I cani non sono "i nostri cani" fino a luglio/agosto.
Hanno il diritto di vivere con noi
Hanno il diritto di vivere con noi
"anche"
in estate
in estate
e noi abbiamo il dovere di occuparci di loro
"anche"
in estate.
Non abbandoniamoli!
Non abbandoniamoli!
1 commento:
Un tempo i cani erano dei ricchi o dei poveracci. Qualche decennio fa di cani al guinzaglio ne vedevi solo nei quartieri “bene”, quelli residenziali delle città perché in quelli popolari non era uso tenerli nelle case piccole, modeste e sovraffollate di vecchi e bambini (se non in quelle abitate dai soli anziani). Ora tutti o quasi tutti hanno un cane. Il cane in casa è il simbolo animale della società del relativo benessere. Il cane è l´emblema dell´immenso ed informe ceto medio che domina il panorama sociale della modernità.
Molte volte, troppo spesso, chi ci rappresenta nello scenario politico italiano non si rende conto che rendere la vita impossibile alle famiglie con i cani è perciò un attacco al ceto medio, che poi in fin dei conti sono quelli che li votano.
A mio modesto giudizio non c´è bisogno di essere un animalista ultrá (e chi ne fosse tentato potrebbe leggere, come efficace antidoto, il libro del filosofo conservatore Roger Scruton “Gli animali hanno dei diritti?”. Per eventuali dubbi la risposta ce la da la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale” proclamata il 15 ottobre 1978 nella sede dell'Unesco a Parigi.) per capire che per il ceto medio, che oso definire acculturato, separarsi da un cane è fonte di grande dolore. Quindi perché infliggere una sofferenza supplementare al ceto medio trattando i cani come degli appestati, dando la possibilità a degli insensibili di emanare emendamenti e direttive comunali interne che rendono la vita difficile ai detentori di cani, o ancor di più, maltrattandoli, seppur indirettamente, segregandoli in canili di tipo “lager”.
Del resto basta girare l´Europa per accorgersi che il “proibizionismo” anti-canino è una specialità tutta italiana o di pochi altri stati novizi della comunità Europea (Romania, Ungheria ecc. ecc.). Quanto abbiamo assistito pocanzi con il proibire l´ accesso ai cani di Trenitalia “Ferrovie dello Stato” è l´esempio più eclatante di quanto detto.
In Francia, in Germania, in Olanda, in Spagna, i titolari di hotel, pensioni e residence fanno accedere i loro clienti con i cani senza troppe difficoltà, questo perché sostenuti dagli stessi enti/organismi nazionali del turismo, ottenendo un doppio beneficio: incrementare il guadagno “dell’azienda turismo” e diminuendo sensibilmente gli abbandoni nei periodi estivi e di vacanza in generale. Molte volte non sono sufficienti leggi che apportano modifiche al codice penale, come la Legge 20 luglio 2004, n.189 art. Art. 727, se non si ha precedentemente provveduto ad una adeguata e funzionante “anagrafe canina”, in quanto il trasgressore o lo prendi in flagranza di reato o non si ha la più pallida idea di chi possa aver abbandonato il povero cane. In Italia, il solo costo dell’impianto del microchip scoraggia i detentori dei cani per non parlare poi di altre tasse che vengono applicate in alcuni comuni del nostro territorio come “tassa d’iscrizione anagrafe canina”.
Perseguitare i cani, rendere la loro vita difficile, come riflesso delle difficoltà oggettive dei loro padroni, è veramente una cattiva azione, ma anche una meschinità sociale, un sintomo della difficoltà di capire veramente come vive e convive la famiglia italiana. E’ un modo per non comprendere quali risorse affettive ruotano intorno alle famiglie detentori di animali.
Non soffermarsi in tali riflessioni o evitare totalmente tali problematiche è un modo sciocco di nascondere la realtà in cui viviamo mortificando ed offendendo l’intelligenza dei cittadini ed oscurando i diritti degli animali. Attenzione però, il ceto medio ha la memoria lunga, non abbaia, non morde, ma vota.
Vorrei tanto che la voce del mondo "animale" arrivi diretta ai nostri politici............ senza interferenze o distorsioni.
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