giovedì 3 aprile 2008

1 - Le domande dell'educazione-Perchè educare?





In Pedagogia più Didattica - Teorie e pratiche educative, gennaio 2008, Rivista quadrimestrale della Erickson, Franco Frabboni, professore ordinario dell'Università di Bologna, analizza la Pedagogia partendo dalla riflessione su tre tre domande basilari: Perché educare? Quando educare? Dove educare?
Il Ventunesimo secolo é stato caratterizzato da una forte aspettativa nei confronti di un'idea di umanità capace di inaugurare una nuova stagione, rispettosa della libertà, della giustizia, dell'uguaglianza e della convivenza pacifica. Un'umanità affrancata dai risvolti modernisti di tipo ideologico e discriminatorio.
Ciò si rende possibile a patto che si riesca a superare tali aspetti ed in presenza di una direzione di società che sia, nel contempo, postideologica, postliberista e postmediatica, una "società post", insomma, capace di accogliere un'Educazione che si coniuga totalmente con la Persona, assunta nella sua singolarità Irripetibile, Irriducibile ed Inviolabile (la Persona identificata con le tre/I).
In una società in cui sembra prevalere, come unico motore di sviluppo, l'idea di globalizzazione economica, tecnologica e consumistica, la singolarità resta l'unica difesa possibile dell'uomo.
Afferma Frabboni "L'umanità nuova, indossa il doppio mantello della complessità (a difesa della differenza e della pluralità: e non dell'identico) e della problematicità (a difesa dell'ipotetico e del possibile: e non della certezza)".
L'educazione é chiamata a dare risposte in una società che sta cambiando sia l'aspetto socio-economico sia quello antropologico-culturale.
Perché si educa?
La risposta apre due scenari:
  1. L'educazione a difesa della singolarità
  2. L'educazione a difesa della mente plurale

1. Per fronteggiare l'attacco planetario delle superpotenze economiche e, ancora di più quello delle multinazionali mediatiche che hanno il compito di "plasmare" le menti secondo linguaggi, idee e conoscenze che portano ad una uniformazione ed ad un livellamento dei modelli di vita civile, sociale ed esistenziale, é necessaria una mobilitazione educativa che sappia affrontare questa situazione. Come? con una sfida educativa di portata planetaria "una sfida possibile, a patto di disseminare una sempre più elevata e capillare formazione scolastica (quale risorsa umana) equipaggiata di profondi valori culturali, sociali e civili".
Ecco che l'istruzione deve essere ricca di diversità, non di unicità, di cifre/sociali e non individuali, di cooperazione e non di competitività, di solidarietà e non di indifferenza.

2. Il traguardo dell'educazione deve essere la maturazione integrale dell'uomo (soggetto/persona). Il percorso da fare, attraversa tutta la vita della persona e va dall'infanzia alla vecchiaia. Il pericolo che si corre é che la globalizzazione culturale, generi un'umanità-massa, una persona standardizzata i cui comportamenti (affettivi, sociali, etici e cognitivi) siano forgiati dall'industria dei consumi collettivi di massa.
Da qui il richiamo all'inviolabilità, all'irriducibilità ed all'irripetibilità della Persona, che sappia salvaguardarla dal pensiero unico privo della capacità necessaria per comprendere i messaggi mediatici con un adeguato senso critico.
Per rispondere dunque alla prima domanda: Perché si educa?, possiamo dire che si educa: "per umanizzare la Persona vuoi dell'emisfero australe (i Paesi della povertà), vuoi dell'emisfero boreale (i Paesi del benessere)". (continua)

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