Rossellini, ma anche Francesco Rosi e penso a certe immagini di Vittorio De Seta. Nel suo "Gomorra", Matteo Garrone ha realizzato una sorta di topografia umana. È interessato a raccontare la pelle, il sudore di questa quotidiana apocalisse.Film e libro si integrano a vicenda, ma non si sovrappongono. Vivono autonomi, in un rapporto speculare. La camorra nel film è la forma di vita e di morte del quotidiano. Non è un mostro né un'aberrazione. È la forma di vita di tutti i giorni. Ha ragione Raffaele Cantone: quello del film è il piano terra della mafia campana. La scelta di privilegiare aspetto sintetico e antropologico di questo territorio. Le canzoni dei neomelodici con la valenza che hanno assunto nell'epica criminale. La scelta di affidare la scena ai personaggi che hanno vissuto quelle storie, tutto incluso, anche i problemi con la giustizia. Sono, non simulano. L'esistenza di molti di loro è un racconto feroce. All'inizio la troupe era stata accolta con diffidenza nei territori: a Secondigliano, nel Casertano erano visti come una presenza ostile. Poi il set è diventato una sorta di festa popolare, un'osmosi con il mondo intorno che si è riversato nel film. Le comparse scelte quando dovevano recitare le azioni militari, mettere a segno agguati e omicidi, non imitavano i film: replicavano la realtà che avevano visto o che sentivano raccontare dai loro amici testimoni diretti. Le sparatorie non sono "cinematografiche", non c'è nulla di spettacolare. L'agguato è sempre subìto, visto dalla prospettiva della vittima, rapido, stordente. Le detonazioni sono secche, senza eco: la raffica infinita e compiaciuta del mitragliatore di Rambo non esiste. I momenti di tenerezza spiccano, si notano perché sono fuori concetto. Volontarie distonie in una ciclicità dannata. I bambini che scherzano nella piscinetta di gomma ricavata sulla terrazza delle Vele di Secondigliano, macchia azzurra in un mondo senza colore. La vecchia che cerca di riportare ordine nella campagna devastata dagli sversamenti di veleni, incapace di rassegnarsi alla sterilità della terra. Gli attori appaiono senza fascino, nessun bel tenebroso ma nemmeno volti caratterizzati, pasoliniani. Sono a metà tra Scarface e uno qualunque dei ragazzi dello show della De Filippi. Matteo Garrone imprigiona l'anima del vissuto: è la forza del lavoro toponomastico, che diversamente al libro si inoltra nell'inchiesta. Due episodi, quello del sarto che confeziona abiti da Hollywood nei capannoni dell'agro napoletano e quello del broker dei rifiuti tossici, sono più vicini alla realtà economica collusa che ho affrontato con "Gomorra", anche senza penetrare in profondità il meccanismo imprenditoriale della camorra. Perché quella su cui si concentra il film è appunto un'apocalisse quotidiana. Non è tragica nel senso classico con una dispersione totale della realtà. È un'apocalisse statica, che non deflagra e non spacca i muri delle Vele, una fortezza che sembra prigione. Quei ragazzi in mutande negli acquitrini che sparano con i Kalashnikov urlando, la scimmia in gabbia costretta a nascondersi per la guerra degli scissionisti. Guerra e morte sono il quotidiano, che non distruggerà la realtà, che non permetterà a nulla di diventare diverso. Non è tutto perduto. No, Roberto il giovane assistente della stakeholder dei veleni ha la forza di dire basta. Il broker lo insulta: «Va a purtà 'e pizze». O la ricchezza grazie a questo lavoro infame, o abbassati a una vita umile da cameriere: o uccidi o sei servo. Ma la speranza è in quel no, nella capacità di resistere. Quel Roberto non sono io. Nella scelta del nome c'è una sorta di omaggio che mi hanno tributato. Ma la mia speranza è un'altra. Poter raccontare è già speranza. Nel momento in cui si conosce si può sperare. E se si conosce, si può sapere che lì non c'è futuro fuori della morte, che è ancora possibile dire di no. Ogni spettatore è la speranza".

sabato 24 maggio 2008

Educazione civica contro il bullismo


Giulio Benedetti sul Il Corriere della Sera del 24/05/2008, riporta l'intervento del ministro Gelmini sull'introduzione dell'ora di Educazione civica per combattere il bullismo. «L'ora di educazione civica va ripristinata in modo forte», ha annunciato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, a Palermo per commemorare insieme a migliaia di studenti l'anniversario della strage di Capaci. «Non deve essere un'ora di svago, ma un momento in cui i giovani riscoprano l'appartenenza allo Stato — ha spiegato —. La scuola ha un ruolo fondamentale nell'insegnare la legalità. Stiamo organizzando una piccola task force per dare risposte non banali al problema del bullismo ».
Assisteremo al riscatto dell'educazione civica? Introdotta nelle medie e superiori nel 1958 da Aldo Moro, la materia avrebbe dovuto essere presente in ogni insegnamento, riflettersi nell'organizzazione della vita della scuola e assumere dei contenuti da affidare all'insegnante di Storia: in tutto due ore al mese, senza però alcuna valutazione. L'ininfluenza sul profitto ha indebolito la disciplina rendendola sempre più marginale. Nel 1996, era ministro dell'Istruzione Lombardi, il sottosegretario Luciano Corradini tentò di rilanciarla, ma cadde il governo. Il ministro Moratti la ribattezzò educazione alla cittadinanza, affiancandole altre cinque educazioni (ambiente, salute, sicurezza stradale, alimentazione, affettività e sessualità). Infine con Fioroni un nuovo cambiamento: i valori costituzionali vanno riproposti in ciascuna materia. Conclusione: i libri di educazione civica da anni finiscono intonsi sui banchi dei mercatini dell'usato.
«Colpa dei docenti di storia che non hanno più tempo per occuparsi della Costituzione e del ministero che non ha concesso l'autonomia a questa disciplina », sostiene Corradini. L'esplosione del fenomeno «bullismo» ora riapre il dibattito sull'efficacia dell'attività educativa della scuola. Ma cosa intende il ministro quando propone di ripristinare l'educazione civica «in modo forte»?
Per il linguista Tullio De Mauro non serve una nuova materia. «Non c'è uno spazio autonomo per l'educazione alla cittadinanza — spiega —. I contributi vengono da tante materie. Quando, per esempio, si insegna bene la storia di questo nostro paese i fantasmi del razzismo appaiono in tutta la loro canagliesca ridicolaggine. Quando capiamo da quante confluenze di culture e popolazioni diverse ci siamo venuti formando nei secoli — continua De Mauro — questo dovrebbe dirci che l'altro, il temuto altro, sta in mezzo a noi. Tutto questo ed altro ci possono insegnare una buona storia e una buona geografia più che una specifica educazione». «Ben venga l'Educazione civica — afferma il presidente dell'Associazione dei presidi, Giorgio Rembado — se individua obiettivi e non si torna ai programmi imposti dal ministero».

venerdì 23 maggio 2008

S.O.S. Studenti

Con la nota prot. n. 3655 del 9 maggio 2008, che riguarda il Pon (Programmi operativi nazionali “Competenze per lo sviluppo") Sos Sudenti, il Ministero dell'Istruzione, con l'intento di sostenere le scuole negli interventi finalizzati all’innalzamento dei livelli di apprendimento degli studenti, in particolare negli ambiti disciplinari oggetto delle rilevazioni Ocse Pisa, ha attivato un servizio di supporto alla didattica ordinaria che intende offrire nuove opportunità formative agli studenti delle quattro regioni dell’obiettivo “Convergenza”.
In tal senso, il progetto Sos Studenti, che rientra nel programma “Competenze per lo sviluppo”, costituisce “uno strumento in più per le attività di gestione e la conduzione delle attività di rinforzo”. Si tratta di un ambiente on-line finalizzato a migliorare l’apprendimento delle competenze chiave, negli studenti del biennio della scuola secondaria di II grado (ma dal prossimo anno scolastico potranno accedere anche gli alunni della scuola secondaria di I grado).
Possono essere iscritti, su segnalazione degli insegnanti, alunni che hanno contratto debiti formativi o che comunque presentano difficoltà negli apprendimenti di base in relazione alle seguenti discipline: italiano, inglese, matematica, e fisica (si prevede un’estensione anche all’ambito delle scienze, tramite l’inserimento, all’interno dell’area di fisica, delle relative prove Ocse). L’iscrizione è aperta, inoltre, a studenti che abbiano necessità di approfondire particolari tematiche (anche in un’ottica di valorizzazione delle eccellenze).
La scuola iscrive al Pon Sos Studenti anche gli insegnanti che svolgeranno la funzione di tutor del gruppo di recupero disciplinare. I tutor saranno supportati da un gruppo di docenti, precedentemente formati, delegati all’assistenza delle scuole e dei gruppi partecipanti.
L’ambiente on-line Sos Studenti offre una serie di attività (risorse didattiche digitali, che prevedono la realizzazione di più compiti o la soluzione di diversi problemi, secondo percorsi interattivi e multimediali; una selezione delle prove effettuate nell’ambito delle indagini Ocse Pisa per la matematica, le scienze e la lettura; laboratori, con attività della durata di circa un mese, progettati e condotti on-line da un esperto della materia, relativi a una determinata tematica, rivolti a gruppi di studenti di scuole diverse e declinati secondo precise sequenze di intervento) e di servizi (forum disciplinari di discussione; sportelli on-line settimanali gestiti da docenti esperti a cui gli alunni possono rivolgersi per difficoltà legate all’apprendimento della disciplina; l’angolo de “L’esperto risponde”, che dà la possibilità agli studenti di contattare direttamente un esperto della disciplina, per chiarimenti o quesiti su tematiche in cui hanno incontrato particolari difficoltà). Inoltre, l'ambiente on-line mette a disposizione diversi strumenti di lavoro, come, ad esempio, una serie di risorse didattiche “in rete”.
La partecipazione al progetto si protrarrà per l’intero anno scolastico 2008/2009. Le iscrizioni sono state aperte il 28 aprile e rimarranno attive ininterrottamente.
Per maggiori informazioni, ecco il link:
http://puntoedu.indire.it/pon sosstudenti/iscrizione/

Scienza e apprendimento




Per capire come migliorare l'apprendimento della scienza, la Fondazione Cariplo ha coordinato una ricerca, durata due anni, che ha coinvolto più di 1.500 insegnanti e circa 35.000 studenti della Lombardia e la conclusione é stata che si può migliorare coinvolgendo i ragazzi emotivamente attraverso una didattica meno formale, più divulgativa e laboratoriale.
Certe volte la ricerca dimostra cose ovvie, ma non sempre messe in pratica: come quella che agli studenti fa bene essere emotivamente coinvolti nello studio perché migliora le performance di apprendimento. Il progetto, chiamato “Est-Educare alla Scienza e alla Tecnologia” e presentato in aprile a Milano durante il convegno “Questa è Scienza!”, ha fatto emergere in modo inequivocabile come la comprensione delle materie scientifiche aumenti quando gli studenti "sono coinvolti in attività didattiche entusiasmanti" e per realizzare questo tipo di situazione gli insegnanti hanno utilizzato una didattica meno formale, più divulgativa e laboratoriale.
Una sperimentazione che ha prodotto davvero ottimi risultati: nei due anni di attuazione del progetto gli insegnanti hanno intatti riscontrato il maggiore interesse degli studenti attraverso un sensibile miglioramento delle loro competenze acquisite. Si è raggiunto, in pratica, il massimo risultato.
La bontà dell’iniziativa ha permesso inoltre la nascita di ben 25 musei in rete, oltre che l’avvio di una serie di laboratori specifici su diverse tematiche che vanno dalla biodiversità alla botanica e all'energia.
Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo - ha affermato: "Non vogliamo ragazzi annoiati che passano passivamente le loro giornate davanti alla tv e ai videogiochi. Vogliamo ragazzi brillanti e interessati alla scuola: il progetto ha smentito l'immaginario collettivo che indica gli insegnanti come persone demotivate". E anche degli studenti disinteressati alla scienza, "ma è necessario che i ragazzi - ha concluso Guazzetti - vengano messi nelle condizioni di lavorare bene: solo così è possibile". Chissà se un progetto di questo genere può dare indicazioni a chi dovrà cercare di sollevare le sorti dei nostri studenti, che sulle competenze scientifiche (come indicano gli ultimi dati Pisa-Ocse) devono assolutamente lavorare in modo sistematico.

giovedì 22 maggio 2008

I bulli "pagano" facendo i badanti

Su Il Corriere della Sera.it del 22/05/'08 un articolo di Giuseppe Spatola riferisce che l'Ipsia L. Cremona di Pavia, nel Regolamento d'Istituto, ha inserito una norma che prevede di punire i ragazzi che si renderanno responsabili di atti di bullismo, imponendo loro di dedicare il tempo libero all'assistenza degli anziani in un ospizio.
Gli studenti l'hanno ribattezzata «operazione tolleranza zero» con la mente all'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani. Per i professori è un'iniziativa «estremamente educativa». Da questa mattina i «bulli» dell' Ipsia Luigi Cremona di Pavia sconteranno eventuali sospensioni o punizioni tenendo compagnia agli anziani ricoverati nelle case di riposo della città. Basterà imbrattare i muri di un'aula, presentarsi in ritardo a scuola o aggredire un compagno per ritrovarsi a fare volontariato al Pio Pertusati o all'istituto geriatrico Santa Margherita. «Nulla di strano - sottolinea Stefano De Luca, preside dell'Ipsia e promotore dell' iniziativa -. La scuola deve educare e cercare di far crescere gli studenti. Chi sbaglia avrà l'occasione di tirare fuori tutte le sue doti migliori in compagnia degli anziani, veri maestri di vita». Come dire che l'esperienza in casa di riposo potrà riavvicinare i giovani studenti alla saggezza dei loro nonni. «L'intenzione - conclude il preside - è quella di azzerare lo scontro che provoca risentimenti tra i giovani e spesso causa i comportamenti poco ortodossi che vediamo in classe. Sia chiaro, però, che il volontariato in casa di riposo è una "pena alternativa". Chi vorrà scontare la sospensione a casa potrà farlo senza problemi». L'accordo siglato dai vertici dell'Ipsia (640 studenti che arrivano a Pavia da tutta la provincia e dal Milanese) con l'Asp (Azienda servizi alla persona che coordina le case di riposo della città) prevede che gli studenti «in punizione» stiano con gli anziani per almeno 5 ore al giorno e insieme lavorino a progetti sulla storia e sul recupero delle tradizioni. «L'idea ci è piaciuta immediatamente - conferma Maurizio Niutta, direttore generale dell'Asp - ma gli studenti non dovranno vedere questa esperienza come una semplice punizione. Sarà piuttosto un'opportunità per conoscere un mondo diverso da quello che frequentano abitualmente». Il sindaco Piera Capitelli, che di professione fa la dirigente scolastica, si è detta entusiasta: «Quando la scuola si avvicina al sociale è sempre positivo. I ragazzi avranno occasione di crescere e imparare molto dagli anziani. Meglio il volontariato della semplice sospensione che rischia solo di ghettizzare l'alunno e marchiarlo come bullo». E dall'ufficio scolastico regionale già arriva l'apprezzamento del direttore Anna Maria Dominici, pronta ad esportare il modello Pavia anche nel resto della regione. «Il carattere sociale dell'iniziativa è importantissimo - sottolinea la dirigente regionale -. Stare vicino agli anziani, seguirli all' interno della casa di riposo e dialogare con loro servirà agli studenti più di una punizione esemplare. La scuola deve indicare un percorso di crescita morale, in questo senso l'iniziativa dell'Ipsia non solo è giusta ma andrebbe estesa ad altri istituti». Intanto nelle case di riposo aspettano con ansia l'arrivo dei primi «studenti volontari».

mercoledì 21 maggio 2008

Pari opportunità: il ministro Carfagna dice "no" al gay pride

Polemiche sul Gay Pride. Secondo il ministro Carfagna: "E' inutile". Il PD ribatte: "Il ministro partecipi".
Dal sito dell'agenzia di stampa DIRE e da Il Corriere della Sera.it un resoconto delle posizioni del ministro Carfagna e di alcuni esponenti dell'opposizione, sulla manifestazione in programma a Bologna.
"Il patrocinio al Gay Pride? Non sono orientata a darlo. Non servono i Gay Pride". E' quanto afferma Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità in merito alla parata omosessuale nazionale che si terrà il 28 giugno a Bologna per la quale oggi viene chiesto ufficialmente il patrocinio al ministero, che sarà negato. "Hanno obiettivi che non condivido- sottolinea Carfagna in un'intervista al Corriere della Sera- io sono pronta ad occuparmi di contrasto alle forme di discriminazione e di violenza. Sono pronta a dare patrocini a seminari e convegni che si occupano di questi problemi".
Secondo il ministro "l'unico obiettivo dei Gay Pride è quello di arrivare al riconoscimento ufficiale delle coppie omosessuali, magari equiparate ai matrimoni. E su questo non posso certo essere d'accordo". Per Carfagna l'omosessualità "non è piu' un problema, perlomeno così come ce lo vorrebbero far credere gli organizzatori di queste manifestazioni".
Di diverso avviso le esponenti del Partito democratico Anna Paola Concia e Pino Picierno. Per la prima, "è vero che la societa' italiana ha un approccio di maggiore apertura verso gli omosessuali e questo è dovuto al lavoro svolto negli ultimi vent'anni dal movimento omosessuale italiano, ma è tristemente vero che la politica si rifiuta di registrare questo cambiamento". Secondo Picierno, che invita il ministro a partecipare al pride, Carfagna non deve farsi "condizionare nella sua attivita' da visioni manichee e fuori dal tempo, da contrapposizioni retoriche e strumentali tra famiglia e coppie di fatto, tra laici e cattolici".
Vladimir Luxuria, vero nome Vladimiro Guadagno, ex parlamentare, afferma che "Il ministero con a capo Mara Carfagna, non intende assolvere al compito di dare e garantire pari opportunità. Si tratta quindi di un ministero inutile che di fatto non ci rappresenta". Tempestiva la replica del ministro che, in una nota dell'Ufficio stampa del suo Ministero, afferma: "Il signor Vladimiro Guadagno confonde il ministero per le Pari Opportunità con l'ufficio stampa e propaganda del movimento Glbt. Le Pari Opportunità a giudizio del ministro pro tempore riguardano soprattutto le donne lavoratrici e madri, i minori, gli anziani e i portatori di handicap. Se il signor Guadagno non si sente rappresentato da queste priorità significa che non ha alcun rispetto per chi è veramente discriminato".

Docenti che "scoppiano": il burn-out dei professori

Su la Repubblica.it del 21/05, un articolo di Salvo Intravaia, riporta i dati di uno studio Anp che evidenzia che i problemi psichiatrici rappresentano il 70 per cento delle cause dell'abbandono scolastico dei docenti e si tratta di una percentuale che, negli ultimi anni continua a salire.
Il "male" degli insegnanti è in rapida crescita e i dirigenti scolastici non sanno come affrontarlo. Ma, secondo gli stessi presidi, neppure i medici sono consapevoli delle patologie psichiatriche cui gli insegnanti vanno incontro nel corso della carriera e le sottovalutano. Il quadro, per nulla confortante, emerge da uno studio, condotto dall'Anp (l'Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola) in collaborazione con la fondazione Iard, presentato questa mattina. In Francia, dopo gli ultimi allarmanti dati sui suicidi tra i docenti, il governo è corso ai ripari affiancando uno psichiatra di supporto ogni 300 insegnanti. "In Italia - dichiara Vittorio Lodolo Doria, medico e responsabile dell'area Studio e tutela del benessere psicofisico degli operatori scolastici dello Iard - nessuno si preoccupa di un fenomeno che è soggetto ad un rapido aumento". Nel 2004, un articolo dello stesso Doria (ed altri) pubblicato sulla Medicina del Lavoro, dimostrava come gli insegnanti del Bel Paese rappresentino una delle categorie maggiormente soggette a malattie psichiatriche. Su 774 richieste di inabilità al lavoro presentate da maestre e prof, metà (49,8 per cento) era causata da patologia psichiatrica. Tra gli impiegati, l'incidenza dello stesso tipo di disturbo si attestava al 37 per cento per scendere al 17 per cento fra gli operai. Oggi, secondo le ultime rilevazioni, la percentuale di "psicopatie" tra le richieste di inabilità al lavoro nei docenti è al 70 per cento. "Segno che il problema va affrontato subito e non è più possibile aspettare", spiega Lodolo Doria.
Di fronte ad alunni sempre più "vivaci" e ad una scuola complessa e stressante, un numero crescente di insegnanti annaspa. E i dirigenti scolastici, di fronte ai casi limite sempre più frequenti, non sanno che pesci prendere. L'indagine Anp-Iard ha preso in considerazione oltre 1.400 questionari compilati da dirigenti scolastici o stretti collaboratori all'opera in 11 regioni italiane. Due su tre hanno dichiarato di avere "dovuto affrontare, almeno una volta in prima persona, casi di disagio mentale professionale". Meno di un dirigente scolastico su 4 "è a conoscenza dei rischi di salute di origine professionale negli insegnanti: la gran parte si limita a riconoscere un malessere (il "burnout", letteralmente la "fusione") rifiutando di pensare che questo malessere possa evolvere in patologia psichiatrica". Ma non solo. Solo 3 presidi su 10 di fronte agli insegnanti "scoppiati" si "sentono professionalmente all'altezza della situazione". Coloro che non hanno mai affrontato direttamente casi di disagio mentale dei prof "sottovalutano i rischi di incolumità dell'utenza" e 2 dirigenti su 3 confessano di non sentirsi "opportunamente appoggiati dagli uffici competenti": Uffici scolastici provinciali (gli ex provveditorati) e regionali. Il grido di aiuto lanciato dai presidi, che chiedono sul tema maggiore formazione, si trasforma in atto d'accusa nei confronti dei medici. Il 40 per cento dichiara, infatti, che i medici "come l'opinione pubblica non sono informati" e "nutrono gli stessi stereotipi dell'opinione pubblica. Anche secondo i medici fare l'insegnante sarebbe un lavoro leggero. Da quando - dichiara Giorgio Rembado, presidente dell'Anp - sono venuti in superficie i numerosi contrasti che il confronto intergenerazionale provoca dentro le aule l'opinione pubblica sta scoprendo una realtà tanto dissimile dall'idea di scuola che si era fatta da far gridare, anche a ragione, all'esplosione di un'emergenza educativa". Emergenza che richiede "un approccio più ragionato attraverso l'utilizzo degli strumenti che l'analisi scientifica mette a disposizione. Il malessere di cui si parla - spiega Rembado - affligge in primo luogo gli insegnanti" ma non dobbiamo dimenticare "il dovere di tutelare gli studenti di fronte a docenti colpiti da sindrome di disagio mentale professionale". Insomma, "non si può girare la testa dall'altra parte".
Per approfondire l'argomento, ecco un link utile:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/305673

Cattolicesimo integralista e islam radicale.

Su MicroMega del 21/05, ho letto un interessante articolo di Cinzia Sciuto che é andata a curiosare tra i testi in vendita in una libreria in Piazza San Pietro. Vi ha trovato una "istruttiva" pubblicazione (La donna cristiana di Dag Tessore), sul tema della emancipazione femminile e, più in generale su posizioni ritenute di stampo misogino di alcuni Padri della Chiesa. In questo libro, tali posizioni sono rivalutate e considerate con una sorta di benevolenza che le riabilita e le riaccredita come prospettive utilizzabili per una nuova visione della figura e del ruolo della donna nella società.
In altri termini, pare che ad alcuni esponenti del pensiero cattolico, quello più integralista, non vada bene che si attribuisca il primato di certe posizioni sulle donne all'Islam e ne rivendicano l'origine. Ecco l'articolo:
"Ogni tanto è utile fare un giro nelle librerie cattoliche. Così, per vedere un po' che aria tira. Mi è di recente capitato di andare alla Libreria editrice vaticana, che si trova proprio dentro piazza San Pietro, ai piedi della Basilica, e, tra codici di diritto canonico, edizioni della Bibbia ed encicliche varie, mi colpisce la copertina di un libro: su fondo bianco, risalta il volto di una donna, coperto alla maniera che siamo abituati a chiamare "islamica", con un velo nero che lascia scoperti solo gli occhi. Io, da ingenua illuminista quale sono, tenacemente convinta che il genere umano sia sempre in progresso verso il meglio, penso subito a un qualche testo di un qualche cattolico "illuminato" contro questi musulmani oscurantisti e reazionari, e vado con gli occhi a cercare il titolo: "La donna cristiana". Ancora mi ostino a non capire e leggo il risvolto di copertina:"La parità di diritti tra i due sessi, la libertà della donna di lavorare fuori casa e di vestirsi come vuole sono dati ormai del tutto scontati e indiscussi, talmente radicati da escludere qualsiasi voce di dissenso. A pensarla diversamente possono essere solo gli ambienti del fondamentalismo islamico “fanatico”; oppure possono essere i Padri della Chiesa che, come si ritiene oggi, non avevano ancora sviluppato la consapevolezza della vera dignità della donna. Ebbene, questo libro si presenta come una voce di dissenso, anzi come un totale ribaltamento di prospettiva: non più dare per scontato che l’emancipazione femminile sia una conquista della civiltà, bensì ripensare la questione, tornando ad ascoltare la voce proprio di coloro (i Padri della Chiesa) che furono i più tenaci sostenitori della concezione patriarcale: si propone cioè di capire le ragioni di chi non la pensa come noi. Si offre al lettore la possibilità di accostarsi alla presunta “misoginia” dei Padri non con i soliti schemi mentali di oggi, per i quali “sottomissione”, “clausura”, “velo”, “obbedienza al marito” sono cose necessariamente negative, ma con uno spirito di umiltà e di rispetto, per verificare se forse esista una libertà della donna che non sia solo quella di lavorare e guadagnare soldi, e se esista una dignità che possa esprimersi anche nell’essere pudica, portare il velo e dedicarsi alla famiglia. Utile strumento di studio per l’ampia e dettagliata documentazione che offre, basata rigorosamente sui testi biblici e patristici, questo libro offre al contempo un grande affresco di una società alternativa (dove, paradossalmente, il modello cristiano delle origini si rivela più vicino all’Islam fondamentalista odierno che all’Europa “cristiana”); diventa un itinerario spirituale per riscoprire i valori della pazienza, della libertà interiore, della povertà e dell’abbandono a Dio; diventa, infine, un’occasione per rimettere in discussione, secondo una prospettiva genuinamente cristiana, gli “assiomi” della società occidentale moderna (emancipazione femminile, benessere, diritti umani…) e volgere il nostro sguardo a vedere che esistono modi diversi di concepire la vita, modi diversi di intendere la dignità femminile”.E non si può certo dire che nella Libreria editrice vaticana si trovi di tutto. I libri esposti (e questo era in bella posizione, nient'affatto nascosto) sono accuratamente selezionati. Non ho visto negli scaffali, per esempio, “Viaggio nel silenzio”, l'inchiesta sui preti pedofili di Vania Lucia Gaito (ed. Chiarelettere). Ed inutile sarebbe stato cercare autori “laicisti” come Viano, Giorello, Flores d'Arcais (neanche quando dialoga con Angelo Scola... ma magari mi è sfuggito), Pievani, Rusconi, Dawkins e via dicendo. Un posto invece per un tale Dag Tessore che riabilita la misoginia “presunta” dei Padri della Chiesa e rivendica “modi diversi di intendere la dignità femminile”, soprattutto se coperta da un velo, sottomessa e obbediente al marito, si trova sempre. Meno male che stavolta non c'è bisogno di noi laicisti a sottolineare l'affinità di certe posizioni cattoliche integraliste con l'islam più radicale: è lo stesso autore a riconoscerla, e anzi quasi con un pizzico di fastidio. Come a dire: ci stiamo facendo fregare dai musulmani".

Esame di Stato 2008 e commissioni d'esame.

Il 26 maggio il Ministero dell'Istruzione renderà note le commissioni d'esame.Mezzo milione di studenti sono in tensione per l'esame di Stato. Su la Repubblica del 19/05, i numeri, le date, gli appuntamenti della Maturità.
Con il titolo "Scatta la carica dei 500mila. Ma il 4% è a rischio ammissione", Salvo Intravaia fa il punto della situazione alla vigilia della pubblicazione delle tanto attese commissioni d'esame.
"Poco più di un mese alla maturità e quasi mezzo milione di studenti sono già alle prese con l'ultimo scoglio: l'ammissione all'esame introdotta l'anno scorso dal ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni. Quest'anno, per la conquista del diploma in totale sono in corsa poco meno di 497 mila ragazzi. Se fra un mese verranno confermate le percentuali dello scorso anno (il 4 per cento secco) circa 20 mila studenti dovranno dire addio anzitempo alla maturità perché "non ammessi". Nelle 14 regioni italiane in cui le lezioni terminano il 7 giugno, alla fine delle "ostilità" fra insegnanti e studenti mancano 23 giorni. E le prossime settimane, con gli ultimi compiti e le ultime interrogazioni, saranno decisive.
Le tappe di avvicinamento agli esami. Con le materie oggetto della seconda prova scritta pubblicate a gennaio da viale Trastevere, la maturità è formalmente partita. Quattro le tappe di avvicinamento agli esami. Entro il 15 maggio i Consigli di classe devono predisporre il cosiddetto "Documento del 15 maggio", che dovrà riportare i programmi svolti nel corso dell'anno, le strategie educative e didattiche adottate dagli insegnanti e tutte le altre informazioni relative alla classe che devono essere portate a conoscenza della commissione. Ma, soprattutto, la tipologia di terza prova svolta dagli studenti durante le "simulazioni" in classe che "costringerà" la commissione ad adottare la medesima forma durante l'esame. Il 26 maggio saranno pubblicati i nominativi dei commissari esterni e del presidente. Tutti potranno consultarli sul sito del Ministero. E, concluse le lezioni in tutte le regioni italiane, dal 6 al 14 giugno i consigli di classe emetteranno il verdetto per ogni studente: ammesso o non ammesso.
Le date. La prima prova, quella di Italiano nelle quattro tipologie (saggio breve o articolo di giornale; analisi del testo; tema a carattere storico e tema di attualità) previste dalla riforma Berlinguer, è prevista per mercoledì 18 giugno alle ore 8,30 in punto. Il giorno dopo, il 19 giugno, sarà la volta della seconda prova scritta: Matematica allo scientifico, Greco al classico e Architettura al liceo artistico. Dopo tre giorni di pausa, in cui i ragazzi dei licei artistici e degli istituti d'arte continueranno la seconda prova, lunedì 23 giugno i ragazzi saranno chiamati a risolvere la terza prova scritta: quasi sempre un questionario sulle materie dell'ultimo anno, escluse quelle dei primi due scritti.
I numeri. La pattuglia più numerosa di aspiranti al diploma è quella degli istituti tecnici, quasi 188 mila ragazzi. Seguita dagli studenti dei licei scientifici (106 mila circa) e da quelli degli istituti professionali, che si presenteranno al cospetto delle commissioni in 84 mila. I diciannovenni, in età regolare, saranno 68 su 100 (340 mila circa) cui occorre aggiungere quasi 20 mila diciottenni, il 4 per cento, in anticipo. Quasi 200 mila studenti di venti/ventuno anni e oltre si presentano con uno o più anni di ritardo all'appuntamento con la maturità".

lunedì 19 maggio 2008

Giovani e stupefacenti

Su la Repubblica.it del 19/05, leggiamo che il vicedirettore del Messaggero Alessandro Barbano ha pubblicato un saggio sulla diffusione degli stupefacenti fra i giovani. La sua tesi sicuramente farà discutere. Le droghe leggere come la marijuana sono un passaggio obbligato verso quelle pesanti. Dal libro "Degenerazioni" (Rubettino editore) ecco il capitolo sulla diffusione della marijuana nella scuola.
"Professore-m'hanno chiesto-oggi in palestra proiettiamo un documentario di chimica insieme con la prof. Ti spiace se utilizziamo la prima delle tue ore? Se vuoi, puoi assistere. Lì per lì non ho intuito. E li ho seguiti. La palestra del Liceo classico di Francavilla a mare era gremita. Dalle prime alle quinte sembravano tutti lì. Ho pensato: che cosa mai proietteranno di così trasversale da toccare l'interesse di ragazzi di età tanto diverse? Le prime immagini del filmato hanno esaudito la mia curiosità. Lasciandomi di stucco. Era un documentario sugli effetti benefici della cannabis nella terapia del dolore. Presentata come fosse la scoperta del Dna e proposta a ragazzi di quattordici anni come una sostanza da cui sarebbe derivato il benessere delle generazioni future. Tutto ciò a scuola, durante le ore di lezione. Non volevo crederci. Ma il peggio doveva ancora venire. Poiché, dopo la proiezione, la mia giovane collega di chimica è salita in cattedra a rincarare la dose. E dietro il paravento di un'informazione scientifica, ammiccava a quello che era il reale movente dell'iniziativa. Promuovere la cultura dello spinello, legittimarlo di fronte a degli adolescenti".
Mentre racconta la sua inattesa avventura, Andrea ha ancora lo stupore di quel giorno. Non riesce a farsi una ragione di ciò che è accaduto. "Anch'io sono giovane - dice -, ma non mi sognerei di proporre ai ragazzi di quindici anni un tema su droga e letteratura negli ultimi due secoli, da Boudelaire a Kerouac. E se pure parlassi con loro degli scrittori dalle vite perdute, certamente eviterei di cadere nella apologia. Invece quei ragazzi hanno assistito a scene in cui si illustravano le tecniche di rullaggio delle canne. L'ho trovata un'azione di cattivo gusto e assolutamente gratuita. Uno studente mi ha detto: Professo', adesso so come si fa una canna. Prima non ne sapevo nulla!. Complimenti alla scuola. E complimenti alla collega. A cui al termine del pistolotto, in separata sede, ho detto:
"Ma ti rendi conto di quello che dici? Il messaggio che dai ai ragazzi deve essere soltanto uno: la droga fa male. Punto". "Tu non conosci le virtù terapeutiche della cannabis", mi ha risposto. "No. Ma se anche ce ne fossero, non vedo la necessità di parlarne a ragazzi di 14 anni in assenza di un esperto". Ero disgustato. E ho pensato allora di rivolgermi alla preside. Ma ho fatto un buco nell'acqua. Mi ha confessato di non conoscere neanche l'argomento del film. Ma come: lei consente di proiettare qualunque cosa le venga a proporre il rappresentante d'istituto, un diciottenne? E sulla collega ha aggiunto: "E' uno spirito un po' ribelle, bisogna lasciarla fare". Chiedendomi poi di non alimentare la polemica in classe e di fare silenzio con gli altri docenti. Le ho obbedito solo in parte. Ho intrattenuto i miei studenti su droga e dintorni. Ho spiegato loro che il messaggio permissivista è capzioso. Che l'assunzione di droga è un'anomalia, non la normalità. Gli ho parlato di me, gli ho detto: "Vedete ragazzi, non bevo alcol, non fumo e non mi drogo. Non perché sia salutista, ma semplicemente perché non mi piace e non mi interessa. E nonostante queste mie evidenti lacune, qualche risultato nella vita sono riuscito ad ottenerlo. Il che significa che assumere sostanze stupefacenti non è necessario per rendere a scuola, per stare bene con gli altri, per stringere relazioni." Mi pare che abbiano recepito il messaggio. Almeno lo spero per loro." Il racconto di Andrea non deve stupire. Sono migliaia nella scuola italiana i docenti consumatori di cannabis. Tentati dall'idea che la loro consuetudine con lo sballo, che li accompagna dalla giovinezza, possa legittimarsi nel consenso diffuso attorno a una pratica che essi continuano a ritenere innocua. O, addirittura, benefica. Con tanto di certificazione scientifica. Per cui lo spinello è piacevole, è trendy, e politicamente corretto e, da ultimo, fa bene alla salute...

domenica 18 maggio 2008

Fuga dai banchi di scuola



L'agenzia di stampa nazionale DIRE, diretta da Giuseppe Pace, riporta una notizia relativa al fenomeno degli studenti che lasciano la scuola. Il titolo dell'articolo é: "Fuga dai banchi, ogni anno 47 mila studenti lasciano la scuola".
I ragazzi italiani lasciano la scuola quando non hanno ancora raggiunto una qualifica superiore o, magari, senza nemmeno aver conseguito il diploma di scuola media. In Italia ci sono molti ragazzi che abbandonano i banchi molto presto, oltre 47mila secondo l'ultima fotografia scattata dal ministero della Pubblica istruzione nel Rapporto sulla dispersione scolastica pubblicato qualche giorno fa. La quota decisamente maggiore, oltre 44mila ragazzi, abbandona le scuole superiori, quella più piccola, oltre 2mila alunni, le scuole medie.
Secondo i numeri forniti dal ministero della Pubblica istruzione, solo nel 2006/2007 (è l'ultimo dato disponibile) 47.455 alunni italiani sono letteralmente spariti nel nulla senza completare gli studi, probabilmente assorbiti dal mercato del lavoro, o della formazione professionale. In particolare hanno lasciato le medie, senza arrivare al diploma, 2.791 studenti, la maggior parte, 1.047, al terzo anno, proprio ad un passo dall'esame finale. Alle superiori si sono ritirati 44.664 ragazzi (11.770 frequentano le scuole serali), con un boom di abbandoni al primo anno, 16.046, e al terzo, 9.155, quando, cioè, c'è il passaggio dalle medie alla secondaria di secondo grado e dal primo biennio al triennio finale. Più bassi invece, gli abbandoni al quinto anno: i ragazzi che decidono di non sostenere la maturità sono
3.257.
Secondo il ministero, il fenomeno degli abbandoni ha "mostrato una certa stabilità negli ultimi anni". La quota media di ragazzi che lasciano senza finire gli studi, insomma, è attestata attorno alle 47mila unità all'anno. Il che si traduce in perdite consistenti di denaro per le casse dello Stato che investe, in media, oltre 6mila dollari (dati Ocse) per ciascun alunno delle medie e oltre 8mila per ciascuno studente delle superiori.
Le scuole superiori più toccate dagli abbandoni sono i professionali (20.168 alunni). Seguono tecnici (19.223) e licei (1.974). La ripartizione geografica penalizza il Sud (15.170) e le Isole (9.979). Nel Nord-Est si registra la situazione migliore (4.819 dispersi).

I docenti universitari più anziani d'Europa

In Italia i professori sono vecchi. Il confronto internazionale ci colloca in coda alla classifica.
Sul quotidiano la Repubblica del 17/05/2008, Salvo Intravaia riferisce e commenta i dati dell'aggiornamento fatto dal Ministero dell'Università sui docenti universitari italiani.

La domanda d'esordio é: "L'Università italiana é da svecchiare?" La risposta appare scontata e, se si volge lo sguardo all'estero, sembra proprio di sì. I nostri docenti universitari sono i più vecchi d'Europa. Il corpo accademico italiano, considerato l'arco temporale dell'ultimo decennio, non è mai stato così anziano come nel 2007. Tra ricercatori (che dovrebbero fare ricerca, teoricamente, ma che in quasi tutte le università tengono in piedi la didattica tenendo la maggior parte dei corsi), professori associati e ordinari, l'età media supera i 51 anni. L'anno scorso, e due anni fa, si era al disotto di questa media (seppure con fatica) e nel 1997 era sotto i 50 anni. Sono i professori ordinari che fanno registrare il record. In Italia, la metà di essi ha superato i 60 anni e quasi 8 docenti su 100 ha almeno 70 anni.
I giovani (intendendo gli under 40) sono l'1,7% e gli under 50 ammontano a meno del 19%. Le cose vanno un po' meglio quando si considerano le età dei professori associati, dove gli ultrasessantenni rappresentano comunque un quarto del totale. E di "giovani" al di sotto dei 40 ce n'é uno su dieci.
I ricercatori, in Italia, rappresentano l'avanguardia della carriera universitaria a tempo indeterminato. Tra di loro ci sono i più giovani in assoluto: gli under 30 sono 2 su 100.
Vanno decisamente meglio le cose con i "giovani" under 40 che rappresentano lo zoccolo duro della ricerca universitaria nazionale: 4 su 10. Ma, per vocazione o per mancanza di "appoggi influenti", anche fra i ricercatori ci sono i decani: il 7% ha oltrepassato i 60 anni e uno su tre ha più di 50 anni.
L'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ci permette, anche se con i dati del 2005, il confronto con le altre realtà europee. L'età media dei nostri professori universitari (compresi i ricercatori, che abbassano la media), che é poco sotto i 51 anni, non trova riscontri all'estero. In Francia l'età media è pari a 45 anni, in Spagna si scende a 44 in Germania e in Portogallo, a 42 anni. In Turchia invece, salgono in cattedra giovanissimi: 38 anni. Basta fissare l'asticella sui 34 anni per comprendere quanto siamo lontani dalle altre realtà europee. Nel nostro Paese, solo 4 docenti universitari su cento hanno meno di 34 anni. La percentuale di giovani schizza letteralmente in su oltralpe (il 21% di under 34 in Francia), Germania (32%) e Finlandia, dove le probabilità di stare "in cattedra" da giovanissimi è alta: 28%. Anche il Regno Unito dà molte chance (il 27% di docenti universitari con meno di 34 anni) ai propri giovani di intraprendere la carriera universitaria. Ma, ancora una volta, il record spetta alla Turchia dove il 41% dei docenti ha meno di 34 anni.

venerdì 16 maggio 2008

Marco Travaglio: le scomode verità! parte seconda


Non si placa la polemica seguita all'intervento di Marco Travaglio da Fabio Fazio nella puntata di sabato 10 maggio di "Che tempo che fa".
Per capire proprio ..."che tempo che fa" sul fronte dell'informazione, ecco un articolo di Giuseppe D'Avanzo apparso su la Repubblica di ieri e la replica, sempre sullo stesso quotidiano, di Marco Travaglio.
Per leggere i due articoli, cliccare sul link:


http://temi.repubblica.it/micromega-online/caso-schifani-le-accuse-di-d'avanzo-e-la-replica-di-travaglio/

Per altri commenti e analisi, un link utile è:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

lunedì 12 maggio 2008

Marco Travaglio: le scomode verità!

Su Micromega, con il titolo "Il Regime contro la libera informazione. Siamo tutti Marco Travaglio (se siamo ancora democratici)", Paolo Flores d’Arcais commenta ciò che é avvenuto dopo la puntata di "Che tempo che fa" di sabato scorso. Per chi non l'avesse vista, sinteticamente, ricordo che Marco Travaglio, intervistato da Fazio sul suo ultimo libro "Se li conosci li eviti", ha affermato senza giri di parole, che la seconda carica dello Stato (Schifani, Presidente del Senato), ha avuto rapporti "stretti" con mafiosi (condannati). Il giorno dopo l'intervista, un coro bipartisan (destra e sinistra parlamentare, con l'unica eccezione di Di Pietro, Idv) si é levato per porgere le scuse al "grande offeso". Lo stesso Schifani, in un'intervista "riparatoria" fatta dal TG1, ha sfoggiato un tono staccato e di "superiore" benevolenza, accusando il suo detrattore di "voler minare il dialogo" (ma il dialogo non dovrebbe costruirsi sulla verità e l'onestà, anche intellettuale?), che ha caratterizzato, a detta di Schifani, l'inizio della legislatura.
Ma ecco l'articolo di Flores d'Arcais:

"A occhio e croce perfino Anna Finocchiaro, da giovane, per via di frequentazioni comuniste, dovrebbe aver letto Antonio Gramsci. E se non lo ha letto non ha potuto fare a meno di inciampare sulla frase più famosa del leader antifascista, citata infinite volte in ogni contesto: la verità è rivoluzionaria. Del resto, i grandi dissidenti dell’est hanno sempre caratterizzato il regime del totalitarismo sovietico e dei suoi satelliti come i paesi della menzogna dispiegata. E Hannah Arendt, che di totalitarismi qualcosa capiva, ha insistito incessantemente che per una democrazia la minaccia e il rischio totalitario cominciano quando governo e politici negano le “modeste verità di fatto”. Ora, quello che colpisce nel “caso Travaglio”, o almeno dovrebbe se nel nostro sciagurato belpaese fossero ancora attivi anticorpi di elementare democraticità, è che nessuno fin qui ha messo in discussione la realtà delle “modeste verità di fatto” puntualmente ricordate da Marco Travaglio. L’alluvione di attacchi, vaderetro e altre contumelie utilizza ogni arma della più vieta retorica, ma il servo vituperio tace fragorosamente sull’unica questione che conti: lo statuto verità/falsità di quanto Travaglio, da modesto cronista quale si presenta e rivendica, ha puntualmente riferito. Nel variopinto sabba delle scuse che tutti si sentono in dovere di sciorinare per l’indicibile che Travaglio, da giornalista-giornalista, ha invece detto, pesa come un macigno l’unica scusa che latita: quella verso le “modeste verità di fatto”, degradate a opinioni, secondo un rituale antidemocratico che è già fuga dalla libertà e fuga dal giornalismo. Che è già e più che mai REGIME. Aspettiamo perciò che qualche voce non isolata e se possibile autorevole, dia voce ai principi elementari della democrazia. E’ vero che il coraggio, chi non l'ha, non se lo può dare, ma è ancora più vero che chi tace, di fronte a casi tanto gravi, incoraggia future censure e getta la sua pietra, o foss’anche il suo sassolino, nel linciaggio contro le libertà liberali" .

Guarda il video dell'intervento di Marco Travaglio a "Che tempo che fa" del 10/5/2008

Leggi la scheda, tratta dal libro di Travaglio e Gomez, sul Presidente del Senato, Schifani:
http://ia360918.us.archive.org/1/items/RenatoSchifani/Schifani.pdf