domenica 15 marzo 2009

Per chi perde il lavoro nella scuola: nuove prospettive!


Dunque, facendo i conti per sommi capi, la situazione nella scuola è questa. Dall’anno prossimo, migliaia di insegnati perderanno il posto e saranno deportati d’ufficio, strappandoli al contesto in cui hanno costruito per anni; migliaia di precari finiranno in mezzo alla strada; migliaia di bambini perderanno l’insegnante che da anni amano ed è loro compagno di lavoro; migliaia di stranieri finiranno nelle classi per non ariani; migliaia di progetti culturali e didattici verranno cancellati alla radice; eccetera. Insomma, dalle stelle alle stalle, anzi al letamaio vero e proprio. Ma, come dice il Presidente del Consiglio, bisogna essere ottimisti, e per una prospettiva che si chiudono altre se ne aprono, più nuove ed originali, nelle quali un nuovo futuro si presenta. Per esempio, forse saprete che in queste settimane in Padania (?!) si è aperta una Scuola per Ronde. All’inaugurazione erano presenti il Questore e il Prefetto, un Colonnello della Guardia di Finanza, un Colonnello della Guardia Forestale e il Comandante di una Stazione di Carabinieri. Quanta gente importante, e quante maiuscole. Certo, io quelli non li ho mai visti fuori dalla mia scuola, a verificare la gioia dei bambini che escono felici dopo una giornata di insegnamento, ti fanno ciao con la manina e ti dicono: ‘Arrivederci a domani’. Ma chi volete che se ne freghi dei bambini: non votano mica, ‘sti scemi. Premesso comunque che di sicuro io non ci manderei mia figlia – piuttosto la mando ad una scuola di addestramento per pastori tedeschi, così almeno impara a comportarsi bene a tavola – devo confessare – deformazione professionale, che volete – che sono stato molto curioso di sapere come verrà strutturata e quali saranno i suoi contenuti didattici. Ho discretamente indagato, e da un amico del luogo sono riuscito ad avere il programma dei Seminari del primo anno di corso.
Leggetelo attentamente, e se vi pare di possedere qualcuna di queste competenze e avete perso il posto telefonate: c’è un’altra occasione per voi.


  1. Dal "nodo gordiano" al nodo scorsoio: usi della corda attraverso i secoli.

  2. Miele, pece o catrame? Proprietà organolettiche e resa pratica delle più comuni sostanze utili all’impiumatura.

  3. Il linciaggio in breve, dall’inseguimento coi cani alle croci di fuoco.
    Studi sull’isocronia del pendolo applicata ai corpi appesi.

  4. Arredo urbano e differenze razziali: come armonizzare il colore della pelle dell’appeso col fogliame dell’albero.

  5. La caccia all’immigrato: tecniche. a) l’immigrato ‘al naturale’; b) l’immigrato travestito da lepre

  6. Il rogo nella storia d’Europa.

  7. Il palo nella tradizione popolare, dall’Albero del Maggio al pilone della luce al segnale stradale: funzionalità ed usi.

  8. Nozioni elementari di linguistica razziale: i richiami. Da ‘negro di merda’ a ‘sporco rumeno’.


  9. La Costituzione Italiana: nuove prospettive. Da manuale di barzellette a carta da imballaggio per formaggi e salumi.


Garantiamo sulla indiscussa competenza dei relatori dei singoli "pacchetti formativi".
Affrettatevi, dunque: i posti sono limitati. Ai primi cento iscritti, in omaggio un barattolino di catrame ed un cuscino di piume.

di Giuliano Corà, Pavone Risorse 14.3.2009

sabato 7 marzo 2009

All'Università in Inghilterra


Saranno i tagli che incombono sulla scuola e la ricerca italiane. Sarà la sterlina debole. Sarà la voglia di respirare la cultura inglese o la certezza che imparare alla perfezione la lingua di Shakespeare spalancherà anche le porte più pesanti del mondo del lavoro. Fatto sta che gli italiani sono sempre più attratti dalle università britanniche. Le loro domande di ammissione viaggiano online verso le blasonate Oxford e Cambridge, ma anche Brighton, Leicester, gli atenei di Londra. Un processo, quello di ammissione, che è già di per sé un ostacolo: la domanda è il primo esame che inaugura il corso di studi. Il percorso non è semplice per chi non ha buona padronanza della lingua. Ma gli italiani, in questo senso, si sono già dati da fare e hanno sfoderato la loro proverbiale "arte di arrangiarsi". Il dato. Sono sempre più gli "Italians" che scelgono di andare oltre Manica dopo la maturità: tra il 2008 e il 2009 le richieste sono aumentate del 21% secondo l'Ucas, l'agenzia che si occupa della gestione delle domande di ammissione alle lauree di primo livello, i cosiddetti "undergraduate degrees". Gli italiani che hanno inviato le domande erano 958 nel 2008, sono 1.160 quest'anno. Certo meno dei francesi, che sono più di 2mila, o dei cinesi (3.641), ma è la percentuale di crescita che fa la differenza: solo 7,5% tra 2008 e 2009 per gli studenti del Paese del Dragone e 14,4% per la Francia. Insomma, sembra che gli italiani si stiano svegliando dal torpore degli stereotipi che li vogliono restii a lasciare la casa di mamma e papà.
Senza contare che ci sono quelli impegnati in specializzazioni, master e dottorati: un universo più frammentato al quale si accede facendo richiesta alle singole università o tramite
l'agenzia Ukpass, dove però non sono rappresentati tutti gli atenei. Dopo la maturità. Per diventare "fresher", matricole, bisogna darsi da fare almeno un anno prima dell'inizio dei corsi. La scadenza per la consegna delle domande di ammissione è in genere il 15 gennaio, anche se alcune facoltà letterarie posticipano a marzo e altre, come medicina, ma anche i corsi di Oxford e Cambridge anticipano a ottobre. Il sistema che smista le richieste è centralizzato: si fa tutto in rete, tramite il sito dell'Ucas. Nel modulo di registrazione si inseriscono i dati personali, il curriculum di studio e si indicano le facoltà e le università per le quali si fa domanda (un massimo di cinque, ma in alcuni casi scende a quattro). Oltre alle informazioni personali, bisogna allegare anche il "reference", una lettera di presentazione del candidato scritta dall'insegnante di inglese e preferibilmente anche da un docente della materia scelta. Non basta: l'aspirante universitario deve inviare un "personal statement", una lettera alla commissione esaminatrice in cui illustra le proprie caratteristiche, le ragioni che lo spingono a fare domanda, le aspirazioni. E' una pratica pressoché sconosciuta in Italia, ma molto diffusa all'estero: l'autopromozione, l'idea che bisogna guadagnarsi il posto vendendo il "prodotto" che siamo. Il prezzo dell'istruzione. E' vero che studiare all'estero non è alla portata di tutti, ma negli ultimi anni, anche grazie al fatto che la Gran Bretagna dà agevolazioni agli studenti dell'Unione Europea, è diventato molto più semplice. Il costo non è uniforme, dipende dalla facoltà e dall'ateneo. Per farsi un'idea, però, basta guardare la tabella del sito Education Uk dove viene segnalato il prezzo medio degli "undergraduate degrees": si va dalle 4mila alle 21mila sterline l'anno, cioè da 4.500 a 23.000 euro circa. Ce n'è per tutte le tasche. All'università di Leicester, ad esempio, uno studente Ue può frequentare un "undergraduate programme" per 3.145 sterline l'anno, più o meno 3.500 euro l'anno. "Il costo della vita a Leicester è più basso rispetto ad altre città britanniche - si legge sul portale dell'università - con 640 sterline al mese (718 euro, ndr) uno studente riesce a coprire tutte le spese, dalla casa ai libri, al cibo".
Chi decide di studiare in Uk, deve considerare anche che non mancano le borse di studio
(vedi il database) e che mantenersi con lavori part-time, dentro o fuori dai campus, non è un'impresa impossibile. Prima di inoltrare le domande, quindi, sempre meglio setacciare i siti delle singole università per avere un'idea sul costo delle rette e la possibilità di correre per una borsa di studio. Confusi? Ci si può aiutare con l'International student calculator, uno strumento online per fare il bilancio di entrate e uscite, le previsioni, calcolare le possibilità. Conoscenze linguistiche. La stessa domanda di ammissione è una verifica del livello di inglese, ma non esclude che si possa "barare", affidandosi troppo a dizionari, amici o internet per colmare le lacune. E allora ecco che le università potrebbero richiedere altro: un colloquio, una tesina oppure un certificato internazionale come gli esami di Cambridge o un punteggio minimo nei test Ielts. "Dal 2006 a oggi il numero degli italiani che fanno l'Ielts è cresciuto dell'80%", spiega Irene Manca, manager dell'ufficio esami del British Council, l'ente che detiene il marchio Ielts e si occupa della diffusione della cultura inglese nel mondo. L'Ielts si fa anche per avere un attestato da usare sul lavoro. "Ma almeno il 50% lo utilizza per accedere a corsi di studio", spiega Manca. Corsi che, oltre che in Gran Bretagna, possono essere anche in America o Australia. Le consulenze. Se la destinazione scelta è il Regno Unito, non si è soli di fronte alla barriera dell'iscrizione: sono diverse le agenzie italiane che, oltre a offrire servizi per affittare case e prenotare vacanze, danno consulenze sulle domande.
"Ultimamente sono aumentate sia le richieste per aprire business sul suolo inglese sia per studiare all'università", dice Fabio Busatto, che insieme a Samuele Scodeggio ha creato e gestisce l'agenzia
Sognando Londra. "Le facoltà più richieste sono business management, marketing e ingegneria", aggiunge Busatto. Nel loro forum i ragazzi cercano risposte per pianificare gli studi a Londra, consapevoli del fatto che affrontare esami universitari in inglese non è una passeggiata.
Ma è giusto che lo studente affronti la prima prova, quella dell'iscrizione, con il supporto di un'agenzia? "E' una cosa molto 'italianà e non si dovrebbe fare - afferma Irene Manca - bisognerebbe avere da subito il livello richiesto di lingua". "E' una scelta personale e legale - ribatte Busatto - si tratta di consulenze, come quelle che danno i commercialisti sulla dichiarazione dei redditi". "La conoscenza non approfondita della lingua si rispecchia nei voti, ma anche nel tipo di università a cui si riesce ad accedere, non tutte sono allo stesso livello", sostiene Manca. La storia di Irene basta a chiarire quello che secondo lei è il percorso ideale da seguire. "Mi sono preparata prendendo lezioni private da una madrelingua durante le superiori - racconta - poi sono stata un anno a Londra, studiavo e lavoravo, prima di iscrivermi a business administration". Impegno e dedizione che non possono essere improvvisati, "of course".

La Repubblica, 6 marzo 2009