Il secondo, problematico, quesito che l'educazione pone é: quando si educa?
Volendo dare voce all'Unione Europea e al Report/2000 curato da O. Bruner, Istruzione e Formazione permanente, potremmo dire che si educa lungo tutto l'arco della vita. Il quando dell'educazione segue l'orologio delle età generazionali: dall'infanzia all'età senile. Ciò significa che si educa sempre. Ogni stagione della vita dovrà essere scandita da un'alfabetizzazione di lunga durata che sappia attraversare le rotte della conoscenza e dei rapporti sociali.
Accompagnare l'uomo per tutta la vita, significa far diventare l'educazione "un capitale sociale, una palestra di democrazia sociale e una sede primaria di coesione sociale".
Ma perchè l'educazione possa rappresentare tutto questo, occorre, primariamente che essa attraversi tutto l'arco di vita (long life learning) e che sappia incontrarsi, per mezzo di un sistema formativo integrato, su un terreno di reciprocità culturale che va dalla scuola ai contesti formativi presenti nel territorio: quartiere, borgata o paese.
Afferma Frabboni che é necessario attivare "un doppio sentiero di istruzione che attraversandosi ed incrociandosi possa disegnare una scuola-come-sistema: non più claustrale, tutto/scuola, scuolacentrico. Ma un sistema di istruzione aperto alle culture del fuori, in grado di rendere consapevoli le giovani generazioni della complessità e delle contraddizioni che attraversano questo mondo globalizzato".
a. La formazione per tutta la vita è possibile se la scolarizzazione dell'obbligo e del postobbligo "sa trasmettere competenze alfabetiche capaci di automanutenzione". La difficoltà dell'educazione permanente risiede nella perdita dei saperi cui vanno incontro gli studenti pochi anni dopo la loro uscita dal sistema di istruzione "le conoscenze ufficiali (le materie di studio: tendenzialmente trasmesse in forme mnemoniche e nozionistiche) spariscono dalla mente dei giovani, scompaiono dal loro monitor cognitivo qualche anno dopo l'uscita da scuola".
b. Il sistema formativo integrato é possibile se le agenzie formali, le scuole, le agenzie non-formali intenzionalmente educative, la famiglia, l'associazionismo, gli enti locali, il mondo del lavoro, e le agenzie informali, quelle del mercato, non frammentano la domanda formativa e quindi "non atomizzano l'offerta formativa".
Occorre un'alleanza tra le diverse agenzie, soprattutto tra quelle formali e quelle non-formali che devono "calmierare l'irruenza/invadenza del mercato formativo a pagamento (sregolato, instabile, non intenzionalmente educativo)"
Solo dopo questo primo passo, il sistema informale "se accetterà le sane regole dell'educazione, partendo dall'intenzionalità e dalla progettualità, potrà essere accolto nella città educativa".
Continuerà, questo terzo sistema, a restare di mercato ma non dovrà dimenticare il principio della qualità dei prodotti che offre.
La risposta al secondo interrogativo é dunque: sempre. (continua)
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