martedì 29 aprile 2008

Le scodellatrici: figure professionali emergenti.

Sul Corriere della Sera del 28 aprile, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella presentano il loro nuovo libro che si intitola "La deriva" e ci parlano di un'Italia che "sta rischiando il naufragio", per usare la loro espressione.
Il Corriere riporta alcune righe di anticipazione che mostrano un certo interesse degli autori per la scuola. In queste pagine si possono trovare denunce puntuali e documentate e tra le figure professionali di cui si occupa emerge quella della scodellatrice nelle scuole dell'infanzia.
Ma come nasce questo nuovo mestiere? Nasce dal protocollo d'intesa con i sindacati che esclude dal mansionario del collaboratore scolastico (il più conosciuto "bidello") compiti come il ricevimento dei pasti, la predisposizione del refettorio, la distribuzione dei pasti e lo "scodellamento", la pulizia dei locali ed eventualmente delle stoviglie dopo il consumo del pasto. Ma poiché questo tipo di lavoro va fatto, se non lo fanno i collaboratori scolastici, occorre trovare qualcuno che lo faccia. Ed ecco che nascono le scodellatrici, figure quasi sempre precarie, provenienti di solito da cooperative, che svolgono tutte le attività connesse alla refezione dei bambini.
Potrebbe anche sembrare una cosa sulla quale ridere, ma se facciamo due conti, smettiamo immediatamente: un Comune di media grandezza, con 2000 alunni cui dar da mangiare, spende per le "scodellatrici" 300.000 euro per anno scolastico.
L'articolo prosegue così:
"Una botta micidiale ai bilanci, per i Municipi: ci compreresti, per fare un esempio, 300 computer. Sulla Riviera del Brenta, tra Padova e Venezia, hanno provato a offrire dei soldi alle bidelle perché si facessero loro carico della cosa. Ottocento euro in più l’anno? «Ah, no, no me toca...». Mille? «Ah, no, no me toca...». Millecinque? «Ah, no, no me toca...». Ma ve lo immaginate qualcosa di simile in America, in Francia, in Gran Bretagna o in Germania? (...) E sempre lì torniamo: chi, se non la politica, quella buona, può guidare al riscatto un Paese ricco di energie, intelligenze, talenti straordinari, ma in declino? Chi, se non il Parlamento, può cambiare le regole che per un verso ingessano l’economia sul fronte delle scodellatrici e per un altro permettono invece agli avventurieri del capitalismo di rapina di muoversi impunemente con la libertà ribalda dei corsari? (...)"
Si passa poi ad elencare tutta una serie di privilegi economici di cui beneficiano i partiti politici (che vi risparmio, trattandosi di informazioni già note).

Nessun commento: