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domenica 4 ottobre 2009

Precari scuola: una proposta


Stanno come d'autunno sugli alberi le foglie, i precari della scuola in Campania. Ad ogni convocazione, simile a un turbine di vento, cadono a cento a cento. Alla fine ne resteranno sul terreno ben più di ottomila. E quelli che perdono la supplenza da noi non sono sempre quelli previsti o che se lo aspettano. Mi spiace ammetterlo, ma ha ragione la Lega. Al nord spesso si va solo per passare di ruolo, poi si torna giù con assegnazioni annuali, e i posti per i supplenti rimangono sempre lì. È un fenomeno in aumento, alimentato da cinici consiglieri dei precari, che porta da noi lo scompiglio tra i precari, insieme con la casualità e un'estrema incertezza. Dev'essere chiaro a tutti che le proteste e le manifestazioni vanno intensificate insieme con studenti e genitori, ma non ci si può fermare lì. Occorre costruire una proposta che salvi i precari, che parta dal personale di ruolo della scuola. Che deve manifestare loro concreta solidarietà, mettendo in discussione la tradizionale organizzazione del lavoro e perfino qualche beneficio.
La stabilizzazione dei precari, che la Gelmini rifiuta «per salvare la scuola», deve essere l'obiettivo di una proposta complessiva che innanzitutto offra una garanzia: alla fine del percorso della stabilizzazione non si sarà riformato lo stesso esercito di precari. Se non si offre questa garanzia, non c'è governo, di destra, centro o sinistra, che voglia metter mano alla soluzione del problema. Già al tempo di Berlinguer l'autonomia scolastica aveva un pilastro nell'organico funzionale, e cioè una quota di personale, stabile per un triennio, che rispondesse a tutte le esigenze di una scuola, dalle ore di lezione, alle sostituzioni, ai progetti. È rimasto un concetto: sarebbe il caso di riprenderlo in più seria considerazione. Insieme con una rimodulazione dell'orario dei docenti che preveda, in modo meno episodico, anche il tempo per la sostituzione degli assenti. Una tale organizzazione, se non elimina, riduce di moltissimo il ricorso ai supplenti. E non si dica, con qualche ipocrisia, che la proposta mette in forse la continuità didattica e il monte ore annuo di ogni disciplina, perché questi principi sono già oggi ampiamente disattesi. Se le scuole, da sole o associate tra loro, ottenessero un organico stabile pluriennale per gli insegnamenti curricolari, per quelli opzionali, tanto sbandierati dai recenti regolamenti, compresa una quota oraria per la sostituzione degli assenti, potrebbero sostenere la sfida di praticare un'autonomia sostanziale.
Per un tale progetto il ministro e il governo dovrebbero ricredersi e stabilizzare, massimo in un triennio, tutti i precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento: circa 250 mila persone. Contemporaneamente dovrebbero favorire e incentivare il pensionamento di tanto personale della scuola anziano, anche per abbassare l'età media dei docenti. I quali dovrebbero essere disponibili a significative ridefinizioni del loro orario di lavoro, a rinunce non facili ad annuali opportunità di trasferimenti, assegnazioni e spostamenti vari, all'uscita da graduatorie per altri insegnamenti, che con la loro presenza contribuiscono ad ingolfare. I precari, infine, a fronte della stabilizzazione, dovrebbero entrare in graduatorie che non possono non divenire nazionali, con inevitabili spostamenti per molti di loro. Se la stabilizzazione dev'essere decisa dalla legge, tutto il resto - com'è ovvio - va definito dalla contrattazione.
Un'operazione del genere darebbe respiro a ogni ipotesi di riforma seria e, soprattutto, all'autonomia delle scuole. A fronte dell'avvio di una discussione per raggiungere l'intesa, la Gelmini e il governo potrebbero sospendere già i tagli di quest'anno. E così ridare la speranza ai precari, alle scuole e ai loro alunni.

F. Buccino, La Repubblica, 4 ottobre 2009

mercoledì 16 luglio 2008

Vademecum della non collaborazione

Dalla Rete docenti e Ata precari di Venezia, ecco il

VADEMECUM della non collaborazione

Diamo inizio alla protesta precaria.
La manovra economica del governo, con tagli straordinari agli organici dei docenti e ATA nel triennio 2009-2012, porterà, con l’aumento degli alunni per classe, con la riduzione di orari e servizi di istruzione, ad un vero e proprio smantellamento della scuola pubblica.
Le 25.000 assunzioni di docenti e 7.000 Ata autorizzate in questi giorni, che non coprono neppure il numero del personale che se ne andrà in pensione dal 1 settembre, saranno le ultime per moltissimi anni.
PER MOLTI DI NOI QUINDI L’ANNO PROSSIMO SARA’ L’ULTIMO ANNO DI LAVORO NELLA SCUOLA.
INFATTI, ALMENO PER IL MOMENTO - NON SARA’ LICENZIATO NESSUNO del personale a tempo indeterminato, SEMPLICEMENTE, SE NON BLOCCHEREMO/CANCELLEREMO LE MANOVRE IN ATTO, NON ASSUMERANNO PIU’ NOI PRECARI ALL’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO SEGUENTE, NOI NON ESISTIAMO, E PER NOI NON C’E’ ALCUN AMMORTIZZATORE SOCIALE.
SE NON ORA QUANDO?
Se i precari della scuola non trovano visibilità, non si danno forme di auto-organizzazione e di lotta ORA, da qui a tutto il prossimo a.s., il loro destino è segnato: saranno espulsi definitivamente, anche dopo quindici o venti anni di servizio, oppure retrocessi a una precarietà ancora più profonda, fatta di “contratti a prestazione d’opera” o di “praticantato”, stipulati direttamente con il Dirigente scolastico e indipendentemente da qualsiasi graduatoria pubblica trasparente.
Gli scioperi, che pur saranno necessari, non potranno essere la sola forma di lotta possibile, ce ne sono anche altre, che costano di meno e sono pure efficaci.
Vendiamo cara la nostra pelle.
Dobbiamo trovare, anche con azioni eclatanti, momenti di visibilità per denunciare lo sfruttamento e la discriminazione dei precari.
BOICOTTAGGIO DEGLI SCRUTINI DEI SOSPESI DAL GIUDIZIO (i rimandati): decine di migliaia di docenti precari sono stati licenziati il 30 giugno, con la prospettiva di non lavorare più nella scuola, e l’Amministrazione protenderebbe di riassumerli a giornata per fare esami di riparazione e scrutini a fine agosto; I GENITORI DEVONO SAPERE CHE I LORO FIGLI NON SARANNO GIUDICATI DAI LORO INSEGNANTI.
Ai Collegi docenti d’inizio d’anno aprire una campagna per convincere i docenti di ruolo a non accettare spezzoni orari come straordinario: sono ore di lavoro portate via ai precari ed è controproducente per tutti, non si può accettare il cottimo per aver uno stipendio decente.
Organizziamo banchetti informativi sulla questione precariato/precarizzazione e sulla rivendicazione di REDDITO, DIRITTI E DIGNITA’ per i precari davanti alle scuole e nelle piazze.
Esercitiamo una pressione politica nei confronti dei parlamentari dei collegi elettorali di appartenenza, affinché presentino in Parlamento interrogazioni sulla vergognosa condizione dei precari della scuola e sul loro futuro occupazionale.
Assoluta non collaborazione dei precari: niente attività che non rientrano nel mansionario per il personale ATA, niente gite scolastiche, visite d’istruzione, attività extra non obbligatorie, niente supplenze “tappabuchi”, rifiuto di accettare gruppi di alunni di classi smembrate per assenza docente, come ospiti in classe – visto che non si chiamano più supplenti e non ci sono più ore a disposizione essendo le cattedre tutte ricondotte a 18 h -, non accettare eventuali funzioni aggiuntive come commissioni, coordinatore e segretario verbalizzatore nei consigli di classe, non accettare un’ora in più a quelle stabilite dal contratto, rendendosi indisponibile a supplenze, attenersi strettamente alla didattica essenziale e necessaria intra aula e astenersi invece sistematicamente da quella extra aula, RENDERE PUBBLICHE IN OGNI OCCASIONE E IN OGNI SEDE UFFICIALE POSSIBILE QUESTE PRESE DI POSIZIONI E LE SUE MOTIVAZIONI, soprattutto nei consigli di classe aperti ai genitori.
CONTINUARE NELLA PASSIONE DELL’INSEGNARE, MA DEPORRE ASSOLUTAMENTE I PANNI DEL MISSIONARIO PER RICONOSCERSI ADDOSSO MATERIALMENTE QUELLI DELLO SFRUTTATO.
Dal primo giorno di scuola i supplenti si presenteranno in classe, nei collegi docenti, negli OO.CC. e ai colloqui con i genitori, con la coccarda “precario sfruttato”, aprendo la campagna a uguale lavoro uguale diritti, a ricordare a tutti che l’Amministrazione risparmia, con lo sfruttamento dei supplenti (tra stipendi estivi mancanti, progressione di carriera inesistente, ritardi nelle nomine, ecc.), mediamente in un anno ben 8.000 € per addetto rispetto al personale di ruolo, pur essendo la prestazione professionale la medesima.
Organizziamo performance della protesta creativa: manifestazioni in cui i precari si travestono da lavavetri ai semafori, a segnalare il futuro occupazionale incerto per migliaia di persone e le loro famiglie. La ministra Gelmini, di fronte a decine di migliaia di insegnanti precari futuri disoccupati sproloquia sulle ipotesi di offrire a “una parte di queste persone (…) un’opportunità di lavoro (nel turismo) in un contesto di rilancio del sistema Paese”.
SBEFFEGGIAMOLA!
Organizziamo performance di protesta nelle città d’arte: ad esempio conferenze stampa di docenti precari vestiti da guide turistiche, da gondolieri in Piazza San Marco a Venezia o da gladiatori davanti al Colosseo a Roma.
RETE ORGANIZZATA DEI DOCENTI E ATA PRECARI DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

Precari Veneto: un autunno... di protesta!

Da La Tecnica della Scuola del 15/07/2008, un articolo che elenca tutte le iniziative che i precari della scuola del Veneto intendono mettere in atto a partire dal nuovo anno scolastico. Tutte queste forma di protesta hanno lo scopo di dimostrare quanto siano importanti i precari per il buon funzionamento della scuola. Senza l'impegno quotidiano di migliaia di insegnanti precari, dimenticati e "abbandonati" dal Governo all'interno di Graduatorie che mai si esauriranno e dopo anni di sacrifici e di promese non mantenute, la scuola si troverà davanti a grosse difficoltà.


La proposta è quella di bloccare tutte le attività aggiuntive e o comunque extra-aula. E non mancheranno manifestazioni "colorate": precari vestiti da gladiatori davanti al Colosseo o con la coccarda "precario sfruttato" nelle riunioni ufficiali.
Si fa sempre più aspra la protesta del personale precario della scuola.
E’ di queste ore la notizia che la Rete organizzata dei docenti e Ata precari della provincia di Venezia sta già organizzando per il prossimo anno scolastico un vero e proprio “sciopero bianco” che - se dovesse prendere piede - potrebbe mettere in seria difficoltà molte scuole d’Italia.
Le indicazioni sono contenute in “Vademecum della non collaborazione” che in pochissimo tempo si è diffuso in Internet.
La prima forma di protesta riguarda gli scrutini degli alunni che devono colmare debiti formativi: i precari veneti non ci stanno ad essere riassunti solo per un paio di giorni, il tempo strettamente necessario per partecipare agli scrutini e ne propongono il boicottaggio.
La parola d’ordine è “assoluta non collaborazione dei precari”.
In pratica: niente attività che non rientrano nel mansionario per il personale ATA, niente gite scolastiche, visite d’istruzione, attività extra non obbligatorie, niente supplenze “tappabuchi”, niente funzioni aggiuntive (commissioni, coordinatore e segretario verbalizzatore nei consigli di classe).
I precari veneti sono del tutto intransigenti: neppure un’ora in più rispetto a quelle stabilite dal contratto e indisponibilità a supplenze ulteriori.
E poi ci saranno forme di protesta creative e situazioniste: presentarsi in classe, nei collegi docenti e ai colloqui con i genitori, con la coccarda
“precario sfruttato”.
Saranno organizzate anche manifestazioni con precari travestiti da lavavetri ai semafori, a segnalare - afferma la Rete veneta -
il futuro occupazionale incerto per migliaia di persone e le loro famiglie”.
E, per ribattere al Ministro che ha annunciato che chiederà al Ministero dei Beni culturali di offrire opportunità di lavoro ai docenti precari, la Rete intende organizzare performance di protesta nelle città d’arte (conferenze stampa di docenti precari vestiti da guide turistiche, da gondolieri in Piazza San Marco a Venezia o da gladiatori davanti al Colosseo a Roma).
Il prossimo autunno – insomma - sarà non solo caldo ma anche molto colorato.