Scuola del rigore? Per i pedagogisti la dispersione dimostra la crisi del sistema e tanti ragazzi che restano negli istituti costano allo Stato miliardi in più
Aumentano i bocciati alle superiori. E il costo dell'insuccesso scolastico schizza alle stelle. Gli scrutini sono ancora in corso in moltissimi istituti italiani ma i primi risultati raccontano di un forte incremento di studenti che non ce l'hanno fatta a superare l'anno scolastico. Tanto tuonò che piovve, recita un antico adagio. Insomma: il pugno di ferro auspicato dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, sta producendo i primi effetti. Un risultato che può essere interpretato in diversi modi.
Ieri pomeriggio, contrariamente alla tradizione, viale Trastevere ha fornito alla stampa un primo assaggio dei dati che le scuole stanno inviando al cervellone del ministero dell'Istruzione. Su un campione del 10 per cento degli istituti di istruzione superiore, la percentuale di non ammessi alla maturità è aumentata dell'1,6 per cento. Della stessa quota si è incrementato il numero di bocciati nelle classi intermedie.
"Non è mai bello - ha dichiarato il ministro Gelmini al Tg1 - che un ragazzo perda l'anno però io credo che questo aumento delle bocciature stia a significare il ritorno ad una scuola dell'impegno, ad una scuola del rigore, ad una scuola che prepara i ragazzi alla vita". L'assunto è quindi: più bocciati, maggiore rigore e serietà. Esattamente l'opposto di quello che pensano illustri pedagogisti ed esperti del settore che prendono come paradigma dell'insuccesso dell'intero sistema la cosiddetta dispersione scolastica: bocciature, evasioni e abbandoni.
Se verranno confermati i primi 'exit poll' ministeriali, i numeri raccontano un mezzo disastro. Oltre 372 mila bocciati, pari al 15,4 per cento, nelle classi che vanno dalla prima alla quarta. E un numero di non ammessi agli esami mai registrato da quando è stata ripristinata l'ammissione: quasi 6 per cento, pari a 28 mila non ammessi. Le novità introdotte quest'anno per l'ammissione alla maturità sono due: voto di condotta e media del 6 per accedere alle prove d'esame. Per le classi intermedie l'unica novità è il voto di condotta. Cambiamenti che da soli non giustificano un incremento di bocciature. Probabilmente, a determinare l'impennata di non promossi è stato il clima di rigore "auspicato" dal governo e fatto proprio da una parte dei docenti italiani. Ma lo scopo del pugno di ferro non era quello di indurre gli studenti ad un maggiore impegno e ridurre le bocciature?
Basta trasformare in euro i numeri dell'insuccesso scolastico per comprendere la gravità della situazione. I 372 mila bocciati e i 28 mila non ammessi alla maturità consegnano all'anno scolastico, ormai agli sgoccioli, 400 mila insuccessi. Cui andrebbero aggiunti i ritirati e coloro che si sono iscritti ma che non hanno mai frequentato. Quattrocento mila ragazzi che con tutta probabilità rifrequenteranno la scuola statale stazionando in classe almeno un anno in più. E siccome il costo di uno studente della scuola superiore supera i 7 mila e 600 euro l'anno, va da sé che l'insuccesso scolastico grava sulle casse dello stato per 3 miliardi di euro, con un incremento nel solo 2008/2009 di 300 milioni. Anziché tagliare cattedre e finanziamenti e contemporaneamente spendere di più per la dispersione, non si potrebbero investire maggiori risorse per cercare di aumentare il successo scolastico?
da La Repubblica del 17/06/2009
Aumentano i bocciati alle superiori. E il costo dell'insuccesso scolastico schizza alle stelle. Gli scrutini sono ancora in corso in moltissimi istituti italiani ma i primi risultati raccontano di un forte incremento di studenti che non ce l'hanno fatta a superare l'anno scolastico. Tanto tuonò che piovve, recita un antico adagio. Insomma: il pugno di ferro auspicato dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, sta producendo i primi effetti. Un risultato che può essere interpretato in diversi modi.
Ieri pomeriggio, contrariamente alla tradizione, viale Trastevere ha fornito alla stampa un primo assaggio dei dati che le scuole stanno inviando al cervellone del ministero dell'Istruzione. Su un campione del 10 per cento degli istituti di istruzione superiore, la percentuale di non ammessi alla maturità è aumentata dell'1,6 per cento. Della stessa quota si è incrementato il numero di bocciati nelle classi intermedie.
"Non è mai bello - ha dichiarato il ministro Gelmini al Tg1 - che un ragazzo perda l'anno però io credo che questo aumento delle bocciature stia a significare il ritorno ad una scuola dell'impegno, ad una scuola del rigore, ad una scuola che prepara i ragazzi alla vita". L'assunto è quindi: più bocciati, maggiore rigore e serietà. Esattamente l'opposto di quello che pensano illustri pedagogisti ed esperti del settore che prendono come paradigma dell'insuccesso dell'intero sistema la cosiddetta dispersione scolastica: bocciature, evasioni e abbandoni.
Se verranno confermati i primi 'exit poll' ministeriali, i numeri raccontano un mezzo disastro. Oltre 372 mila bocciati, pari al 15,4 per cento, nelle classi che vanno dalla prima alla quarta. E un numero di non ammessi agli esami mai registrato da quando è stata ripristinata l'ammissione: quasi 6 per cento, pari a 28 mila non ammessi. Le novità introdotte quest'anno per l'ammissione alla maturità sono due: voto di condotta e media del 6 per accedere alle prove d'esame. Per le classi intermedie l'unica novità è il voto di condotta. Cambiamenti che da soli non giustificano un incremento di bocciature. Probabilmente, a determinare l'impennata di non promossi è stato il clima di rigore "auspicato" dal governo e fatto proprio da una parte dei docenti italiani. Ma lo scopo del pugno di ferro non era quello di indurre gli studenti ad un maggiore impegno e ridurre le bocciature?
Basta trasformare in euro i numeri dell'insuccesso scolastico per comprendere la gravità della situazione. I 372 mila bocciati e i 28 mila non ammessi alla maturità consegnano all'anno scolastico, ormai agli sgoccioli, 400 mila insuccessi. Cui andrebbero aggiunti i ritirati e coloro che si sono iscritti ma che non hanno mai frequentato. Quattrocento mila ragazzi che con tutta probabilità rifrequenteranno la scuola statale stazionando in classe almeno un anno in più. E siccome il costo di uno studente della scuola superiore supera i 7 mila e 600 euro l'anno, va da sé che l'insuccesso scolastico grava sulle casse dello stato per 3 miliardi di euro, con un incremento nel solo 2008/2009 di 300 milioni. Anziché tagliare cattedre e finanziamenti e contemporaneamente spendere di più per la dispersione, non si potrebbero investire maggiori risorse per cercare di aumentare il successo scolastico?
da La Repubblica del 17/06/2009
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