lunedì 31 marzo 2008

Un patto per la scuola

La scuola è sempre stato teatro di scontro ideologico e le numerose riforme che si sono succedute in questi anni, ben lungi dall’avere come obiettivo principale un’effettiva ristrutturazione dell’intero impianto scolastico, ne sono la prova. Ecco perché, diventa necessario “che le decisioni sul sistema educativo di istruzione e formazione debbano essere escluse, esplicitamente e in modo condiviso, dalla logica dello scontro politico che ha segnato questo decennio, con interventi di natura legislativa continui e contrapposti: prima di tutto, perché la formazione è un bene comune da salvaguardare e sviluppare; in secondo luogo, perché l’esperienza ha mostrato che gli effetti delle riforme sono visibili solo ben oltre l’arco di una legislatura. Per questi motivi occorre individuare punti di intesa sugli snodi fondamentali, e impegnarsi a raggiungere e mantenere l’accordo fino a che gli obiettivi siano stati raggiunti”. La scuola non è di destra o di sinistra, la scuola è del Paese. I tentativi finora fatti, rivelatisi fallimentari, “suggeriscono di adottare una logica di promozione delle innovazioni, con una cornice normativa organica ma flessibile, che fissi i punti essenziali e preveda la possibilità di modifiche successive”.
A questo scopo, diventa necessario che tutte le forze politiche si impegnino a ”trovare un’intesa sulle priorità, superando la logica del muro contro muro, a sviluppare l’intesa anche a livello regionale, in un quadro di collaborazione con gli enti locali e a mantenerla fino al raggiungimento degli obiettivi concordati, indipendentemente dalle variazioni del quadro politico”. I punti di questo “patto per la scuola”, riportati di seguito, rappresentano delle linee guida che prendono in considerazione diversi aspetti del pianeta scuola e, sebbene non esaustivi della complessa realtà scolastica, ne disegnano un quadro articolato e ricco.
I punti essenziali
1. Dare significato alla formazione. La premessa ad ogni decisione operativa è l’accordo sul fatto che la scuola è un luogo dotato di significato, e in grado di dare significato all’apprendimento, attraverso una collaborazione e una valorizzazione delle diverse agenzie educative presenti a vario titolo nella società, dalla famiglia alla Rete, alla comunità anche per contribuire a contrastare, con uno sforzo comune, il disagio giovanile.
2. Più formazione, in più luoghi, per tutta la vita. Ai giovani di oggi, adulti di domani, sarà chiesto di avere una formazione più elevata e più diversificata nei contenuti e nei livelli. E’ ormai un fatto irreversibile il passaggio dalla sola formazione iniziale a una formazione nel corso della vita, che riconosce e valorizza i saperi non accademici, e moltiplica le occasioni di accesso al sistema formativo in tempi e luoghi diversi, anche non formali. La formazione nel corso della vita, per tutti e in tutte le sue accezioni, è la scommessa da vincere.
3. Più autonomia, più responsabilità. E’ necessario realizzare e incentivare la piena autonomia delle istituzioni scolastiche, attribuendo alle scuole poteri reali in materia di organizzazione del curricolo e utilizzo delle risorse umane e finanziarie: il Ministero per parte sua conserverà e potenzierà i propri compiti fondamentali di indirizzo, controllo e ricerca garantendo i livelli essenziali delle prestazioni. Le scuole dovranno rendere conto del proprio operato ad un forte sistema di valutazione che opererà come agenzia indipendente.
4. Per un sistema educativo nazionale più articolato. Passo essenziale per una valorizzazione reale delle diverse proposte formative è la piena attuazione della parità scolastica, che realizza le condizioni per il diritto di scelta delle famiglie. In questo modo si contribuirà fra l’altro all’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di tutto il sistema scolastico nazionale, composto da scuole pubbliche statali e paritarie. Altrettanto importante, nel quadro delle innovazioni costituzionali e tenendo conto della pluralità della domanda formativa, è assicurare le intese necessarie ad una migliore integrazione tra istruzione, formazione e lavoro, e le condizioni per assicurare equivalenza tra il sistema di istruzione e il sistema di istruzione e formazione professionale delle Regioni.
5. Più competenze, meno dispersione. E’ necessario puntare su di un miglioramento delle competenze fondamentali, attraverso una formazione di base più qualificata e più vicina ai diversi bisogni degli utenti, ma soprattutto attenta allo sviluppo integrale della persona: deve esserci una maggiore integrazione fra indirizzi e livelli, e fra scuola e formazione; è necessario un potenziamento della cultura tecnica e scientifica, con maggiori connessioni con il mondo del lavoro. L’utilizzo sistematico delle nuove tecnologie non può essere solo strumentale, ma segna una diversa concezione dell’apprendimento. La scuola dovrà essere più equa e meno egualitaristica.
6. Una didattica nuova. Il miglioramento passa da una nuova organizzazione didattica, con indirizzi e standard fissati centralmente, e la possibilità per le scuole di raggiungere con modalità diverse gli obiettivi stabiliti. L’intero sistema di orientamento va ripensato, per consentire alla scuola di rispondere alla domanda delle persone e del mercato del lavoro. Deve essere chiaro che l’innalzamento della qualità media e l’eccellenza non sono obiettivi contrapposti.
7. Più risorse, meno sprechi. L’innovazione ha un costo, che va stimato e previsto. L’edilizia scolastica, che in alcuni luoghi è inadeguata e obsoleta, richiede un organico piano di interventi, così come le attrezzature informatiche e i laboratori. Dal punto di vista delle risorse umane, gli insegnanti, veri protagonisti del cambiamento, devono operare in condizioni di lavoro più vicine a quelle europee, per cui va ripensato tutto il processo di qualificazione, reclutamento e carriera, in una logica per cui a maggiori responsabilità corrispondono maggiori incentivi. Va fatta al più presto una stima seria del numero di docenti necessario, in base ai parametri medi europei e alle caratteristiche del territorio, ed è necessario programmare gli accessi sul medio periodo.

Il patto é stato promosso da: Vittorio Campione, Fiorella Farinelli, Paolo Ferratini, Claudio Gentili, Franco Nembrini, Luisa Ribolzi, Silvano Tagliagambe, Stefano Versari.
Aderiscono: Giuliano Amato, Dario Antiseri, Livia Barberio Corsetti, Franco Bassanini, Luciano Benadusi, Giuseppe Bertagna, Piero Bianucci, Edoardo Boncinelli, Francesco Botturi, Mario Brozzi, Carlo Callieri, Lorenzo Caselli, Vincenzo Cesareo, Giorgio Chiosso, Piero Cipollone, Massimo Coda, Michele Colasanto, Maria Grazia Colombo, Antonio De Lillo, Alberto De Toni, Pierpaolo Donati, Gian Arturo Ferrari, Fabrizio Foschi, Claudio Gagliardi, Andrea Gavosto, Onorato Grassi, Gregorio Iannaccone, Giancarlo Lombardi, Francesco Macrì, Claudia Mancina, Bruno Manghi, Roberto Maragliano, Daniele Marini, Lanfranco Massari, Enzo Meloni, Renato Mion, Dario Nicoli, Attilio Oliva, Andrea Olivero, Luigi Pedrazzi, Roberto Pellegatta, Andrea Peruzy, Annamaria Poggi, Gianni Principe, Giorgio Rembado, Gianfelice Rocca, Giovanna Rossi, Silvio Scanagatta, Fulvio Scaparro, Lanfranco Senn, Vincenzo Silvano, Alberto Stancanelli, Paolo Trivellato, Elena Ugolini, Stefano Zamagni.

domenica 30 marzo 2008

Nuove forme di comunicazione


Per chi fosse interessato al mondo dei blog ed alla comunicazione più in generale, segnalo un libro, edito da F. Angeli dal titolo "La nuova comunicazione politica. Dal volantino al blog dalla radio a Second Life: strumenti, strategie e scenari" di Francesco Pira e Luca Gaudiano.
Il libro è il racconto di un'infinita campagna elettorale, italiana, permanente e mondiale. Politici che entrano ed escono dagli spot in tv, che sorridono nei siti internet, che si costruiscono una nuova identità su Second Life o che raccontano le esperienze di vita e di governo/opposizione su Youtube. Tutti a caccia del cittadino elettore da raggiungere, convincere, stordire e persuadere. Le teorie, gli strumenti, le tecniche, ma soprattutto le strategie della Seconda Repubblica, raccontate da chi non solo ha studiato i processi sociologici, ma anche da chi materialmente è stato protagonista di campagne elettorali giocate tra vecchi e nuovi miti. Un libro utile ai politici, ai dirigenti di partito, agli studenti di Scienze della Comunicazione, Relazioni Pubbliche, Scienze Politiche e Sociologia, ma anche alle cittadine e ai cittadini che vogliono capire trucchi e dinamiche di una disciplina sempre più affascinante. (sintesi da IBS).

sabato 29 marzo 2008

Assunzioni 2


A pochi giorni di distanza dalle notizie positive sulle imminenti immissioni in ruolo dei 50.000 docenti precari, in un comunicato stampa della Federazione Gilda UNAMS emesso dopo un incontro (il giorno 08/03/'08) tra le delegazioni sindacali ed il Ministero della Pubblica Istruzione, si legge che "A fine incontro, alla richiesta della Gilda sulle future immissioni in ruolo, il M.P.I. risponde che non se ne sa assolutamente niente e che sarà molto improbabile avere le 50 mila immissioni in ruolo promesse!!!"
Già il 25 marzo su Italia Oggi, era apparso un articolo, a firma A. Ricciardi, in cui veniva illustrata la situazione conflittuale venutasi a creare tra i rappresentanti del dicastero dell'Economia e quello dell'Istruzione.
L'oggetto del contendere é il decreto che autorizza le assunzioni nella scuola per il 2008 e che, per poter esplicare i suoi effetti con decorrenza I settembre 2008. dovrebbe essere firmato nelle prossime settimane. Il ministro della pubblica Istruzione, Fioroni, ha chiesto l'autorizzazione a immettere in ruolo 60 mila nuovi dipendenti, (50 mila docenti e 10 mila Ata). Il ministro dell'Economia, Padoa-Schioppa avrebbe replicato che sono troppi rispetto ai tagli che l'Istruzione avrebbe dovuto fare e non avrebbe fatto ed anche rispetto ai pensionamenti di quest'anno. La sua proposta é di un piano di circa 40 mila posti. Fioroni è deciso a portare a casa il decreto, così come da richiesta iniziale, prima della scadenza elettorale del 13 e 14 aprile. Dalla sua ha il fatto che la Finanziaria 2007 ha previsto un piano triennale per 150 mila assunzioni per i soli prof e 20 mila per gli Ata. Al ministero dell'Economia replicano che la stessa Finanziaria subordina l'operazione alla verifica delle condizioni di fattibilità; che i pensionamenti per il 2008 sarebbero sui 15 mila e anche a volere sommare i 27 mila dello scorso anno, non coperti, si è molto lontani dalle richieste dell'Istruzione. A questo si aggiunge il capitolo dei tagli. Per eliminare le 11 mila cattedre per il 2008 (altro obbligo ex Finanziaria) si è agito solo per il 60% sull'organico di diritto, ovvero i posti stabilmente previsti, quelli su cui si possono fare assunzioni a tempo indeterminato. L'articolo conclude, affermando che siamo di fronte ad "una guerra giocata a suon di numeri e di carte, insomma. Che nel peggiore, ma non impossibile, degli esiti potrebbe anche far saltare del tutto il decreto".
Staremo a vedere!

giovedì 27 marzo 2008

Una directory per i blog italiani



Segnalo una directory dei blog italiani:

http://www.blogitalia.it/

Premiare il merito



Sul quotidiano la Repubblica di oggi, 27 marzo, é apparso un articolo a firma Carlo A. Bucci, che fa il resoconto di un incontro, avvenuto a Roma, di un gruppo di 16 intellettuali che ha firmato la "Lettera aperta ai partiti e ai candidati" per rilanciare il tema, molto attuale, del merito nella scuola.
Tra i sedici fondatori del partito, provocatoriamente, denominato "Partito del merito e della responsabilità", troviamo: Ernesto Galli della Loggia, Giorgio Israel, Mario Pirani, Salvatore Veca, Sebastiano Vassalli, Giorgio de Rienzo, Gian Luigi Beccaria, Giovanni Sartori e Remo Bodei.
Il punto di partenza é un dato: sono ben 8 milioni e 800mila gli studenti che, negli ultimi dieci anni, si sono diplomati senza aver superato i "debiti formativi". Da qui, l'appello a tutte le forze politiche affinché tutti i programmi si aprano con questo preambolo: "sia le riforme, sia il governo e la vita della scuola a tutti i livelli, dovranno ispirarsi a criteri di merito e responsabilità".
Ma vediamo altri dati che disegnano una situazione preoccupante del pianeta scuola. Negli istituti professionali, la dispersione scolastica, nei primi due anni, si attesta intorno al 20/30%.
Gli alunni sono circa 7 milioni e 700mila, gli insegnanti circa 700mila, spesso precari e pagati male. Il 44% degli alunni che si portano nel nuovo anno un debito, devono recuperare in matematica.
Secondo la recente indagine OCSE-PISA, la percentuale di giovani che non capiscono il senso di un testo quando leggono, é salita dal 44 al 50,9%. Per rendere ancora più buio questo quadro, basta ricordare ciò che é avvenuto in un recente concorso per entrare in magistratura al quale hanno partecipato 5.000 persone. Erano in concorso 38o posti e 53 di questi non sono stati assegnati per l'ignoranza degli aspiranti.
I firmatari dell'appello attribuiscono questo stato di cose a "un mostro a tre facce, che si aggira per la scuola: ha il sorriso del 6 garantito (retaggio del '68), l'espressione bonaria del pedagogismo più efferato e il ghigno che ha trasformato il servizio pubblico della scuola in un'azienda".
Il timore é che, chi vincerà le elezioni, faccia piazza pulita delle misure adottate dall'attuale ministro Fioroni che ha reintrodotto i membri esterni nelle commissioni per gli esami di maturità e che ha riproposto la prova di recupero del debito ai primi di settembre, con l'inizio del nuovo anno scolastico.
L'invito ai partiti é di salvaguardare tutti le misure adottate per ristabilire un po' di ordine all'interno della nostra Scuola.

Assunzioni


Riporto una notizia di fonte sindacale, riguardante l'immissione in ruolo della seconda tranche di insegnanti precari, secondo il piano varato l'anno scorso dal ministro Fioroni. Cito testualmente:
26 MARZO 2008 –
Si va verso l’assunzione in ruolo di 50.000 insegnanti, prevista dal piano triennale deciso dal governo. Lo annuncia Robertino Capponcelli della Gilda nazionale. «Abbiamo appena saputo da fonte autorevolissima - annuncia Capponcelli - che Fioroni sta esercitando pressioni sulla Ragioneria per ottenere l’autorizzazione all'emanazione del decreto sulle 50mila immissioni in ruolo prima delle elezioni».






mercoledì 26 marzo 2008

Gramsci e gli indifferenti

Mi piace questa frase di Gramsci, perchè penso che ognuno di noi debba schierarsi. Questo vuol dire non mettere la testa sotto la sabbia, vuol dire avere il coraggio delle proprie idee ed essere pronti al confronto, alla discussione per affermarle e difenderle.
"Odio gli indifferenti anche perché mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti"
ANTONIO GRAMSCI

A chi si schiera, dedico questo video (per chi non avesse capito da che parte sto!):

http://it.youtube.com/watch?v=Z3k9sR5IgZk

Permessi elettorali



Sul sito di un sindacato della scuola, la Gilda di Venezia, ho trovato un vademecum sui permessi elettorali.

Chi vuole leggerlo, può cliccare sul link:
http://www.gildavenezia.it/normativa/schede/permessi_elettorali2008.pdf



La scuola al centro della vita pubblica


Tra i temi che il PD ha inserito nel suo programma http://www.partitodemocratico.it/allegatidef/Programma%20PD45315.pdf,


ampio spazio trova quello della Scuola. Nel video, registrato ad Asti durante un incontro con i cittadini, il leader del PD parla di scuola ed afferma che l'Italia può funzionare soltanto con un sistema scolastico adeguato. Per questa ragione, diventa "centrale la formazione e retribuzione degli insegnanti, la loro stabilità". Il riferimento alla stabilizzazione dei docenti , è un passo importante, a mio avviso, nei confronti dei molti, troppi insegnanti precari (circa 250.000) che ancora affollano le diverse graduatorie permanenti, oggi chiamate Graduatorie ad esaurimento. Non solo i precari, ma tutto il popolo della scuola (oltre un milione e centomila dipendenti tra docenti e ATA), attende risposte ed impegni precisi da parte dei politici. Le scuole devono avere la possibilità di disporre della flessibilità nell'orario e nella gestione degli organici capace di reggere le sfide dell'innovazione didattica e organizzativa che la scuola richiede. Questo passa attraverso l'istituzionalizzazione degli organici funzionali. Per assicurare la continuità didattica, che è condizione per un serio progetto educativo è di primaria importanza proseguire il percorso, iniziato da Fioroni, di azzeramento del precariato. In questo quadro è possibile valorizzare pienamente la professionalità docente, a partire dal riconoscimento dell'attività di ricerca e di aggiornamento e formazione dei docenti. Veltroni, in questa campagna elettorale, ha sostenuto che la qualità di una scuola passa soprattutto per la qualità degli insegnanti: "al centro di tutto, ci deve essere l'insegnante, con la sua responsabilizzazione e formazione che deve essere permanente". A questo proposito ha parlato dell'anno sabbatico destinato alla formazione per favorire il "long life learning", la formazione durante tutto l'arco della vita. Questa opportunità per gli insegnanti é, in verità, già prevista dalla normativa vigente (si veda il comma 14 art. 26 legge 23.12.1998 n. 448) ed è destinata ai docenti a tempo indeterminato che hanno superato il periodo di prova. Tali docenti possono usufruire di un periodo di aspettativa non retribuita (detto anno sabbatico) della durata massima di un anno scolastico ogni dieci anni (compreso il primo decennio). Una possibilità, ha sottolineato il leader del PD, che potrebbe essere utilizzata anche dai soprannumerari che hanno bisogno di riqualificarsi, poiché "non si smette mai di imparare e non si smette mai di avere voglia di imparare". Proprio la formazione e l'investimento sulla formazione degli insegnanti rappresenta l'unico modo per porre rimedio allo scivolamento "dal 20esimo posto al 33esimo nella classifica Ocse sulla qualità del servizio scolastico" ed ha aggiunto che "il ruolo degli insegnanti è diventato strategico per il destino di un ragazzo". Veltroni ha poi ribadito la volontà del suo schieramento di rinnovare le strutture scolastiche che, in alcuni casi, sono ancora "di tipo ottocentesco nella loro struttura fisica, perfino i banchi sono rimasti gli stessi, ma oggi è cambiato tutto". Ha infine spiegato le ragioni per attuare una "maggiore autonomia didattica"che permetterebbe di razionalizzare i tempi facilitando "l'apertura degli istituti anche di pomeriggio, in modo da consentire agli studenti di coltivare i propri interessi, palestre e laboratori moderni”. Dopo aver messo in sicurezza gli edifici, questi dovranno diventare dei "campus della scuola dell'obbligo", utilizzabili nelle ore non scolastiche, pomeriggio e sera, anche dai genitori e dagli adulti e per promuovere attività extrascolastiche dedicate ai ragazzi. Veltroni ha assicurato che, entro il 2010, saranno pronti 100 di questi campus.
Certo, non tutti i punti sono stati toccati in questo discorso. Mi riferisco in particolar modo ai "temi caldi", quelli di stringente attualità che richiederebbero una trattazione molto più approfondita e tempi più distesi. Penso ad esempio alle norme per il reclutamento dei docenti, alla separazione della contrattazione tra docenti e personale ATA, al problema della formazione post-laurea, a quello degli insegnanti di sostegno e all'integrazione degli alunni stranieri, ai "debiti" e ai corsi di recupero che tante polemiche hanno suscitato tra gli operatori scolastici e a molte altre questioni che, sono certa, verranno trattate in momenti diversi e attraverso confronti e dibattiti che si svilupperanno nel corso della campagna elettorale.

lunedì 24 marzo 2008

La scuola al centro della vita pubblica

Ecco il link di un video in cui Veltroni, il leader del Partito Democratico, parla della scuola. Chi vuole vedere e ascoltare, può cliccare su:
http://www.democratica.tv/video/4067.

ItaliaLaica - Giornale dei laici italiani


Oggi segnalo un sito che si chiama Italialaica. Questo é il link: http://www.italialaica.it
Si definisce "giornale dei laici italiani" e contiene una serie di schede con approfondimenti, informazioni, editoriali e molto altro, davvero interessanti, almeno per chi crede nel valore della laicità. Riporto una breve nota di presentazione, dal sito: "La Società laica e plurale è un punto di incontro unitario di gruppi, comitati, associazioni e riviste - di diversa ispirazione culturale e politica - impegnati nella battaglia per la laicità. E’ nata dall’esperienza della raccolta di firme sul “Manifesto laico” del novembre 1998 e ha organizzato alla fine dello stesso anno un convegno sul “Manifesto laico” e nel giugno 2000 uno su “Libero Stato e libere Chiese”. La società non si limita alla difesa, pur necessaria in questo momento, dei valori laici garantiti dalla Costituzione. Essa intende favorire e promuovere il confronto, il reciproco arricchimento e la ricerca comune per elaborare un’efficace e moderna cultura della laicità, sempre più urgente nella società multietnica e multiculturale che si va configurando. La Società laica e plurale auspica che tutti coloro che si riconoscono nei valori laici si sentano responsabili e si impegnino concretamente per la loro affermazione Il quotidiano online Italialaica, voce della Società, per ora, sarà gestito da cinque associazioni e riviste: “Carta 89, “Critica liberale”, ”Lettera internazionale”, ”Noi” e “Scuola e Costituzione”, ma attende la partecipazione, le critiche, i suggerimenti di quanti, singoli o gruppi, credenti o non credenti, non vogliono rimanere inerti di fronte all’offensiva politica dei clericali e degli integralisti"


Fra le diverse schede che ho letto, mi sono piaciute quelle chiamate Gocce, nelle quali sono riportate una serie di notizie, un distillato di mondo, che ci mostrano come la questione della laicità si riverbera nella vita quotidiana. Tra le altre, vi sono delle "gocce femminili" in cui compaiono notizie dal mondo sulle donne, sulle battaglie civili che portano avanti, su nuove e vecchie ingiustizie, su affermazioni ma anche negazioni di diritti. Ritengo sia una lettura interessante, istruttiva, direi necessaria per una maggiore consapevolezza da parte delle donne ma anche da parte di ogni persona, di ogni cittadino del mondo.
Buon "lunedì dell'Angelo"!

sabato 22 marzo 2008

Pasqua 2008

Auguro a tutti una serena e ...dolce Pasqua!

lunedì 17 marzo 2008

Su Internet la scorciatoia per i compiti.

E' polemica su "Yahoo! Answers". I ragazzi chiedono di essere aiutati, ma la risposta è una sola: "andate a studiare"
Davide Federici, su
La Stampa del 17.3.2008, racconta di come i nostri ragazzi risolvono i problemi di studio. Se non sanno come fare una traduzione o non riescono a risolvere un'equazione, non serve provare a cercare le regole, ci si rivolge direttamente al "grande popolo di Internet". Ci sarà pure qualcuno che lo sa! E allora perchè perdere tempo, basta accendere il PC, digitare la domanda e, in brevissimo tempo qualcuno disposto a rispondere si trova senz'altro.
"Beata tecnologia. Dieci anni fa, quando serviva un suggerimento per un tema, una versione da copiare, un problema già risolto si chiedeva a un compagno, a un parente professore, si compravano Bignami e traduttori. Ora, anche per questo, si consulta la sfera di cristallo di Internet" Il sito magico, che risolve i problemi si chiama «Yahoo! Answer Italia» e, come molte delle idee più fortunate della rete, sembra un sito senza «padroni». Sono gli stessi utenti che danno le risposte a domande poste da altri utenti. Il giornalista si chiede: "Dove sta il divertimento?" La risposta é:
"Nella classifica. Chi risponde più velocemente o in modo più esaustivo guadagna dei punti, e i migliori si guadagnano la qualifica di «answeriani doc»".
Il sito, però, nato in America, non è stato ideato per farsi fare i compiti dagli altri. Anzi, lì, copiare non va bene, è disonorevole. Ora anche da noi, un po' in sordina però, si comincia a sentire qualche lamentela. L'articolo prosegue con i post apparsi recentemente che sono di questo tenore: "«Perché Answers nel pomeriggio diventa un centro di aiuto compiti?».
Le risposte sono state sferzanti: "«A giudicare dalla qualità sintattica e grammaticale delle domande, invece di stare al computer a perdere tempo e implorare qualcun altro di lavorare per loro, dovrebbero dare una bella ripassata ai testi di lingua italiana, perché si trova un campionario di orrori che ha dell’incredibile!». «Dobbiamo smettere di rispondere a questi ragazzini. Poi ci lamentiamo se l’Italia va a rotoli...». «Se a scuola ascoltassero la lezione invece di messaggiare o fare filmini per youtube, forse Answer non sarebbe intasato da liceali che chiedono traduzioni di latino ». «Capita di vedere domande di geometria, matematica, letteratura, intere versioni di latino. Spesso sono problemi molto banali, che i ragazzi non solo non sanno risolvere, ma nemmeno hanno la voglia di guardare su un libro e cercare la regola da applicare!»" Si potrebbe pensare che siano scritti da severi professori con la paura di essere presi in giro. Forse qualche post si può attribuire ai docenti, ma non é sempre così. Ecco ad esempio che cosa scrive un ragazzo che ha scelto il soprannome di Super Mario: «Ragazzi, io mi sono stufato degli utenti che postano versioni o frasi intere senza neanche provare a farle... Non solo vorrei impedire che gli utenti mettano i loro compito da fare, ma ci sono anche certi utenti che fanno interi compiti solo per dieci punti!!!! Ci sono tanti modi x racimolare punti, e questo è il peggiore...» Peter va sul concreto, e la sua analisi è spietata: «I compiti hanno cercato di evitarli un po' tutti... Anche mio nonno ogni tanto mi racconta di aver cercato di evitare di non farli,. e penso che nel 1926 i professori fossero un po' più severi, ma ti appoggio il fatto che c'è una generale e disarmante ignoranza. Ormai gli studenti se ne sbattono di tutto, del rispetto dell'insegnante, di chi lavora. E poi da adulti si lamentano di percepire uno stipendio minimo, dovevano pensarci prima...».

BASTA UN CLIC ED E' TUTTO A PORTATA DI MANO,
SENZA SFORZO E SENZA IMPEGNO!
Ma chi insegna ai nostri studenti che la scuola é fatta anche di impegno e di tempo speso sui libri? A scuola non si può solo pensare a "socializzare", certo anche questo è uno dei compiti della scuola, ma non può essere il solo!



domenica 16 marzo 2008

ScuolaPrecaria


Buongiorno, oggi nessun commento, solo alcune segnalazioni. E' nato un nuovo blog dedicato ai precari, si chiama Scuola precaria e questo è il link per l'accesso. ScuolaPrecaria.
Un altro blog che vorrei segnalare é http://precariamente.ilcannocchiale.it
Buona lettura e buona domenica!

venerdì 14 marzo 2008

Se premiamo chi non suda sui libri!

Sulla Stampa del 13/03/2008, Gian Luigi Beccaria, linguista e storico della lingua italiana, professore ordinario di Storia della lingua italiana all'Università di Torino e membro dell'Accademia della Crusca, commenta i dati emersi dall'indagine OCSE, resi pubblici il 4 dicembre 2007, sul livello di preparazione degli studenti italiani.
Purtroppo anche in questa tornata di indagini l’Italia non si è piazzata molto bene: trentaseiesimo posto su un totale di 56 Nazioni! Il Programme for International Student Assesment (PISA) è un'indagine internazionale promossa dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), per accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati nelle aree della lettura, della matematica e delle scienze.
Il prof. Beccaria attribuisce una buona parte della responsabilità di ciò che i nostri studenti sanno, della scarsa propensione verso lo studio, agli adulti ed ai messaggi che trasmettiamo loro. Le lauree honoris causa, date con una certa "leggerezza" a personaggi come Valentino Rossi, noto alle cronache anche per meriti "non sportivi" o ad altri, in virtù del loro successo mediatico e di immagine, fanno passare il messaggio che sia possibile ottenere una laurea senza il necessario impegno dato da uno studio sistematico e metodico, da uno sforzo in termini di tempo e di energie.


Concordo con quanto scrive, devo però dire che è forse ingeneroso attribuire a tutte le coalizioni politiche ed ai loro programmi, un totale disinteresse per la Scuola. Senza soffermarmi su questo, non perchè voglia eludere la riflessione, ma solo perchè questo post ha un altro oggetto, vorrei dire che uno dei 12 punti del programma del PD di Veltroni, il n. 7, presenta delle novità e una certa attenzione nei confronti della Scuola ( http://www.partitodemocratico.it/allegatidef/Programma%20PD45315.pdf)


Ma ecco l'articolo del prof. Beccaria:

Siamo in testa in Europa per asinità scolastica. Lo apprendiamo dal giornale di martedì. Colpa dei ragazzi? Direi di no, direi che siamo noi adulti i colpevoli. Siamo noi che spingiamo il corso delle cose in direzioni disastrose. Quali sono, di fatto, i messaggi forti che oggi mandiamo, ed ai quali in particolare i più giovani sono sensibili: che non conta tanto applicarsi a studiare seriamente, ma che a contare davvero è in primis il successo, e l’immagine. Or non è molto che la Iulm ha laureato Vasco Rossi, e Urbino ha conferito una laurea honoris causa a Valentino Rossi, simpatico ragazzo di certo, grande vivace ricco furbo (anche nelle evasioni?) coraggioso motociclista... ma non vedo come i suddetti abbiano sudato sui libri, di che tempra di studiosi siano fatti.Non credo che debba essere questa la strada da imboccare per un futuro sopportabile, anche per la scuola. Se convinco le nuove generazioni che il nostro futuro non dovrà poggiare più su valori fondanti e su una cultura decentemente profonda, sul libro, sullo studio, sull’applicazione seria, allora teniamoci i nostri asini. Tra l’altro, aggiungo, una delle idee vincenti è al momento quella che la società va concepita, amministrata e guidata come si guida un’azienda, e che quel che conta sono i risultati pratici, oggettivi. La nostra è l’azienda Italia, che «marcia», va cioè nel verso giusto, quando aumenta il numero di telefonini (siamo come blateratori via etere i primi in Europa), quando sempre più gente fa vacanze alle Maldive, quanto più si costruiscono ponti autostrade e cavalcavia. Più consumiamo, più facciamo, e più «siamo», «saremo». Basti vedere i programmi presentati dalle varie coalizioni per le elezioni di aprile: la scuola, l’Università, non vi compaiono.Chi fa il mio mestiere, che ha a che fare con l’insegnamento, misura con disappunto che nella scuola e per la scuola è calato l’entusiasmo, da parte dei discenti e dei docenti. Per carità, esistono luminose e incoraggianti eccezioni, insegnanti straordinari, e bravissimi studenti, e i bravi sono certamente più bravi di noi quando avevamo la loro età. Ma la maggioranza! Guardo agli adolescenti, alle torme che percorrono i grandi territori urbani come aree destinate piuttosto al vagabondare che al vivere. Orde di illetterati, scriveva Daniel Pennac in Come un romanzo, sostano ignare ai piedi di grandi biblioteche pubbliche, e tristemente tra loro non comunicano se non smanettando coi telefonini, ascoltando nelle cuffiette i loro cantanti. Colpa loro o colpa nostra?


Ecco anche un altro parere, tratto da La Stampa del 12/03/2008 di Andrea Bajani dal titolo "Asini a scuola (e a casa)".


La scuola italiana è rimasta schiacciata sotto le macerie del discredito di istituzioni e famiglia. Gli studenti italiani, riportano le pagelle vergate alla fine del quadrimestre, sono per la maggior parte somari, con debiti formativi trascinati come palle al piede, lacune che sembrano mari, e un generale disinteresse nei confronti di chi sta dietro la cattedra.Le cronache, le indagini degli psicologi, le tabelle, e i grafici a torta dipingono una gioventù patologica allo sbando, picchiatori voyeuristi nei gabinetti scolastici, compulsivi smanettatori persi nei meandri di Internet o nell’isteria da pollice opponibile della messaggistica cellulare. E appunto somari a scuola, voti bassi e facce da chissenefrega. E la scuola va giù, si grida al palazzo che crolla, il fumo che viene su quando l’edificio si schianta al suolo, e intorno è tutto un unanime urlare allo scandalo. Come fosse per caso che è saltato in aria, o come fossero gli stessi ragazzi, o soltanto loro, ad avere innescato l’ordigno, ad averlo messo a ticchettare sotto la scuola. Che è un modo tutto sommato rassicurante per assistere al crollo, e magari farci anche qualche foto ricordo, un buon modo per dire: «Ai nostri tempi era diverso».E invece la scuola è venuta giù erosa giorno per giorno da un’idea di istruzione messa all’asta del migliore offerente, percepita come un servizio da negoziare nel rapporto con studenti che da studenti son diventati clienti. Perché la scuola italiana è franata con i presidi che imbavagliano gli insegnanti nell’esercitare il loro rigore per paura che i clienti se ne vadano alla concorrenza, magari parlando con i giornali, gettando una cattiva luce sull’istituto. La scuola italiana è franata sotto le pressioni dei genitori che arrivano a scuola contestando in cagnesco i voti troppo bassi dei figli, il carico eccessivo di compiti a casa, persino le correzioni delle versioni latine. La scuola italiana è franata con gli sms e le telefonate delle mamme e dei padri italiani in orario scolastico per raccomandare ai figli di andare a mangiare dalla nonna, piuttosto che di comprare il pane prima di tornare a casa. Mi chiedo, senza che questo deresponsabilizzi in alcun modo i ragazzi, come è possibile che gli studenti riconoscano un qualche ruolo a un’istituzione che da tutti è vissuta quale un qualsiasi servizio superfluo, alla stregua di una compagnia telefonica, una catena di negozi di abbigliamento, una discoteca, o un cinema multisala? Perché la scuola italiana è rimasta schiacciata sotto le macerie di chi ha smesso di crederci, prendendo a picconate sistematiche, con la logica finanziaria dei debiti e dei crediti, delle transazioni formative, delle negoziazioni pedagogiche, la crescita culturale di un Paese che rischia di rimanere bloccato. Perché a vedere quelle pagelle, quel disinteresse, quel disincanto, non si riesce a pensare all’Italia futura, di cui ci si riempie la bocca quando si parla dei giovani. In quelle insufficienze, e in quelle facce si vede tutto il disincanto e il menefreghismo degli adulti.

giovedì 13 marzo 2008

Bullismo 3.


Arriva da Palermo una notizia che riguarda le sanzioni comminate da un Istituto tecnico a dei ragazzi che si sono resi responsabili di atti di bullismo. Certo non é la soluzione del problema, ma sicuramente rappresenta un segnale. Resta il problema di capire e di affrontare la questione anche dal punto di vista della sua genesi e della sua, preoccupante, diffusione.

Palermo: prima applicazione della disciplina contro il bullismo.
Trova la sua prima applicazione il nuovo regolamento sanzionatorio voluto dal ministro della Pubblica Istruzione lo scorso ottobre, per fronteggiare il fenomeno del bullismo tra gli studenti.L'episodio che ha dato luogo alla prima pena in Italia risale allo scorso 29 febbraio, presso un istituto professionale di Palermo. Questa la ricostruzione dei fatti: durante una pausa nei corsi di recupero pomeridiani, due strudenti hanno un breve scambio di battute con un loro compagno disabile, che, subito dopo, si scaglia contro un quarto studente che i due avevano lasciato in classe all'inizio della pausa, aggredendolo.Lo studente vittima dell'aggressione viene preso a calci e pugni, e la testa gli viene sbattuta più volte contro il muro. Portato dalla madre in ospedale, allo studente picchiato viene data una prognosi di due giorni.La sanzione comminata dal Consiglio d'Istituto è stata quella massima prevista dal nuovo regolamento, ai danni dei due ragazzi che hanno incitato alla violenza: l'espulsione fino alla fine dell'anno. Al terzo studente disabile, responsabile materiale dell'aggressione, sono stati inflitti 10 giorni di sospensione dalle lezioni.Per uno dei due ragazzi espulsi da scuola, che frequenta il quinto anno, la sanzione avrà conseguenze particolarmente pesanti, perché non gli consentirà di sostenere l'esame di maturità.Ai tre studenti puniti resta ora un'unica possibilità di difesa: ricorrere all'Organo di garanzia che potrebbe alleggerire la pena.


Tratto da "TUTTOSCUOLA" del 12 marzo 2008

mercoledì 12 marzo 2008

Lettera di un'insegnante a Walter Veltroni.

La campagna elettorale é cominciata. I problemi sul tappeto sono tanti e molti di questi riguardano aspetti essenziali della vita del Paese. La lettera che pubblico é apparsa sul blog del Partito Democratico e mi sembra un appello, anche se non di vitale importanza, degno di nota. Spero serva a farci riflettere. Anche io sono un'insegnante, come chi l'ha scritta e per questo motivo, so bene di cosa parla e conosco bene la sensazione che si prova davanti a certe "parole della scuola". Buona lettura!


le parole della scuola contributo inviato il 21 febbraio 2008

martedì 11 marzo 2008

Bullismo 2

Sul sito della Polizia di Stato ho trovato alcune precisazioni sul fenomeno del bullismo (cos'é "bullismo" e cosa invece non può essere definito tale). Sicuramente, sappiamo come riconoscere atti di bullismo ma credo possa essere utile una definizione più precisa. C'é anche un link di consigli per i ragazzi e di suggerimenti per gli adulti.


Bullismo, cosa fare?Consigli per i ragazziSuggerimenti per gli adulti
Bullismo: prepotenze ingiustificate!
E' entrato ormai nel linguaggio comune, in particolare quando si parla di ragazzi, il termine bullismo: un atteggiamento preoccupante che può creare gravi disagi soprattutto in chi lo subisce. E' facile che tra gruppi di ragazzini si creino atteggiamenti provocatori e di derisione nei confronti di altri, tenuto conto anche del fatto che l'unione fa la forza. Spesso sono proprio i ragazzi più timidi, magari più soli e insicuri, a subire forme di prevaricazione o di aggressione.Per bullismo si intendono infatti atteggiamenti di intimidazione, sopraffazione, oppressione fisica o psicologica, che vengono commesse da un soggetto "forte" (bullo), nei confronti di un soggetto "debole" (vittima). Queste azioni hanno 2 caratteristiche distintive: il fatto che sono intenzionali e ripetute nel tempo.Nella maggior parte dei casi si tratta di aggressioni fisiche: botte, spinte, calci, pugni, tirate di capelli, pizzicotti ma anche appropriazione di oggetti altrui, estorsione di denaro o altri beni materiali. Ma le intimidazioni possono essere anche verbali (minacce, offese, insulti, prese in giro) e/o psicologiche come l'esclusione, l'isolamento o la diffusione di calunnie sul conto delle vittime. Questo ultimo tipo di bullismo definito indiretto è più tipico delle femmine.Il fenomeno riguarda sia i maschi che le femmine e tende a manifestarsi nelle fasce di età dai 7/8 ai 14/18 anni e soprattutto in ambito scolastico: aule, corridoi, bagni, laboratori, spogliatoi e tutti i luoghi isolati o poco sorvegliati. Talvolta le prepotenze si verificano anche nel tragitto casa-scuola e più in generale alle fermate degli autobus e sui mezzi di trasporto, nei locali e luoghi di ritrovo di massa.Per prevenire e combattere il fenomeno la questura di Nuoro ha preparato degli opuscoli che aiutano grandi e piccoli a individuare i segnali preoccupanti e a sapere cosa fare.
Non è bullismo se…Vi ricordiamo che non si tratta di bullismo se due ragazzi o gruppi di ragazzi litigano fra loro o si picchiano perché, in questi casi, esiste una parità di forza. Ma soprattutto non è bullismo quando qualcuno attacca o minaccia un coetaneo con un coltello, procura ferite gravi o compie molestie o abusi sessuali. Questi comportamenti sono dei veri e propri reati.

Per chi vuole approfondire, ecco alcuni link utili:
http://www.edscuola.it/archivio/statistiche/bullismo.html
www.bdp.it/content/index.php?action

lunedì 10 marzo 2008

Bullismo.


Il bullismo é un problema presente in diverse scuole. Rappresenta un problema che va affrontato, cercando soluzioni per contrastarlo e per cercare di eliminarlo. Attraverso un'opera di sensibilizzazione e con interventi che aiutino la riflessione, è possibile lavorare in questo senso. L'Università di Rovigo ha indetto, l'anno scorso, un concorso dal titolo "Le Vignette di Bullo". Hanno partecipato molte scuole polesane (22 scuole, 44 le classi) , gli elaborati pervenuti sono stati 87, tra vignette o storyboard. Il I Premio, per la Sezione Scuole Secondarie di secondo Grado è stato vinto dal Liceo Classico Celio di Rovigo. Classe 5A. Ecco il link per vedere l'animazione che ha vinto il concorso.

domenica 9 marzo 2008

8 marzo.


Per non dimenticare
Oggi è una data da ricordare, più che da festeggiare. Da ricordare soprattutto perchè ci sono ancora molte cose da fare, molti diritti ancora da acquisire, molte conquiste di civiltà, dignità. parità ed equità da far diventare certezze per tutte, in ogni Paese e in ogni cultura.
Ecco dei siti che ho visitato e che propongo anche a voi. Spero possano servire anche per farci riflettere.
Buona Festa delle donne!

giovedì 6 marzo 2008

Ancora a proposito di scuola!




Su Repubblica di oggi, ho letto questo articolo che condivido in pieno, soprattutto in giornate come quella odierna (una delle tante...) in cui il disinteresse dei ragazzi nei confronti della scuola, mi fa sentire scoraggiata e delusa.

Ecco l'articolo.

No ai salvataggi È ora di studiare.
Marco Lodoli, la Repubblica 6.3.2008

La scuola odierna è la dimostrazione lampante della distanza spaventosa che c'è tra la teoria e la pratica, e a volte sembra confermare quel paradosso che afferma "la causa di tutti i problemi sono le soluzioni". Sulla carta sembra un'idea buona e giusta quella di far recuperare i ragazzi durante l'anno scolastico, di non lasciare nessuno invischiato nelle sabbie mobili di un'insufficienza, di un'ignoranza. Un po' come in quei film americani in cui l'eroe decide di non abbandonare il commilitone ferito, di caricarselo sulle spalle e di portarlo alla salvezza, così la scuola italiana ha immaginato di tendere una mano a chi è precipitato nella voragine di un tre, nel fosso di un quattro, e persino a chi zoppica sul cinque. E allora ecco che dopo le pagelle del primo quadrimestre (di trimestri non se ne parla più, e invece sarebbe giusto ripristinarli per individuare in tempo le magagne), a febbraio inoltrato o a metà marzo si pensa di far partire corsi di recupero in tutte le materie, ore pomeridiane da dedicare al ripasso, al rilancio, alla speranza.
Il fatto è che gli studenti che a metà anno sono insufficienti in una o più materie sono un'infinità, più del 70%. Chi non ha combinato niente e chi ha solo una lieve insufficienza in una materia deve comunque recuperare. Le intenzioni sono nobili, la scuola dimostra di essere il buon pastore che va alla ricerca della pecorella smarrita: ma qui è quasi l'intero gregge che s'è perso, e approntare squadre di salvataggio in quattro e quattr'otto è un'impresa impossibile. Servirebbero tanti soldi per pagare i professori per le ore in più di lavoro, per assoldare nuovi insegnanti, per tenere aperte le classi il pomeriggio: e soldi a quanto pare non ce ne sono. Servirebbe un'organizzazione capillare e questo sembra un problema quasi insormontabile.
E su tutta la faccenda grava la nube grigia della sfiducia. Gli stessi studenti sembrano assai poco convinti di rientrare a scuola il pomeriggio per ristudiare ciò che non hanno capito, e i professori - per radicata disillusione - sanno che con ogni probabilità si tratta di una riforma astratta, di un progetto scritto nel vento, di una baracca che non sta in piedi.
Forse sarebbe meglio avvertire i ragazzi che è ora di mettersi a studiare sul serio a casetta propria: che è finita la pacchia, che ognuno deve darsi da fare, che la scuola non è un'arca di Noè dove chiunque si imbarca può tranquillamente mettersi a prendere il sole, tanto l'elica gira.


mercoledì 5 marzo 2008

L'ora di religione


Su ScuolaOggi ho letto questo articolo. Ve lo propongo.


Le ragioni dei laici.
di Dedalus, da
ScuolaOggi del 28.2.2008

Non è un caso che anche una nota come quella del direttore scolastico della Lombardia sull’ora di religione, sollecitata a quanto pare dalla curia milanese, abbia destato qualche stupore e fatto notizia, finendo sulla stampa nazionale.
La circolare, una nota sintetica che indica in maniera abbastanza discutibile alcuni “punti di criticità” emersi negli istituti lombardi, non sarebbe in sé particolarmente rilevante. E tantomeno si tratta di questioni nuove, considerate le richieste avanzate dalla Curia già in anni precedenti. Il problema è che si viene collocare (magari senza alcuna intenzionalità da parte del direttore regionale) in un determinato contesto. Per questo ha finito per assumere un particolare sapore, determinando qualche comprensibile reazione.Stiamo attraversando infatti una fase caratterizzata da un indubbio attivismo da parte delle gerarchie ecclesiastiche e del Vaticano. Qualche osservatore, in maniera tutt’altro che infondata, denuncia un clima di crescente ingerenza della Chiesa nella vita politica italiana, a tutti i livelli, dalla scuola alla sanità, dal sociale alla sfera del “politico”, appunto.La recente presa di posizione da parte di due autorevoli giornali cattolici (l’Avvenire e la Famiglia cristiana) contro la scelta del Partito democratico di includere Emma Bonino e i radicali e di candidare Umberto Veronesi a Milano come altro può essere interpretata se non come la volontà di condizionare le scelte di quel partito (o di “orientare” l’elettorato cattolico)? Come mai, come ha ricordato opportunamente lo stesso Veltroni, quando nel 2001 i radicali si presentarono alle elezioni con il centrodestra nessuno, al di là del Tevere, ebbe niente da ridire? Perché solo ora vi sarebbe una pericolosa “deriva laicista”?D’altra parte sono segnali eloquenti la campagna in atto contro la legge 194, come la battaglia contro i Pacs prima o le pressioni esercitate a suo tempo per il finanziamento delle scuole paritarie cattoliche (cui lo stesso centrosinistra è stato tutt’altro che insensibile). E’ un dato oggettivo, in altri termini, il fatto che la Chiesa cattolica vuole avere un ruolo attivo – come forse non succedeva dagli anni ’50 - nelle vicende politiche italiane.Ora si dice, da parte di autorevoli esponenti del Pd, che non bisogna opporre muro contro muro, (“basta fossati tra laici e cattolici”), che bisogna superare forme di integralismo e di prevaricazione, con il dialogo e l’apertura al confronto. D’accordo, ma la disponibilità al dialogo e all’ascolto deve essere reciproca, senza scomuniche ed anatemi. In buona sostanza ci deve essere rispetto reciproco, che vuol dire attenzione per le ragioni degli altri.Ma torniamo alla vicenda dell’ora di religione, che continua a far discutere e che, inevitabilmente, rinvia ad una riflessione più generale in materia. Non ci sono dubbi sul fatto che esistono delle norme e che queste vanno rispettate e applicate correttamente. Com’è noto, l'attuale disciplina dell'insegnamento della religione cattolica discende dall’Accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede del 18 febbraio 1984 (poi legge n.121/1985) e dalla successiva Intesa tra l'autorità scolastica italiana e la Conferenza episcopale italiana (Dpr 751/1985 modificato dal Dpr 202/1990). Essa prevede che l’I.R.C. venga assicurato all’interno dell’orario scolastico nelle scuole pubbliche, per chi intende avvalersene, come materia quindi “facoltativa”. Ma occorre anche riconoscere le ragioni di chi ritiene che la scuola pubblica e di Stato dovrebbe essere per definizione laica e aconfessionale. E quindi pensa che il Concordato, in una società multiculturale e multietnica come quella attuale, sia anacronistico oltre che poco aderente al principio di laicità dello Stato (“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”, art.7 – “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere di fronte alla legge”, art.8 Costituzione). E quindi che le Intese stipulate potrebbero anche essere oggetto di revisione.E ancora, che l’ora di religione cattolica, per essere veramente facoltativa e non avere un trattamento diverso e privilegiato rispetto ad altre confessioni religiose, potrebbe essere utilmente collocata fuori dall’orario obbligatorio delle lezioni, ad esempio tra le “attività e insegnamenti facoltativi e opzionali” (ore aggiuntive) previste dal Decreto L.vo n.59/2004, attuativo della legge di riforma n.53/2003.Non sono poi ragionamenti così peregrini o aberranti. O comunque ci sembra del tutto legittimo pensare e affermare queste tesi, pacatamente, senza furori ideologici o, come si dice oggi, “laicisti”, ma neanche senza veti da parte clericale o cattolica.Proprio per questo, perché anche le ragioni dei laici hanno diritto di espressione, non ci sembra giusto e dignitoso ammainare la bandiera della laicità delle istituzioni ad ogni stormir di fronde del Vaticano.
vedi articolo di Zita Dazzi su la Repubblica del 25.2.2008, cronaca milanese, dal titolo "Ora di religione, strigliata ai presidi. La Curia protesta, il provveditore si mobilita: "Non va penalizzata".

Cervello: intelletto e genere


di: Paolo Manzelli L’intelligenza non ha genere: essa non risponde ad una natura potenzialmente innata, ma la sua formazione è sostanzialmente prodotta dal sistema di apprendimento storico sociale.Ciò non significa che le differenze cerebrali tra i generi di uomo e donna non sussistano, ma in vero non sono molte anche se certamente influenzano le strategie di organizzazione e risoluzione del pensare intelligente che comunque, pur per strade diverse possono raggiungere equivalentemente livelli di intelligenza relativamente elevata sia nell’ uomo che nella donna.NOTA: In seguito le parole "femmina" e "maschio" si riferiscono in questo saggio, alla conformazione fisica originale dell’ uomo e della donna non alla identificazione sessuale di ciascun individuo. Le differenze cerebrali di genere consistono essenzialmente in:a) Fattori genetici: ogni cellula di un essere vivente e quindi anche quelle del cervello umano sono evidentemente di specie maschile o femminile contenendo nel proprio DNA rispettivamente una genetica di tipo XY ed XX.b) Fattori ormonali: l’ Ipotalamo e l’ Ipofisi del cervello secernono messaggeri ormonali che in seguito interagiscono diversamente nella produzione degli ormoni sia del testosterone maschile che del progesterone e degli estrogeni femminili.c) Asimmetrie strutturali: il cervello dei maschi e più grande nel cervello dato che il cervello maschile contiene più liquido cefalo-rachidiano, cosi che con l’avanzare dell’ l’ età il cervello degli uomini si restringe più rapidamente; inoltre esso contiene più “materia bianca” , cioè un numero più elevato di prolungamenti delle cellule nervose (assoni) che collegano distanti regioni cerebrali facilitando il trasferimento di informazioni; infine solo una regione del ipotalamo è più grande di circa il 5% nei maschi dove sembra risiedere una attività di eccitazione sessuale più elevata .rispetto alle femmine.Dato che il cervello è l’ organo principale dell’ apprendimento (ciò significa che si modifica strutturando le sue capacita di pensiero e di comunicazione personale in funzione dell’ ambiente socio-economico che lo educa ), di conseguenza non si può affermare, se non ricorrendo ad una troppo facile banalizzazione, che le limitate differenze di genere notate in proposito delle struttura cerebrale, vadano a influire differenziando profondamente la formazione della memoria e del intelletto nella specie umana.La natura infatti specializza determinate funzioni cerebrali in modo differenziato per generare una attività di comunicazione e di comportamento sociale complementare dei generi maschile e femminile e non per renderli semplicemente diversi.Effettivamente la capacità verbale di comunicazione è normalmente più rapida e completa nel genere femminile, in quanto la loro natura consente una migliore integrazione tra pensiero ed emotività, sensibilizzando e potenziando i processi di intuizione, stempera la rigidità sequenziale del pensiero maschile; quest’ultima può essere favorita dallo sviluppo più organizzato della “materia bianca”.Inoltre da recenti studi di Risonanza Magnetica funzionale risulta che nel genere femminile mediamente è più attiva la sezione del lobo frontale del cervello la quale sovrintende al comportamento e alla valutazione critica. Tali differenze suggeriscono una maggiore probabilità di adattamento della donna all’ ambiente socio-economico , proprio in quanto tale esercizio linguistico rende le aree dei lobi frontali e parietali relativamente più sviluppate nel cervello femminile, cosi che, in particolare nell’ epoca in cui viviamo di più ampia comunicabilità tecnologica, le donne divengono maggiormente capaci di potenziare la loro capacita naturale che infatti favorisce una utilizzazione simmetrica dei due emisferi cerebrali nella comunicazione verbale.La telematica oggigiorno offre un terreno nuovo da sperimentare soprattutto nelle forme di interattività e di condivisione di conoscenza che rende possibili. Ci sono nuove possibilità di apprendimento e di comunicazione, dove le differenze di formazione tra uomo e donna potranno essere sperimentate per ottenere una più elevata complementarietà tra i generi che sfoci in un contesto civile e democratico delle ."La rete è quindi una navigazione virtuale che può condurre a destinazione più ampi livelli di equevalenti opportunità socio-economiche tra l’ uomo e la donna.La formazione intellettuale è comunque un puzzle con infinite possibilità di soluzione storico-sociale, che deve essere sempre più consciamente sperimentata, proprio in quanto più d´una forma di intelligenza può divenire la base della capacita creativa necessaria per adeguare le differenti modalità di integrazione cerebrale tra memoria ed intelletto, che conducono l’UOMO verso la soluzione (problem solving) ed il posizionamento (problem setting) ovvero ad evitare i problemi (problem saving), e cioè ad apprendere le diverse modalità di risoluzione dei problemi che nella loro complessità determinano il carattere delle intelligenza di un individuo, sia che esso sia maschio o femmina.