mercoledì 16 aprile 2008

Incontro con l'autore: Boris Pahor. Un libro per non dimenticare



In occasione del 25 Aprile, il Comune di Ceggia ha organizzato un incontro con l'autore del libro "Necropoli", Boris Pahor. Triestino di nascita, ha collaborato con la Resistenza antifascista slovena e ha vissuto l'inferno dei campi di concentramento nazisti. Il suo luogo di prigionia si trovava nei Vosgi, a Natzweiler-Struthof e in quel campo, Pahor ha vissuto giorni drammatici segnati dalla violenza e dall'orrore. Per una crudele ironia della sorte, Pahor e gli altri sloveni di Trieste e del Carso verranno schedati nel lager come italiani, ma é proprio l'alleanza dei fascisti italiani con la Germania nazista che sta all'origine del loro inferno. Afferma Pahor "Noi sloveni del litorale affermavamo ostinatamente di essere jugoslavi. Il cuore e la mente si ribellavano al pensiero di essere eliminati come appartenenti a una nazione che, alla fine della prima guerra mondiale, aveva sempre tentato di assimilare gli sloveni e i croati". Il libro é un ritratto a tutto tondo della vita, o per definirla come l'autore, della non-vita (quasi della morte) nel lager. Claudio Magris, che ne ha curato la Presentazione, sostiene che "é un'opera magistrale [...] anche per la sua limpida sapienza strutturale, per l'intrecciarsi dei tempi, verbali ed esistenziali, che intessono il racconto. Necropoli, annoverato da decenni fra i capolavori della letteratura dello sterminio, è un libro eccezionale, che riesce a fondere l’assoluto dell’orrore – sempre qui e ora, presente e bruciante, eterno davanti a Dio – con la complessità della storia, la relatività delle situazioni e i limiti dell’intelligenza e della comprensione umana.” Con uno stile asciutto, senza sbavature, con un linguaggio a volte duro, ma che ben si addice a una realtà così atroce, l'autore ci accompagna in questo viaggio nell'orrore, senza mai perdere la sua umanità, la sua integrità e la sua forza, la stessa che gli ha permesso di sopravvivere alla prigionia. Un viaggio per non dimenticare, per testimoniare la ferocia e la miseria dell'uomo, ma anche, quasi in un estremo tentativo di riscatto del suo destino, la dignità, la capacità di non farsi annientare da questa ondata di Male assoluto. Pahor, sopravvissuto nonostante il passaggio all'inferno, non nasconde e non nega "la colpa metafisica di aver lasciato in quell'inferno tanti compagni" e proprio perché consapevole della dimensione tragica dell'esperienza, teme che il tempo, l'oblio e il mutare della vita rendano meno vivido il colore della dannazione, che appannino la sua assolutezza, facendola quasi rientrare nel divenire della natura. Egli vorrebbe che la dannazione e i segni da essa lasciati restassero come delle cicatrici incancellabili sul corpo della storia e dell'umanità.
Boris Pahor, Necropoli, Fazi Editore
Sala del Consiglio comunale, Piazza 13 Martiri, CEGGIA VE
Lunedì 21 aprile 2008 ore 18.30

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