Dalla lettura di un articolo della prof.ssa A. M. Volpicella, professore associato dell'Università di Bari, una rflessione sul Counseling scolastico.
Nella nostra società si vanno sempre più intensificando forme di disagio che toccano adolescenti e giovani, ma anche bambini, che manifestano il loro malessere attraverso comportamenti che vanno da forme di violenza distruttiva e autodistruttiva per arrivare a fughe dalla realtà attraverso dipendenze di vario genere o a interruzione di flussi comunicativi con l'esterno. La scuola si trova a interagire con questi soggetti e questo richiede forme di intervento sempre più complesse che non si esauriscono esclusivamente nell'ambito scolastico. L'esigenza di prevenire il disagio e di rappresentare un punto di riferimento significativo dell'universo giovanile, ha portato la scuola a ricercare nuove modalità per favorire il benessere e per arginare le derive distruttive, causate da crescente malessere. Una delle modalità attivate dalla scuola è il "counseling scolastico" che, come afferma l'autrice dell'articolo "si struttura come relazione di aiuto non direttiva, fondata su un ascolto attivo ed empatico che, in un clima di attenzione e rispetto, pone al centro l'allievo con la sua singolare storia di vita, valorizzandone le potenzialità di cambiamento". Il termine counseling viene dal latino consilium che significa giudizio / consultazione: counseling va inteso come consulenza, forma di rapporto interpersonale in cui un individuo che ha un problema, ma non possiede le conoscenze o le capacità per risolverlo, si rivolge a un altro individuo (in questo caso il docente) che, grazie alla propria esperienza e preparazione è in grado di aiutarlo a trovare una soluzione. Il counseling non si pone come pratica di tipo terapeutico ma piuttosto come uno strumento psicopedagogico che può aiutare il giovane a superare le paure legate a crisi di identità e la sensazione di incapacità e di inadeguatezza di fronte ai problemi e alle difficoltà. Non è altro che una relazione tra due persone, una delle quali funge da "incoraggiatore", opera da facilitatore, per permettere alla persona di fare delle scelte in modo autonomo, assecondando i suoi personali gusti e sollecitando la sua responsabilità. Il counseling scolastico, ha lo scopo di "attivare il potenziale di sviluppo cognitivo ed emozionale che molto spesso rischia di rimanere sottoutilizzato". Il primo sostenitore e divulgatore del counseling è stato, in epoca moderna, C. Rogers (anni Cinquanta), che ha sviluppato una teoria di consulenza e una terapia di psicoterapie che si è posta come alternativa alla psicoanalisi e alla psicoterapia psicoanalitica. La proposta di Rogers prende il nome di "terapia non direttiva" e ha, come presupposto teorico "l'ottimismo motivazionale per il quale il bisogno di autorealizzazione è l'unica fonte energetica del comportamento umano". Attraverso il counseling scolastico, possono essere affrontati problemi legati alle difficoltà di apprendimento, all'iperattività e a comportamenti violenti o aggressivi che hanno, come diretta conseguenza, un disadattamento scolastico. Inoltre, il counseling scolastico risulta importante nel campo dell'orientamento, sia scolastico sia professionale e nell'individuazione di problematiche non risolvibili all'interno dell'istituzione scolastica, con predisposizione di contatti con strutture del territorio idonee ad affrontarli. Volendo fare una sintesi, possiamo affermare che tramite il counseling è possibile:
3) Diffondere una sensibilità psicologica, poiché lo psicologo nella scuola non deve offrire solo colloqui o consulenze psicologiche specialistiche, ma lavorare anche per favorire negli studenti, negli insegnanti, nel personale non docente e nelle famiglie, la conoscenza dei processi legati alle età evolutiva, la costruzione di relazioni significative, lo sviluppo di competenze relazionali e comunicative.
Nessun commento:
Posta un commento